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Bioeconomia

Capraia, un laboratorio per la meccanica agricola

Procede il Progetto Capraia Smart Island supportato da FederUnacoma fin dalla sua attivazione nel 2017. La componente “Economia circolare e agricoltura sostenibile”, dedica attenzione in risorse alla gestione verde delle piccole Isole mediterranee. Un contributo importante per l’affermazione dell’agroecologia può venire anche dall’uso di macchine adeguate alle specificità del territorio

di Matteo Monni
luglio-agosto-settembre 2021 | Back

FederUnacoma, tra le numerose attività volte a supportare iniziative utili allo sviluppo sostenibile, da molti anni segue con grande interesse anche quelle riguardanti le piccole Isole del Mediterraneo. È chiaro che in tali ambiti l’attenzione della Federazione, viste la limitatezza delle superfici coltivabili e la dimensione delle aziende che vi operano, non è certo rivolta all’apertura di nuovi mercati per la meccanizzazione. Piuttosto per questi contesti, fortemente caratterizzati da endemismi, biodiversità e bellezze paesaggistiche, la sfida è quella di integrare la tutela ambientale con il benessere sociale. In questo senso le piccole isole si configurano come dei veri e propri laboratori a cielo aperto dove, con un approccio sistemico, è possibile – nonché necessario – mettere in pratica modelli innovativi di green economy.

Per fare un esempio concreto, FederUnacoma sponsorizza fin dal suo avvio nel 2017 l’iniziativa Capraia Smart Island ideata dall’Associazione Chimica Verde Bionet con il supporto di altri partner tra cui ITABIA – Italian Biomass Association. Oggi Capraia è l’unica isola del Mediterraneo che produce energia elettrica al 100% da fonte rinnovabile grazie ad un impianto pilota alimentato a biodiesel che ha realizzato l’ENEL nel 2014. A partire da questo aspetto, non certo di poco conto, un team di esperti è stato appositamente costituito per estendere al massimo il concetto di smart Island a tutti i temi che il contesto isolano può far convergere verso lo sviluppo sostenibile di questo fazzoletto di terra circondato dal mare.

Con questo spirito si sta lavorando ormai da sei anni per mettere a punto un modello pilota di economia circolare capace di rigenerarsi da solo, dove i rifiuti si riducano gradualmente lasciando spazio a materia riciclabile da valorizzare ed utilizzare in nuovi processi produttivi, dove l’approvvigionamento energetico si discosti dal fossile verso le fonti rinnovabili ed una crescente efficienza, dove l’azzeramento degli sprechi e la qualità delle produzioni  rientrino in un piano per la decarbonizzazione dell’economia locale. Ovviamente, in un’ottica migliorativa della gestione di tutte le risorse (dall’acqua ai rifiuti), promuovere l’agricoltura e la pesca locale giocherà un ruolo di primaria importanza.

Anche se nel 2021 l’attenzione del progetto Capraia Smart Island si è focalizzata principalmente sul tema di grande attualità e importanza della filiera ittica sostenibile, nel 2022 si tornerà a parlare di agricoltura a 360 gradi. Questo avverrà in collaborazione con importanti realtà nazionali (ricerca e imprese) che vedono nella complessità dei sistemi agricoli delle isole “minori” – spesso definiti eroici – un valore socioeconomico e ambientale che va assolutamente tutelato. Le isole, come anche le aree montane, richiedono cure particolari e grande dedizione. Perciò il tema della sostenibilità deve prendere spunti dalle antiche tradizioni (vedi box) unite all’innovazione, come fatto per la vite pantesca (di Pantelleria) o per la vite biologica capraiese, tutte su versanti impervi resi coltivabili grazie a terrazzamenti che arrivano a lambire il mare.  Capraia, come afferma la prof.ssa Luciana Angelini (Università di Pisa e Consigliera di Chimica Verde Bionet), appare quindi un luogo ideale per sperimentare la salvaguardia della biodiversità naturale, con particolare riferimento ad una flora ricca di endemismi e di specie officinali, ma anche un’occasione straordinaria per promuovere un’agricoltura biodiversificata, produttiva e resiliente basata sui principi dell’agroecologia. La protezione del suolo e la preservazione della sua qualità come risorse, sono alla base di qualsiasi processo produttivo agricolo, in particolare in un territorio così fragile e difficile, dall’abbandono delle pratiche agricole tradizionali e degli interventi di miglioramento fondiario (es. mantenimento dei muretti a secco e dei terrazzamenti). L’inversione di tendenza che si sta osservando sull’ isola, con il rinnovato interesse verso un tipo di agricoltura sostenibile e biologica, la maggiore sensibilità nei confronti della tutela del suolo e la protezione del paesaggio, il ripristino di sistemi alimentari locali, sono tutti segnali incoraggianti da considerare con grande attenzione.

A Capraia la gestione agricola è molto complessa, le pratiche agricole sono difficilmente meccanizzabili, la disponibilità idrica naturale è insufficiente, la scelta di colture e/o di produzioni animali limitata dai forti vincoli ambientali, economici e fondiari (si pensi al demanio collettivo di uso civico). Tra i tanti interventi virtuosi si potrebbe migliorare la gestione idrica delle colture mediante opere di invaso e/o di canalizzazione delle acque meteoriche, quella dei pascoli, la valorizzazione di alcune varietà locali e di specie officinali presenti sull’isola, il miglioramento della sostenibilità e dell’efficienza dei sistemi colturali già esistenti in base ai principi dell’agroecologia (consociazioni, inerbimenti, uso di sovesci e ammendanti, pacciamatura, scelta di varietà locali, utilizzo di compost e/o digestato, utilizzo di mezzi naturali di difesa dai parassiti e dalle piante infestanti, etc.).

