Storie di agricoltura eroica nelle isole minori
Sono splendidi paradisi naturali, meta di turismo internazionale, ma anche luoghi dove coltivare la terra è estremamente difficile, prima di tutto a causa dell’isolamento. Proprio dalle 55 isole minori italiane arriva uno stimolo ulteriore per i costruttori di macchine agricole per progettare attrezzatture capaci di operare anche in condizioni difficili
Da Procida a Capraia, da Ventotene a Ponza. In Italia sono 55 le cosiddette isole minori. Si differenziano dalle altre isole per la più piccola estensione territoriale, il numero di residenti più basso, l’assenza di una connessione elettrica con il continente. Composte da 35 Comuni per un totale di 200 mila abitanti sono paradisi naturali meta di turismo internazionale.
Ma sono anche luoghi dove gli imprenditori agricoli affrontano grandi difficoltà, a causa di isolamento, terreno spesso ostile, scarsità di risorse idriche. Eppure l’agricoltura, insieme al turismo e alla pesca, è tra le attività basilari di queste isole, dove ogni giorno i coltivatori sperimentano azioni eroiche per far fruttare la terra.
E proprio EIMA, il salone mondiale delle macchine agricole, accende i riflettori su questa realtà, dura e faticosa ma spesso portatrice di progetti innovativi sul piano della sostenibilità economica, ambientale e sociale. «Parliamo di isole bellissime che cercano di raccogliere il massimo dalla terra anche perché devono avere un’autoproduzione alimentare per abbattere i costi elevati della logistica e dei trasporti», dice Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, l’associazione di categoria dei costruttori di macchine agricole che organizza il salone. «Per questo invito gli agricoltori delle isole minori a sfidarci sempre per sviluppare macchine ancora più specializzate – prosegue Malavolti -. La tecnologia ci darà sempre una mano ma servono contributi pubblici per promuovere questo tipo di agricoltura che serve anche a valorizzare sapori e storie antiche».
Tra i progetti di promozione economica e sociale delle isole minori c’è Capraia Smart Island, che vede tra i promotori Chimica Verde Bionet e Itabia, che ogni anno per tre giorni raduna ricercatori da tutta Europa per realizzare piani per uno sviluppo sostenibile, tra efficienza energetica e fonti rinnovabili, in collaborazione con il Parco nazionale dell’arcipelago toscano. Progetti fondamentali, dato che, come ricorda Giampiero Samurri, presidente di Federparchi, le isole costituiscono un patrimonio per la biodiversità. «Favorire l’agricoltura nelle isole minori – dice Samurri – non solo fa bene all’economia ma anche all’ambiente».
Tra gli agricoltori “eroici” invitati a portare una testimonianza a EIMA, c’è Alice Bollani, imprenditrice che a Capraia con la sua azienda vitivinicola, estesa su sei ettari, produce 18 mila bottiglie all’anno. «Lavoriamo in condizioni di difficoltà dovute soprattutto alla logistica e allo scollegamento con la rete idrica – spiega Bollani -. Abbiamo problemi con l’irrigazione, non abbiamo il gasolio agricolo, non troviamo manodopera. Ma siamo una risorsa per Capraia. Anche perché l’agricoltura nelle isole minori è importante per creare un tessuto sociale stabile: dobbiamo insistere per evitare lo spopolamento». Tra le criticità dell’agricoltura delle isole minori ci sono anche le elevate perdite idriche e l’assenza di un sistema completo di raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti.