Tutte le tecnologie per la gestione dell'acqua
Siccità e caldo non mollano la presa. Solo con tecnologie d’avanguardia e con la riduzione delle perdite si può realmente salvaguardare la risorsa idrica. I sistemi più innovativi al salone EIMA Idrotech
Nessun spazio per le interpretazioni. Il caldo imperversa. Accompagnato in molte aree del pianeta e dell’Italia da una siccità da record. Lo dicono i numeri: secondo il programma europeo per il clima Copernicus, il mese di giugno è stato il più caldo mai registrato a livello globale.
Non un’eccezione visto che lo stesso Copernicus climate change service evidenzia che si è trattato del tredicesimo mese consecutivo di record di caldo mensile superato. Il mese di luglio ha interrotto questa sequenza: è stato ‘solo’ il secondo più caldo mai registrato dal 1940, appena leggermente meno bollente rispetto a luglio 2023.
Una buona notizia? Per nulla. Anche senza record mensile a luglio la Terra ha vissuto i suoi due giorni più caldi della storia: il 22 e il 23 luglio la temperatura media globale giornaliera ha raggiunto rispettivamente i 17,16°C e i 17,15°C.
E così appare sempre più probabile che il 2024 diventi l'anno più caldo mai registrato. Tanto che Carlo Buontempo, l’italiano che dirige il Servizio, parla di dati allarmanti e rimarca «siamo già in un territorio inesplorato, qualcosa di più di una stranezza statistica, che evidenzia un cambiamento ampio e continuo nel nostro clima». Un qualcosa di «inevitabile finché l'umanità continuerà ad aggiungere gas che intrappolano il calore nell'atmosfera».
Sulla stessa lunghezza d’onda Samantha Burgess, vice direttrice di Copernicus: «Il nostro clima continua a riscaldarsi. Gli effetti devastanti del cambiamento climatico sono iniziati ben prima del 2023 e continueranno fino a quando le emissioni globali di gas serra non raggiungeranno lo zero netto».
Una crisi climatica e un surriscaldamento che per Copernicus rappresenta quasi un punto di non ritorno tanto da prevedere per il mondo nuovi record nel breve e nel medio periodo.
Piogge al lumicino
E sul fronte acqua c’è poco da star allegri. Molte aree del Pianeta sono ormai strutturalmente deficitarie e vanno verso la desertificazione. Ma anche in Italia il 2024 è da allarme rosso per almeno due terzi del territorio, tutto il Centro-Sud, considerando che almeno quest’anno le piogge primaverili hanno consentito al Nord una gestione un po’ meno critica della risorsa idrica.
Giugno, luglio e gran parte di agosto torridi hanno aggravato la siccità, che ha drasticamente ridotto la produttività agricola e limitato quella degli allevamenti, a corto di foraggio e con acqua razionata.
Sommando gli inverni 2021-2024 tutta la penisola ha visto una riduzione delle precipitazioni. Più accentuata nel Sud e nelle Isole che hanno pagato maggiori dazi rispettivamente con cali del 2,3% e del 5,7% rispetto al trentennio precedente.
Le parole di Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi), delineano un quadro più che preoccupante. In Puglia, oltre al crollo delle rese di grano duro e al dimezzamento di molte produzioni ortofrutticole, esiste il concreto rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino. Anche in Abruzzo le acque dei bacini sono sempre più esigue e la regione ha affrontato una crisi idrica senza precedenti. In Sicilia le precipitazioni degli ultimi 12 mesi sono state analoghe a quelle registrate nella grande siccità del 2002. Gran parte dei 29 bacini dell’isola ha finito l’acqua utilizzabile, molti Comuni hanno razionato l’acqua e il rischio di danni permanenti per gli agrumeti è significativo. Situazioni di “pericolo”, con riduzione nell’erogazione idrica si sono verificate anche per gli invasi in Sardegna.
E torna, con una ricorrenza tutt’altro che positiva, il problema delle perdite e dell’incuria, con dighe che non trattengono le acque e reti di distribuzione modello colabrodo. Pochi numeri sono lo specchio dell’attuale situazione nazionale: la Francia è in grado di trattenere circa il 37% dell'acqua piovana che cade sul Paese, la Spagna il 28%, l’Italia è ferma all'11%.
In questo scenario riemerge la proposta di investimenti corposi per un Piano nazionale per gli invasi, richiesta invero avanzata da almeno un lustro che non pare avere avuto un abbrivio trascendentale.
