Lo stato dell'arte della bioenergia in Europa
Pubblicato nel mese di ottobre, il Rapporto "European Bioenergy Outlook" realizzato da AEBIOM è strumento d'indirizzo per una corretta pianificazione strategica. Dallo studio emerge in modo chiaro che dal 2000 al 2013 la produzione di energia primaria è calata del 16%. Nello stesso arco di tempo il contributo delle FER è raddoppiato giungendo da 97 a 192 Mtep di cui 2/3 ascrivibili alle bioenergie. Questo trend dimostra il notevole potenziale delle FER che oggi si segnalano come le principali risorse locali
Nel mese di ottobre è stato pubblicato il Rapporto “European Bioenergy Outlook” realizzato da AEBIOM (Associazione Europea delle Biomasse), di cui ITABIA è Socio fondatore, che contiene una grande mole di informazioni di estremo interesse circa il settore energetico dei 28 Stati membri con una specifica attenzione rivolta alle fonti rinnovabili e alle biomasse in particolare.
Lo scopo dello studio, che ha coinvolto anche le principali associazioni di categoria del mondo delle rinnovabili, è stato quello di fornire dati analitici attendibili per orientare sia gli investitori sia i decisori politici verso strategie di crescita sostenibili in termini ambientali e socio-economici.
Sappiamo che gli obiettivi fissati nel 2009 in ambito EU per il 2020 dalla Direttiva sulle FER saranno resi per il decennio successivo ancora più ambiziosi sulla base di una decisione presa dalla Commissione Europea (ottobre 2014) per rendere il sistema economico ed energetico più competitivo e rispettoso dell’ambiente. La lotta per contrastare i cambiamenti climatici passa necessariamente attraverso una ridefinizione degli attuali modelli produttivi e culturali, e in questo processo il risparmio delle risorse è un pilastro da consolidare attraverso misure di efficientamento dei sistemi energetici e di sostegno alle fonti rinnovabili. In tale ottica, per il 2030 si punta a ridurre del 40% le emissioni di gas climalteranti (il doppio rispetto all’obiettivo del 2020) e per questo l’efficienza energetica e il ricorso alle rinnovabili dovranno essere incrementate di un 7% rispetto ai target del 2020 per giungere entrambe perlomeno al 27%.
Un aspetto non secondario sta nel fatto che i menzionati nuovi obiettivi, seppur vincolanti a livello europeo, non definiscono specifici riferimenti per gli impegni dei singoli Stati Membri, dunque il Report dell’AEBIOM si conferma essere un utile strumento d’indirizzo per una corretta pianificazione strategica e per attrarre investimenti nei diversi Paesi. Dallo studio emerge in modo chiaro che dal 2000 al 2013 la produzione di energia primaria, ovvero quella ottenuta direttamente da fonti autoctone europee, è calata del 16% passando da 941 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) a 789,8 Mtep. Nello stesso arco di tempo il contributo delle FER è raddoppiato giungendo da 97 a 192 Mtep di cui 2/3 ascrivibili alle bioenergie (123 Mtep) contribuendo così sulla produzione complessiva per circa il 25%. Questo trend dimostra il notevole potenziale delle FER che oggi si attestano come le principali risorse locali superando il carbone (155,8 Mtep), il gas naturale (131,8 Mtep) e il petrolio (72 Mtep). I Paesi che emergono come maggiori produttori di energia primaria da fonti rinnovabili sono la Germania (33 Mtep), la Francia e l’Italia (entrambe 23 Mtep).
Purtroppo, ad un progressivo decremento della produzione di energia primaria ha fatto riscontro un sensibile aumento dei consumi interni lordi che nel 2013 sono stati pari a 1.666 Mtep. Questo significa che l’Europa necessariamente deve ricorrere all’importazione di prodotti energetici, che oltre a determinare una scomoda dipendenza da Paesi esteri – in particolare Russia, Arabia Saudita, Nigeria, Libia – costituisce un onere imponente in termini economici stimato in più di un miliardo di Euro al giorno e pari al 4% del prodotto interno lordo europeo. Puntare sulle rinnovabili in generale e sulle bioenergie in particolare avrebbe dunque, oltre alle note esternalità di ordine ambientale, anche delle notevoli ricadute positive sul piano economico evitando il citato flusso di capitali in uscita e generando nuove forme di economia e posti di lavoro sul territorio europeo. Per quanto riguarda i consumi finali di energia in Europa il valore complessivo è stato stimato – nel 2013 – in oltre 1.100 Mtep per un contributo fornito dalle rinnovabili di circa il 15% (171 Mtep) con una quota importante delle bioenergie che da sole coprono il 9,5% sul totale (105 Mtep).
