Cippatrici per ogni specifica esigenza
La grande versatilità delle moderne cippatrici ne permette il proficuo impiego in diversi contesti di lavoro, in ogni caso con un’elevata produttività e un’ottima qualità del prodotto
Finalizzata alla valorizzazione a scopi energetici della biomassa legnosa, la cippatura ha lo scopo di sminuzzare il materiale in scaglie di dimensioni ridotte (dette anche “chips”), con alcuni vantaggi di natura gestionale e di efficientamento di processo, come ad esempio una tangibile ottimizzazione del volume di prodotto rispetto al legname tal quale (in sezioni o ciocchi), ma anche poter sfruttare utilmente sottoprodotti di diverse filiere, come residui di potatura, ramaglia forestale o derivante dal verde urbano, anziché gestirli come meri “scarti”, con i connessi costi operativi per il loro smaltimento.
Il cippato si rivela infatti ottimale per alimentare centrali a cogenerazione, che producono contestualmente energia elettrica e termica, impianti di gassificazione e caldaie di dimensioni medio-piccole. La conformazione in scaglie agevola un caricamento di tipo continuo e omogeneo del materiale, mentre la sua utilizzazione nella combustione permette l’abbattimento dell’impiego di combustibili di origine fossile.
La cippatrice
Si tratta di una macchina a diffusione piuttosto ampia, data anche la notevole offerta di mercato, dai modelli più semplici e di limitata capacità di lavoro, spesso adatti alle realtà di tipo hobbystico, a quelli di notevoli dimensioni, impiegati a livello professionale. In quest’ultimo caso, le cippatrici si differenziano per la sorgente di energia: sono disponibili numerosi modelli azionati tramite la PTO del trattore, ma anche dotati di motore autonomo (endotermico o elettrico), talvolta montati su autocarri per la miglior mobilità della macchina. Le cippatrici da accoppiare al trattore possono essere portate all’attacco a 3 punti oppure trainate, hanno una richiesta di potenza che varia tra 60-70 e 200-250 Cv. Logicamente, anche il diametro massimo del materiale in entrata varia rispettivamente da 30-40 a 60-80 cm.
Per diametri superiori si passa a modelli con motore autonomo fino a 700-1.000 Cv, per processare pezzature sino a 800-900 mm di diametro. Le cippatrici montate su autocarro sono logicamente maggiormente adatte agli spostamenti su strada (fino a 80 km/h), in contesti di grande capacità di lavoro, fino a 400 m³/h.
Senza dubbio, meno rumore e meno emissioni inquinanti caratterizzano i modelli azionati elettricamente, che tipicamente hanno potenze tra 50 e 200 kW, in grado di lavorare legname fino a 250-450 mm di diametro. In tema, sempre Pezzolato offre la PTH 1000, con motore elettrico da 200 kW, che riesce a lavorare tronchi fino a 450 mm di diametro in automatico e fino a ben 600 mm con un operatore dedicato. Dotata di dispositivo di taglio a tamburo, dispone di un’ampia un’imboccatura da 100 cm, per una produttività sino a 200 m³/h, più che soddisfacente per le comuni esigenze di centrali a biomassa e segherie.
Modalità di funzionamento
Il materiale da sminuzzare viene convogliato alla bocca di alimentazione tramite bracci-gru, autonomi o componenti della cippatrice stessa. L’avanzamento della biomassa verso il rotore trinciante avviene o per gravità, previo caricamento in una tramoggia, oppure in orizzontale, specie per pezzature di grandi dimensioni. In questo caso, l’avanzamento del materiale è realizzato tramite rulli con nastri in gomma, convogliatori a catena e canali o tavoli vibranti.
L’apparato di taglio adottato sulle macchine di produttività elevata consiste in un tamburo a sezioni sfalsate, dotato di una serie di coltelli, un controcoltello e una griglia di calibratura; il tutto consente di eseguire tagli netti, senza dannose sollecitazioni meccaniche. La lunghezza delle scaglie è funzione della distanza (regolabile entro un determinato intervallo) tra i coltelli e il controcoltello di contrasto.
Per evitare danni al sistema di sminuzzamento, è consigliabile installare un metal detector a monte del tamburo, che rileva la presenza di materiali ferrosi estranei e provvede quindi tempestivamente al blocco dell’alimentazione, per il loro allontanamento. In aggiunta, sono ormai comunemente presenti dei dispostivi di protezione conto i sovraccarichi, rappresentati da bulloni a tranciamento installati sul controcoltello; in caso di superamento della soglia di rottura (di solito a taglio), il controcoltello si sposta, facilitando la fuoriuscita del materiale ed evitando ogni danno al sistema di trinciatura.