Parola d’ordine: risparmio
In attesa, si spera, di lavorare sul molto grande si può già intervenire sul molto piccolo. Risparmiando con il supporto dell’agricoltura di precisione e con la ricerca di materiali e tecniche fortemente innovative. Ne abbiamo già parlato su questa rivista ma vale la pena rievidenziare che in un simile scenario l’apporto della tecnologia può essere strategico e, se non risolvere in toto i problemi, limitarli sensibilmente.
Lavorando sui dati del suolo, sulle esigenze delle colture e combinando questi numeri con quelli relativi all’andamento stagionale è possibile dosare con grande accuratezza interventi irrigui, apporti di fertilizzanti e spesso anche interventi di difesa. Con evidenti riduzioni dei consumi di mezzi tecnici, dell’impatto ambientale e, cosa non secondaria, dei costi colturali. Le case history sono molteplici. Dai sistemi di irrigazione completamente automatizzati, alimentati da impianti a energia solare, autosufficienti anche in aree non raggiunte dalla rete elettrica. Alle piattaforme che integrano i sistemi di irrigazione intelligenti per la gestione degli interventi irrigui con i sistemi di controllo da remoto dell’andamento delle catture di insetti, fornendo anche una previsione dello sviluppo della loro popolazione in grado di indirizzare l’agricoltore sulla miglior epoca d’intervento.
È il caso del progetto Teti dell’Agenzia spaziale italiana e del Crea-Irea che grazie all’uso sinergico delle immagini satellitari Sentinel-1 e 2 del programma europeo Copernicus, Cosmo-SkyMed, Saocom e Prisma è in grado di produrre mappe di umidità superficiale del suolo, di realizzare un bilancio idrologico a scala giornaliera e di proporre algoritmi di intelligenza artificiale per la modellazione e previsione spaziale di parametri idro-meteorologici. In pratica di effettuare un consiglio di irrigazione mirato e operativo.
Detto che l’irrigazione di precisione di strada da percorrere ne ha ancora parecchia va comunque rimarcato che già ora sono numerose le esperienze di campo che hanno portato a risparmi idrici compresi fra il 30 e il 40%. Dallo studio dell’Università di Bologna sul kiwi giallo del Ravennate all’iniziativa dell’azienda Canova su mais in Lombardia, passando per il Wappfruit su melo in Piemonte.
Altra soluzione quella della subirrigazione con sistemi Ultra Low Drip Irrigation (distribuzione a bassa portata degli erogatori), in grado di distribuire anche solo 0,6-0,7 l/h. Ciò comporta pluviometrie dell’impianto comprese tra 0,4 e 0,8 mm/h e tempi prolungati di funzionamento, fino anche a 10 ore al giorno. Il rilascio lento di acqua corrisponde al consumo idrico istantaneo della pianta nel corso della giornata: le perdite d’acqua per percolazione profonda praticamente si annullano, si riduce la lisciviazione dei nutrienti e si evitano fenomeni di ruscellamento. Anche in questo caso, secondo i dati raccolti nell’ambito del progetto Water4agrifood, oltre a una maggiore efficacia dell’irrigazione, i risparmi idrici sono nell’ordine del 30%.
C’è poi il grande capitolo dei materiali di nuova generazione. A titolo di esempio citiamo il progetto congiunto italo-cinese (Crea-Caas) per lo sviluppo di film plastici fotoselettivi altamente riflettenti per pacciamatura in grado di garantire un reale risparmio idrico e, di conseguenza, di energia e prodotti chimici e, di conseguenza, un evidente contributo alla lotta integrata. Il meccanismo fisico di funzionamento è basato sull’elevata attività di condensazione dell'acqua sotto il telo, in virtù di una notevole variazione di temperatura tra film e terreno, determinato dal basso riscaldamento del telo stesso per effetto di una elevata riflettività alla radiazione solare. Una sistema da cui ci si aspetta un risparmio idrico tra il 25 e il 30% rispetto ai film plastici tradizionali.
EIMA Idrotech, più che un’opportunità
In un quadro simile occorre rimanere al passo, aggiornati e informati. Poiché sono molteplici le case costruttrici impegnate sul fronte irrigazione, nuove tecnologie, sistemi di precisione. Ne è la conferma Eima International (6-10 novembre a Bologna) che fra i saloni registra il tutto esaurito proprio per Eima Idrotech. Nei 10.500 m2 dedicati a questo comparto (pad. 21, 22 e 23) troveranno posto ben 240 espositori. Di questi 130 provenienti da oltreconfine (il 55%), un dato tutt’altro che irrilevante poiché si tratta del salone a più alta percentuale di espositori esteri dell’intera Eima International, che si preannuncia ancora una volta da record.
Negli anni ’50 del secolo scorso lo straordinario Quartetto Cetra gigioneggiava con il suo “Donna, tutto si fa per te”. Oggi non sarebbe male farlo per l’acqua.