In sintesi alla base di qualsiasi progettazione – riconducibile ai principi del PNRR – è fondamentale un’adeguata visione d’insieme che consideri i diversi focus attivati dal Capraia Smart Island in quanto interconnessi tra loro. Inoltre, è fondamentale anche un’attenta analisi delle esperienze pregresse e delle realtà/iniziative già presenti sul territorio, secondo un approccio culturale che richiede la partecipazione costante dei soggetti interessati alla promozione del territorio a diverso titolo. Sull’isola la gestione agricola è resa ancora più delicata a causa dei cambiamenti climatici, i processi erosivi sono intensi, i terrazzamenti sono da recuperare e mantenere, gli usi civici dei terreni richiedono un livello partecipativo più complesso, ecc. Fortunatamente si sta operando bene come ad esempio con le pratiche di inerbimento nei vigneti o con azioni di difesa tipiche dell’agricoltura biologica.

La Decarbonizzazione dell’isola con attenzione all’aumento del carbonio organico nel suolo è la cosa più importante a cui l’agricoltura potrà fornire un sostanziale contributo, soprattutto in considerazione che Capraia fa parte del parco nazionale dell'arcipelago Toscano, da poco inserito nella green List della IUCN – International Union for the Conservation of Nature – il massimo organismo mondiale per i parchi e le riserve naturali. La Green List annovera le eccellenze mondiali certificando le aree protette migliori in termini di conservazione naturalistica e gestione sostenibile. Considerando che in Italia solo tre Parchi hanno ottenuto questo riconoscimento, Capraia, oltre ad avere molto da imparare, sicuramente può anche raccontare e dare esempi. Ed è proprio per questo motivo che in occasione di EIMA 2021, il salone Energy programmerà uno specifico workshop dedicato al Progetto Capraia Smart Island. 


Inquadramento storico dell’agricoltura a Capraia

Storicamente l’agricoltura e anche la pesca hanno giocato un ruolo centrale nell’economia isolana, con produzioni abbondanti di olio, vino, frutta e ortaggi. Già nel Cinquecento, la produzione agricola di Capraia era basata essenzialmente sulla coltivazione della vite e la produzione di vino (530 botti di vino, pari a 3.140 ettolitri). Il vino costituiva dunque una preziosa risorsa che veniva in gran parte trasferita sulla terraferma, Genova e Maremma, per ottenere in cambio grano e orzo con cui soddisfare il fabbisogno locale.

Nel 1873 il Comune ha ceduto al Ministero dell’interno 552 ettari per farvi realizzare una Colonia Penale dove i reclusi scontavano le proprie condanne attraverso il lavoro nei campi terrazzati (vigneti, frutteti, oliveti e orti) con indubbie ricadute positive sul territorio. Con la chiusura della Colonia Penale Agricola, avvenuta nel 1986, si è verificato un fenomeno di progressivo abbandono dei terreni. Addirittura, nei primi anni novanta, l’attività agricola risulta totalmente scomparsa e la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) si azzera rispetto ai 460 ettari del decennio precedente. Tale dinamica è fortemente condizionata dalla chiusura della colonia penale avvenuta nel 1986. Nel 2008, la Corte di Cassazione ha stabilito la destinazione ad "usi civici" di un'area di ben 500 ettari, quella su cui insisteva la dismessa Colonia Penale a cui si sommano altri 1.000 ettari dei quali si era già deciso la pertinenza. Tali estensioni divengono di proprietà dei singoli cittadini residenti a Capraia, anche se la gestione del bene sarà necessariamente esercitata dal Comune. Oggi il territorio del Comune di Capraia Isola è interessato da una vasta area di Demanio civico, per cui è stato avviato un percorso amministrativo di riordino volto ad una pianificazione territoriale adeguata alle risorse disponibili ed al loro migliore uso. Dal 2012, in virtù di un apposito Piano di valorizzazione degli usi civici, molti terrazzamenti dell’ex colonia sono stati affidati principalmente a giovani agricoltori, che stanno facendo ripartire un’agricoltura di qualità sull’isola.

Possibili azioni-innovazioni:

1. ‑Ripristino dei terrazzamenti e rimessa in produzione.

2. ‑Riattivazione dei vasconi e delle condotte per il recupero dell’acqua meteorica da destinare all’irrigazione dei terrazzamenti.

3. ‑Analisi del livello di fertilità dei suoli coltivabili e definizione degli eventuali interventi agronomici atti a migliorare la qualità di terreni soprattutto di quelli abbandonati da tempo.

4. ‑Valutazione delle potenzialità di carbon sink agricolo sulla realtà dell’isola.

5. ‑Attivazione delle possibili forme di agricoltura a basso impatto, con ridotti input e massima attenzione all’impiego di mezzi tecnici sostenibili per la gestione e la difesa delle colture (compost o digestato, biochar, molecole bioattive, corroboranti, sovesci e chimica verde).

6. ‑Rilancio dell’uso di erbe officinali, allevamento di api, ecc. per attivare nuove linee di sviluppo in settori emergenti del mercato quali la cosmesi o gli integratori alimentari puntando sulla qualità delle produzioni.

7. ‑Supportare l’impiego di una meccanizzazione moderna ed efficiente adatta alle specificità del territorio.

8. ‑Seguire anche sotto il profilo agricolo il piano di valorizzazione degli usi civici delle proprità collettive.

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