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Calano nel 2023 le vendite di trattori in Europa

Il “vecchio continente” archivia il 2023 con un totale di 158 mila trattrici vendute, segnando -5% sull’anno precedente. Tengono Francia, Germania e Inghilterra, mentre Italia, Polonia e Spagna registrano passivi a doppia cifra. Per il 2024 non sono previste significative inversioni di tendenza

di Giovanni M. Losavio
maggio - giugno 2024 | Back

Stretta creditizia, volatilità dei mercati, tensioni geopolitiche, trainano al ribasso nel 2023 le vendite di trattori in Europa. A pesare sull’andamento del comparto – si legge nel report annuale del CEMA, l’associazione dei costruttori europei – è anche la flessione dei redditi del settore primario. La riduzione dei prezzi delle commodity agricole, tornati sui livelli del 2021 dopo i picchi registrati in seguito all’invasione dell’Ucraina, e il costo degli input – energie e fertilizzanti in particolare – che nei passati dodici mesi sono rimasti su livelli elevati, hanno limitato la capacità di investimento di agricoltori e aziende. Stando alle rilevazioni del CEMA, il rallentamento delle compravendite di macchinari si è manifestato soprattutto nel secondo semestre, mentre la prima parte dell’anno è stata caratterizzata da una sostanziale tenuta, dovuta principalmente allo smaltimento degli ordini accumulati nel 2022 a causa dei ritardi delle forniture e della crisi nel mercato delle materie prime. La flessione delle vendite di trattori, non ha interessato in egual misura tutte le classi di prodotto. Le gamme di potenza più basse, quelle al di sotto dei 22 kW, così come le fasce più elevate (a partire dai 133 kW) non solo hanno resistito meglio al calo della domanda, ma sono riuscite anche ad incrementare i volumi.

Tengono Francia e Germania. Svanito l’”effetto onda” connesso all’evasione degli ordini accumulati, il settore agromeccanico ha iniziato a scontare l’effetto delle variabili congiunturali sulla domanda di macchinario agricolo. Il bilancio consuntivo del 2023 registra pertanto un calo del 5% in ragione di 158 mila unità, vale a dire 8 mila in meno rispetto all’anno precedente. La contrazione – spiega sempre il CEMA – ha interessato la maggior parte dei Paesi europei, ma non i due mercati di riferimento: quello tedesco e quello francese. Infatti, se la Germania si è confermata sostanzialmente sugli stessi volumi del 2022 (+0,4% in ragione di circa 29 mila macchine), la Francia, invece, ha migliorato di circa 2 punti percentuali la performance dei dodici mesi precedenti, chiudendo con circa 36.400 trattrici immatricolate. Tra i principali Paesi europei, anche il Regno Unito si caratterizza per un andamento dinamico del settore, che segna +2,4% per un totale di 13.300 macchine registrate. In crescita sono risultati anche i mercati emergenti dell’Olanda (+10,1% per 3.151 unità vendute), della Svizzera (+3,1% per 2.165 unità) e della Grecia (1.667) mentre per il resto del continente l’andamento non è stato altrettanto positivo. Con poco più di 17.500 mezzi immatricolati, l’Italia cala del 12,8% e, dopo i picchi toccati nel 2021 e nel 2022, torna ai volumi pre-pandemia. Segno meno anche per la Spagna, che scende a poco meno di 7.700 mezzi venduti (-17,6%) e che viene nuovamente sopravanzata dalla Polonia, ora quinto mercato europeo nonostante la flessione dello scorso anno (-12,4% e 10.276 mezzi). Sulla flessione della Spagna, spiega l’associazione dei costruttori europei, molto ha pesato il forte passivo dei trattori stretti, che in dodici mesi hanno perso il 36%. Segno meno anche per Austria e Belgio, che lasciano sul terreno – rispettivamente – il 6,9 (4.982 le trattrici vendute) e il 7,6% (2.930 unità).

Un 2024 incerto. Nei prossimi mesi, sostiene l’associazione europea dei costruttori, non sono previste significative inversioni di tendenza. Senza considerare il minimo toccato nel 2020 a causa della pandemia, l’indice che misura la fiducia delle aziende agromeccaniche continentali, il Barometro CEMA, è infatti ai minimi dal 2014. Tuttavia, come segnala lo stesso CEMA, la fase più acuta della crisi potrebbe essere passata: la curva che descrive l’andamento temporale di tale indice sembra aver concluso la sua fase discendente ed essersi stabilizzata, sia pure ad un livello molto basso. Ciò non significa che nel breve termine il mercato tornerà in territorio positivo, ma segnala quanto meno che gli operatori non si attendono un ulteriore peggioramento rispetto alla situazione attuale. Nel prossimo semestre, secondo il campione censito dal Comitato europeo, il fatturato delle aziende agromeccaniche non dovrebbe dunque tornare a crescere, anzi potrebbe continuare a calare, ma non mancano alcuni timidi segnali positivi. Uno di questi è quello relativo al trend degli ordini, visti in riprese nel medio termine. Si tratta ovviamente di stime aggregate, suscettibili di variazioni anche significative da un Paese all’altro. A fare la differenza, per la tenuta del comparto, sono le diverse caratteristiche dei mercati nazionali, ma – soprattutto – gli strumenti di incentivazione messi a punto dai governi per sostenere un settore strategico come l’agricoltura e per completarne la transizione verso il digitale.

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