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Bioeconomia

La green economy in tempo di crisi

Per fronteggiare i cambiamenti climatici, le emergenze sanitarie e l’instabilità geopolitica l’Europa punta da tempo su strategie volte alla sostenibilità. Il Progetto BRANCHES finanziato con il programma Horizon 2020 ha collezionato un gran numero di esempi virtuosi di bioeconomia circolare in ambito agricolo. Questi modelli ci dimostrano una spiccata capacità di resistere alle avversità dei nostri tempi e fanno ben sperare per il futuro

di Matteo Monni
marzo - aprile 2023 | Back

le varie iniziative finanziate con fondi EU per contrastare i cambiamenti climatici sta dando grandi soddisfazioni, in termini di risultati tangibili, il Progetto H2020 “BRANCHES” – Boosing RurAl Bioeconomy Networks following multi-actors approaCHES (www.branchesproject.eu) – per cui Itabia è il principale responsabile della comunicazione.        

Fino ad oggi, nell’ambito di questo progetto sono state selezionate diverse decine di buone pratiche (Practice Abstracts) tutte riferibili alla sfera della bioeconomia con una particolare attenzione alla valorizzazione delle biomasse derivanti dal settore primario. Si tratta di interessanti esempi da cui emergono – oltre ad aspetti tecnologici innovativi – anche una spiccata capacità imprenditoriale o sperimentale dei protagonisti in essi descritti. Per rendere maggiormente incisiva la campagna di informazione, su tali casi di studio sono state realizzate delle schede descrittive sintetiche ed esaustive tutte scaricabili dal sito web del progetto sia in inglese, sia nella lingua del Paese di riferimento. A partire da questo lavoro ha preso il via un’originale iniziativa ideata in relazione alla complessa situazione di crisi contingente. Quindi, sono stati contattati gli stakeholder coinvolti nelle diverse pratiche selezionate per sentire in che modo la pandemia da COVID 19 e la guerra in Ucraina avessero influito sulle rispettive attività imprenditoriali. In estrema sintesi le domande sono state poste con l'intento di valutare, da una parte il ruolo delle rinnovabili (in particolare della bioenergia) nel mitigare gli effetti della crisi energetica, dall’altra gli ostacoli e le opportunità che tale crisi ha creato nel comparto della bioeconomia e bioenergia. Di conseguenza, dalle interviste emergono essenzialmente i principali impatti (negativi e positivi) dell'aumento del prezzo dell'energia. Questi sono riconducibili, sia a un generale aumento dei costi di gestione ordinaria delle imprese, sia ad una crescente convenienza per l’impiego della biomassa in termini di risparmio, autonomia (disponibilità locale) e gestione del territorio.

Il risultato finale di questo lavoro sarà l’elaborazione di un Report di indirizzo strategico che si intitolerà "Bioenergy in a time of crisis" con cui mostrare al decisore politico i punti di forza e di debolezza della bioeconomia, settore innovativo e in espansione, di fronte a dinamiche imprevedibili e difficili da controllare. Per dare un’idea del taglio dato alle menzionate interviste si riporta quella rilasciata da Marcello Piccinni, amministratore dell’Azienda Fiusis, una centrale termoelettrica da 1 MW di potenza che si alimenta unicamente con le potature di uliveti del Salento in Puglia. Tale realtà è un modello di economia circolare legata al contesto agricolo che – per le sue lodevoli soluzioni tecnologiche e organizzative – sarà oggetto il prossimo aprile di uno dei 5 show-case day previsti in Europa dal Progetto BRANCHES (Vedi Box).

Secondo l’esperienza aziendale maturata da Piccinni, negli ultimi 3 anni, pandemia e guerra hanno determinato un notevole aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, creando non poche difficoltà economiche a Fiusis. Queste, fortunatamente sono state superate grazie alla capacità di portare innovazione nelle linee produttive dell'azienda (elettricità e pellet).

Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica – core business aziendale – va detto che il contratto con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) blocca il prezzo di acquisto dell’energia a 0,28 euro per kWh. Quindi, nonostante l'inflazione e la forte crescita dei costi di tutte le materie prime, il valore del kWh immesso nella rete non può aumentare e quindi i margini di guadagno si sono ridotti notevolmente. Tale contrazione degli utili aziendali si evince in relazione a quanto segue:

• i consumi energetici ausiliari al funzionamento della centrale termoelettrica sono quadruplicati. Nel 2019 la bolletta annuale era di circa 13.000 euro e nel 2022 sfiorava i 50.000 euro;

• in forte aumento anche i costi per l’acquisto dei pezzi di ricambio, i lubrificanti dei carburanti per le macchine (trattori, cippatrici, escavatori, ecc.) utilizzate nella movimentazione delle biomasse. Il gasolio passa da 1,45 €/l a 2,20 €/l (aumento medio di circa 0,40 €); lubrificanti da 0,12 €/kg a 1,2 €/kg (aumento del 1.000%); ammoniaca da 0,18 €/l a 1,2 €/l (aumento del 670 %);

• il film plastico (riciclato e riciclabile) importato dalla Germania per insaccare il pellet è passato da 0,12 € a sacco a 0,32 € a sacco (aumento del 270%).

In questo contesto, la produzione di energia ha subito un drastico calo di redditività, fortunatamente compensato dalla produzione di pellet il cui processo è reso particolarmente efficiente per i seguenti motivi:

• si rifornisce di materie prime locali e si rivolge al mercato locale. Ciò consente di ottenere notevoli risparmi sui costi di trasporto e distribuzione;

• tutto il calore di processo necessario alla produzione del pellet è ottenuto a costo zero, perché recuperato dai cascami termici della centrale a biomasse;

• il 25% del consumo di elettricità sostenuto nel processo di pellettizzazione è soddisfatto dai pannelli fotovoltaici recentemente installati. Nei prossimi anni, Fiusis prevede di installare ulteriori 250 kW di fotovoltaico per coprire tutte le esigenze della centrale.

Per questi motivi Fiusis può permettersi di mantenere il prezzo del pellet a 8 € a sacco (15 kg), ben al di sotto di una media nazionale compresa tra 12 e 16 € a sacco. Oggi in virtù di queste scelte la domanda di pellet Fiusis è aumentata del 2.000% e la produzione è passata rapidamente da 600 t/anno commercializzate nel 2020 a 1.500 t nel 2021. Il piano è di espandere ulteriormente la capacità a 6.000 t/anno nel breve termine.

In conclusione, la politica di Fiusis basata sulle risorse del territorio, l'innovazione tecnologica, la cogenerazione energetica (elettrica e termica) e l'integrazione delle fonti rinnovabili (biomasse e solare) ha assicurato grande resilienza e vitalità in un periodo di forte crisi per tante aziende poco propense a innovare.


L’azienda Fiusis

Nella Puglia meridionale gli uliveti si estendono per circa 400.000 ettari e producono ottimo olio d'oliva, esportato in tutta Italia e all'estero. Si stima che dalla potatura degli oliveti pugliesi si ottengono oltre 800.000 t di biomassa legnosa all'anno. Il problema della gestione di una così grande quantità di residui è stato trasformato in un'opportunità di business da un'azienda virtuosa. Fiusis è un impianto di cogenerazione a biomasse da 1 MWe, che valorizza annualmente circa 10.000 t di potature di ulivo per ottenere circa 8 milioni di kWh di energia elettrica e termica. L’azienda dispone anche di una linea di produzione di pellet di legno che utilizza i cascami termici in eccesso per l'essiccazione della segatura e produce circa 1 tonnellata al giorno di pellet di alta qualità. Fiusis oltre a produrre benefici all’economia locale con 33 dipendenti specializzati offre vantaggi ambientali evitando l'emissione netta di 4.500 t CO2 all'anno rispetto ad un equivalente impianto alimentato a gas naturale (rappresenta la migliore alternativa). Per tutte queste ragioni, l’impianto è stato selezionato come modello di buona pratica italiana di bioeconomia circolare candidata al Premio europeo del Progetto BRANCHES per la sua sostenibilità e ampia replicabilità in molti altri contesti. Per condividere e diffondere l’esperienza maturata, la società Fiusis – in collaborazione con ITABIA, CNR IBE – aprirà i propri cancelli per raccontare e mostrare la filiera di approvvigionamento e conversione energetica dell’impianto di Calimera (LE).

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