Focalizzando l’attenzione sulla bioenergia è stato evidenziato che il trend di crescita del settore è in linea con gli obiettivi stabiliti per il 2020 e ci sono ampi margini di crescita per ulteriori sviluppi attesi per il decennio successivo. Come si evince dal grafico, la valorizzazione energetica delle biomasse ha avuto come indirizzo prioritario il settore termico seguito da quello elettrico e dei biocarburanti per l’autotrazione. Una migliore gestione delle risorse forestali e delle superfici agricole potrebbe tranquillamente fornire biomassa per ottenere gli ulteriori 33 Mtep mancanti all’obiettivo del 2020 confermando il primato delle bioenergie su tutte le altre rinnovabili anche per le strategie di più ampio respiro. Molti Paesi europei hanno già da tempo intrapreso un percorso virtuoso per l’uso energetico delle biomasse privilegiandole rispetto alle altre FER, tra questi si distingue l’Estonia dove la bioenergia costituisce il 91% delle rinnovabili, la Polonia l’89%, l’Ungheria e la Lituania l’87%. Analizzando invece il dato dal punto di vista del potenziale energetico della biomassa utilizzata il primo Paese è la Germania (17 Mtep) seguito da Francia (13,6 Mtep), Italia (10,5 Mtep) e Svezia (10 Mtep), solo questi insieme raggiungono il 50% dei consumi di tutte le bioenergie europee.
Il Rapporto dell’AEBIOM oltre a fornire una visione completa del settore della bioenergia attraverso un’ampia descrizione delle tante componenti che lo caratterizzano (bacini di approvvigionamento delle biomasse, mercati interni ed esteri dei biocombustibili solidi, liquidi e gassosi, mappatura degli impianti di conversione energetica, ecc.) e delle positive ricadute ambientali ad esso connesse, pone l’accento anche sui posti di lavoro – diretti e indiretti – generati fino ad oggi. Risulta evidente che, tra tutte le fonti rinnovabili, la bioenergia è sicuramente quella che determina il maggior numero di occupati con differenti ed elevati livelli di specializzazione. Nel 2013 sono stati stimati circa 1,15 milioni di occupati nel settore delle FER di cui il 43% (circa 500.000 operatori) sono impiegati sul fronte della bioenergia che ha prodotto un giro di affari stimato in 56 miliardi di Euro. La filiera dove si è rilevato il maggior numero di assunzioni è quella delle biomasse solide (legna, cippato e pellet) che alimenta impianti estremamente eterogenei in termini di taglie e di produzioni energetiche (termico, elettrico e di cogenerazione), segue la filiera dei biocarburanti poi quella del biogas e infine i rifiuti organici (vedi tabella). Si fa presente che le stime sull’occupazione, che l’AEBIOM ha tratto dal 14° Rapporto di EurObserv’er “The State of Renewables in Europe”, potrebbero essere prudenziali visto che - per fare un esempio – per il comparto del biogas italiano si parla di 4.200 addetti mentre da altre stime ritenute attendibili risulterebbero essere circa 12.000.
I Paesi europei con il maggior numero di addetti operanti nel settore delle rinnovabili e della bioenergia sono la Germania, la Francia e l’Italia anche per effetto di efficaci politiche di incentivazione che hanno portato ad una notevole maturità tecnologica connessa ad una sviluppata capacità progettuale di sistemi altamente adattabili a differenti contesti territoriali. Tale aspetto si potrà facilmente tradurre in un elemento trainante della bioeconomia non solo in ambito europeo, ma anche su scala globale con l’internazionalizzazione delle produzioni industriali dei Paesi europei più virtuosi.
L’AssociAzione aebiom
AEBIOM, l’Associazione Europea Biomasse è la voce comune del settore della bioenergia finalizzata a sviluppare un mercato sostenibile delle biomasse ad uso energetico a condizioni commerciali eque. AEBIOM è un’organizzazione internazionale non-profit con sede a Bruxelles fondata nel 1990 che riunisce 30 associazioni nazionali e circa 90 organizzazioni europee, che rappresentano oltre 4.000 membri indiretti, tra cui principalmente aziende e centri di ricerca.
Per saperne di più sulle attività AEBIOM: www.aebiom.org