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Bioenergia: l'agenda politica in Italia e in Europa

L'Europa guarda al 2030 consolidando l'idea di un'economia del futuro sempre più attenta alle questioni ambientali. I nuovi obiettivi fissati dal Consiglio Europeo per l'uso delle FER, l'efficienza energetica e le emissioni di gas climalteranti, imprimono un'ulteriore accelerazione verso la green economy. Il mondo della ricerca e quello industriale stanno intensificando il dialogo per un cambio di passo che apra nuovi orizzonti nel campo della bioeconomia. Di questi temi si tratterà ampiamente in occasione di Eima Energy

di Matteo Monni
ottobre - novembre 2014 | Back

La notte tra il 23 e il 24 ottobre, dopo una lunga discussione, il Consiglio Europeo ha stabilito i nuovi obiettivi UE da raggiungere entro il 2030 in tema di clima ed energia. Le conclusioni raggiunte confermano i “target” – indicati a luglio dalla Commissione – per la riduzione delle emissioni di gas serra (40% rispetto ai livelli del 1990), e per l’incremento delle rinnovabili, che dovranno arrivare al 27% dei consumi finali di energia. Invece, per quanto riguarda l'efficienza energetica, l’obiettivo fissato è del 27% ovvero 3 punti percentuali in meno rispetto alla proposta (30%) della Commissione. È proprio EIMA International la sede per un aggiornamento su questi temi, nell’ambito del Salone di EIMA Energy, organizzato da FederUnacoma in collaborazione con Itabia. Al momento, dei tre obiettivi di politica energetica l’unico vincolante a livello nazionale è quello sulle emissioni dei gas climalteranti, mentre per rinnovabili ed efficienza i target stabiliti valgono solo a livello comunitario, aspetto questo che ne limita notevolmente l’efficacia.

Si registra quindi la volontà di rilanciare ulteriormente l’impegno della politica energetica EU rispetto alle traiettorie riferite al 2020, anche se le attese di molte associazioni ambientaliste e del settore delle FER, avrebbero puntato ad uno sforzo complessivo ancora maggiore. Infatti, da studi recenti sembrerebbe che per fronteggiare in modo adeguato il riscaldamento globale occorrano misure più drastiche e che il trend di crescita delle FER arriverebbe appunto al target fissato del 27%, sulla spinta del mercato consolidato e basterebbe poco per ottenere risultati decisamente più interessanti.     

Tuttavia, le attuali raccomandazioni del Consiglio Europeo non escludono la possibilità di definire target ancora più ambiziosi nei prossimi passaggi decisionali di Commissione e Parlamento europeo, in vista della Conferenza internazionale sul clima che si terrà a Parigi nel dicembre del 2015. Detto ciò va sottolineata, ancora una volta, la stretta corrispondenza tra la “decarbonizzazione” dell’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo uno studio realizzato da Althesys per conto di Greenpeace, nel 2013 in Italia le ricadute economiche complessive prodotte dal settore delle rinnovabili sarebbero state superiori a 6 miliardi di euro, a fronte di circa 63 mila occupati, con ampi margini di incremento nel 2030 (fino a 100 mila). In tale dinamica la bioenergia può fornire un contributo fondamentale soprattutto in relazione alle filiere di approvvigionamento della risorsa biomassa. Basti pensare che per i soli interventi di manutenzione di boschi e alvei fluviali, indispensabili per prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico, sarebbero necessarie, per i prossimi 10 anni, più di 400 milioni di ore di lavoro incrementali traducibili in circa 19.000 posti di lavoro equivalenti per anno. Appare quindi evidente la centralità del settore primario (agricoltura e foreste) per una corretta pianificazione dell’uso della risorsa biomassa, la fonte rinnovabile più strettamente legata al territorio. Per queste ragioni il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha elaborato – anche grazie al contributo di Itabia – il Piano di Settore per le Bioenergie, approvato di recente (5 agosto 2014) dalla Conferenza Stato Regioni. 

A valle dell’accordo sancito, il Sottosegretario Giuseppe Castiglione con delega per le agroenergie ha dichiarato: «Questo Piano rappresenta la volontà di guardare al futuro delle fonti rinnovabili e al ruolo che l’agricoltura deve giocare in tale settore innovativo»  sarà quindi «uno strumento per le Regioni che devono avvalersi di queste indicazioni per lo sviluppo delle agroenergie nei territori di loro competenza». Per la realizzazione del Piano, che individua una priorità orizzontale e dieci azioni verticali, si da una notevole importanza ad apposite campagne di comunicazione e formazione al fine di rendere attuabile la politica di sostenibilità sociale delle bioenergie. Sul fronte della comunicazione FederUnacoma si impegna da anni per facilitare – nell’ambito di EIMA Energy – il trasferimento delle conoscenze acquisite facendo riferimento sia ad attività di ricerca, sia ad esperienze concrete di filiere agroenergetiche ben riuscite. Il calendario di quest’anno prevede il workshop internazionale “Biomasse e territorio: esperienze made in Italy per i nuovi mercati internazionali”, un ciclo di seminari tematici sulle filiere della bioenergia e della bioeconomia, una mostra dinamica di macchine operatrici animata dai ricercatori del Cnr Ivalsa. Per maggiori dettagli sulle iniziative in questioni è possibile consultare il sito www.eimaenergy.it.

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