EIMA Energy: più spazio alla bioeconomia
Lo scorso anno la bioeconomia ha dato lavoro qualificato a circa 2 milioni italiani, generando un giro d’affari pari a 437,5 miliardi. In questa cornice si inserisce EIMA Energy 2024 che mette in mostra tutte le tecnologie necessarie alla movimentazione e al condizionamento delle biomasse agricole e forestali
Stando ai dati contenuti nel recente rapporto "La bioeconomia in Europa", realizzato dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster Spring e Assobiotec Federchimica, appare chiaro che il settore continua a crescere, mostrando nelle sue diverse e molteplici linee produttive una chiara vitalità. I dati raccolti ci dicono che nel 2023 l'insieme delle attività connesse alla bioeconomia, in Italia, ha dato lavoro qualificato a circa 2 milioni di persone, generando un giro d’affari pari a 437,5 miliardi di euro (9,3 miliardi in più rispetto al 2022).
I segmenti di mercato che sono stati considerati nel rapporto vanno dalla silvicoltura alla pesca, senza trascurare l’industria del legno, della carta, della chimica verde e della farmaceutica, l'alimentare, il tessile, l’arredo e la bioedilizia. In Europa tra tutte le altre filiere green quella agroalimentare, ha una particolare rilevanza. Soprattutto in Italia, dove le aziende impegnate nel comparto alimentare sono mediamente più piccole rispetto ai quelle degli altri Paesi europei, ma sono anche più innovative rispetto ai loro competitor continentali.
Nell’ampia sfera della bioeconomia ovviamente giocano un ruolo centrale anche le filiere legate alla valorizzazione energetica delle biomasse, quindi la bioenergia, i biocarburanti e in una logica di chiusura del cerchio per l’economia circolare, oltre ai sottoprodotti agricoli e agroindustriali, anche le frazioni organiche dei rifiuti solidi urbani (FORSU). In questo quadro decisamente stimolante, certamente corroborato dalle spinte verso la transizione energetica del Green Deal, si inserisce EIMA Energy 2024 che mette in mostra macchine e tecnologie necessarie alla movimentazione e condizionamento delle biomasse agricole e forestali, fonti rinnovabili di energia per eccellenza. In pochi sanno che in Italia le bioenergie forniscono un contributo importante al fabbisogno energetico nazionale, coprendo circa il 9% del consumo finale lordo di energia totale e circa il 50% di tutta l’energia generata dalle fonti rinnovabili (FER). La ragione principale di questo risiede nel fatto che, tra tutte le FER, le biomasse presentano il vantaggio di essere ampiamente disponibili e soprattutto di poter essere convertite, con tecnologie mature e affidabili, in elettricità, calore e biocarburanti per i trasporti. In Italia, la produzione di energia dalle biomasse può contare su un solido retroterra industriale, costituito da migliaia di impianti presenti sull’intero territorio nazionale. In Italia le più importanti “filiere” bioenergetiche sono rappresentate, nell’ordine, dalla produzione di calore da biomasse solide per usi civili e industriali, di elettricità da biomasse solide, di biogas e di bioliquidi, di biocarburanti liquidi (biodiesel, HVO, etanolo/ETBE) da colture dedicate e biometano da biomasse facilmente biodegradabili. Una rappresentazione del numero di impianti per la produzione di elettricità da biomasse, suddivisi per le diverse tipologie, è riportata nel grafico a pagina 33. La maggior parte di questi impianti, e la quasi totalità di quelli a biogas, sono di taglia medio-piccola (da 1 MW a poche centinaia di kW di potenza installata). Le dimensioni ridotte, oltre a rendere possibile l’approvvigionamento della biomassa in ambito locale, facilitano l’utilizzazione del calore prodotto dai cogeneratori, specie per applicazioni in ambito agricolo.
Tali impianti che hanno continuato a crescere, seppur lentamente, hanno generato negli ultimi anni un considerevole vantaggio sociale oltre a quello ambientale. Infatti, stando al Rapporto “La situazione energetica nazionale nel 2023” elaborato dal Dipartimento energia del MASE (Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica), l’insieme delle FER elettriche ha determinato lo scorso anno un valore aggiunto per pari ad oltre 5 miliardi di Euro con un numero di occupati permanenti (diretti e indiretti) di circa 36 mila unità, di cui circa il 30% (11 mila operatori) nel settore della bioenergia. A questi si vanno ad aggiungere altri 29 mila occupati nel settore termico (impianti di riscaldamento a biocombustibili) e tutti gli altri che operano nelle fasi di approvvigionamento delle biomasse in campo (agricoltura e foreste).
Possiamo quindi affermare che la principale sfida per il futuro della produzione di bioenergia in Italia è legata alla realizzazione e diffusione di filiere territoriali di produzione/approvvigionamento di biomasse per i diversi usi, che siano in grado di fornire i quantitativi richiesti dal mercato e garantire adeguati standard qualitativi, riducendo conseguentemente le importazioni dall’estero. L’adozione di misure tese a favorire l’uso sostenibile di risorse nazionali avrebbe ulteriori ricadute positive non solo in termini economici, ma anche per quel che riguarda il contrasto allo spopolamento delle aree montane e rurali. Essa inoltre incentiverebbe lo sviluppo di un comparto industriale, come quello della meccanizzazione forestale e della produzione di biocombustibili solidi (pellet) di qualità, in cui l’Italia vanta una lunga esperienza e nel qual sono presenti delle vere eccellenze produttive.
Per tutte queste ragioni Eima International da oltre venti anni propone il Salone Energy dove, anche in questa edizione, oltre ad un ricco programma di seminari tematici, sarà allestita un’area demo che presenta le più moderne macchine per la raccolta e il condizionamento delle biomasse. Le macchine verranno messe in azione e descritte almeno quattro volte al giorno per tutta la durata della fiera.
Il ruolo della meccanizzazione per lo sviluppo della bioenergia
Un elemento fondamentale per la sostenibilità economica dell’uso energetico delle biomasse è costituito dai costi di produzione del biocombustibile, determinati principalmente dai sistemi di lavoro utilizzati, dall’organizzazione dei cantieri e dall’esperienza degli operatori
La moderna meccanizzazione agricola e forestale gioca un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo delle filiere bioenergetiche, consentendo di movimentare la risorsa biomassa con costi contenuti e garantendo al contempo elevati standard qualitativi. Macchine e cantieri vanno modulati in riferimento alle specifiche qualitative del biocombustibile che si vuole produrre che, a loro volta, sono condizionate dal tipo di apparato impiegato per la loro conversione energetica
Programma dei workshop Eima Energy
Mercoledì 6 novembre - Sala Madrigale, Padiglione 36
• Ore 15.00 – 17.00 “RuralBioUP Project. La bioeconomia negli agroecosistemi: Biofertilizzanti, molecole attive e miglioratori di suolo” (Inglese)
• Ore 17.15 – 18.30 “MULCHING+ Project: mezzi tecnici innovativi per un’agricoltura sostenibile” (inglese)
Giovedì 7 novembre - Sala Quintetto – Padiglione 36
• Ore 11:00 – 12:00 “Siccità e risparmio idrico: la soluzione è il satellite”
• Ore 15:00 – 16:00 "Agrivoltaico e macchine agricole una convivenza complessa"
Venerdì 8 novembre - Sala Quintetto – Padiglione 36
• Ore 15:00 – 16:00 – “Teleferiche forestali: una tecnologia efficiente a basso impatto”
Sabato 9 novembre - Sala Quintetto – Padiglione 36
• Ore 10.00 – 11.00 “Progetto Agri-Culture: i biodistretti nell’economia di un’isola”
• Ore 11.15 – 12.00 “Progetto RuralBioUp: uno strumento per stimare la disponibilità di biomasse”
• Ore 15:00 – 16:00 – “Un progetto per il recupero dei Castagneti da Frutto: l’impianto pilota di Sant’Agata d’Esaro (CS)”