Per evitare sovraccarichi di biomassa in entrata, è di sempre più frequente installazione il “no stress” (vedi box), un dispositivo idraulico che modula la velocità di avanzamento verso il sistema di alimentazione in base al regime di rotazione del disco cippatore, e di conseguenza del suo carico di lavoro.
Modelli per ogni esigenza
Per la gestione del materiale legnoso derivante dal verde urbano, ovvero dalla manutenzione di parchi, giardini, viali alberati e aree condominiali, o anche di materiale boschivo di dimensioni medio-piccole, risultano più adatte cippatrici dotate di dischi con coltelli radiali. Si tratta di modelli con capacità di lavoro tipiche di 10-20 m³/h e diametri massimi di 100-300 mm, a caricamento manuale del materiale da cippare.
Per tale motivo, la bocca di alimentazione è ampia, per ovviare senza difficoltà allo sminuzzamento della ramaglia di limitato diametro ma molto affastellata, e quindi di notevole volume, tipica degli scarti boschivi e delle potature urbane. Se il caricamento è manuale, deve essere sempre obbligatoriamente installato un dispositivo di sicurezza (rappresentato spesso da una barra sensorizzata) per evitare il pericolosissimo trascinamento dell’operatore verso il dispositivo di trinciatura, nel caso in cui una parte saliente del suo vestiario (ad esempio la cintura svolazzante, oppure il lembo terminale di una manica o del pantalone della tuta dal lavoro) resti impigliata nella massa legnosa avviata alla cippatura. L’alternativa è il caricamento meccanico della biomassa con attrezzature dedicate, che scongiura qualsiasi possibilità di contatto accidentale.
Dopo lo sminuzzamento, le scaglie vengono avviate in un condotto a collo d’oca per la loro espulsione, a formare un cumulo, oppure per il caricamento in rimorchi, grazie alla forte corrente d’aria creata dalla rotazione dell’apparato di trinciatura, spesso potenziata da una ventola aspirante, collocata immediatamente a valle.
Versioni carrellate su cingoli in gomma
Per assicurare un’adeguata mobilità e autonomia operativa anche in contesti dove è sufficiente una cippatrice di limitata produttività, la Peruzzo di Curtarolo (PD) ha in catalogo il modello TB-100 C PRO, che si avvale di un sottocarro con cingoli in gomma. La macchina è dotata di rotore a due lame che può sminuzzare materiale sino a 11 cm di diametro e rullo di alimentazione ad azionamento idraulico; la produttività è variabile tra 4 e 10 m³/h, in funzione del tipo di legname.
La sorgente di potenza è rappresentata da un motore a benzina da 23 Cv, dedicato in esclusiva all’azionamento degli organi di lavoro. All’avanzamento del mezzo provvede invece un secondo motore endotermico, da 5 Cv di potenza, collegato ad un cambio meccanico da 3 marce avanti più retromarcia.
Grazie ad una larghezza fuori tutto di soli 76 cm, il mezzo si rivela piuttosto agile per un proficuo impiego in spazi angusti o sui terrazzamenti, oltre ad un agevole carico su furgone per i trasferimenti.
Con l’aggiunta di un pianale da 450 kg di portata, il sottocarro può essere trasformato in una motocarriola utile per il trasporto di legna e materiale vario.
“No-stress” e “no-block”
Ruotando a regimi di parecchie centinaia di giri al minuto, è fondamentale che il rotore trinciante, di qualunque tipo sia, venga bilanciato dinamicamente con estrema accuratezza, per evitare vibrazioni molto dannose alla vita utile del dispositivo.
Inoltre, è ormai di installazione molto frequente il cosiddetto “No- stress”, un dispositivo elettronico completamente programmabile, che in funzione del regime di rotazione dell’organo lavorante regola automaticamente in modo idraulico l’avanzamento del legname, quindi la quantità di materiale da sminuzzare. In pratica, appena si registra una piccola diminuzione del regime di rotazione per un incipiente sovraccarico, il ritmo di alimentazione viene rallentato, per mantenere costantemente il rotore nelle condizioni ottimali di funzionamento. In modo complementare, il “No-block” assicura fluidità e continuità al flusso di materiale in entrata, intervenendo in caso di blocco accidentale degli organi di alimentazione, ovvero il rullo (o la coppia di rulli) e il tappeto di base a catena. È spesso installato anche un contaore, per l’accertamento dei corretti intervalli di manutenzione, ordinaria e straordinaria.
Gli organi di sminuzzamento: a tamburo o a disco
In entrambi i casi, alla formazione delle scaglie provvedono dei coltelli affilati, fissati su un tamburo o un disco rotante a velocità angolari elevate. Il taglio avviene per contrasto del coltello con un controcoltello fisso: la scelta della miglior opzione (rotore a tamburo o a disco) dipende sostanzialmente dalla compattezza dell’essenza legnosa da sminuzzare, dal diametro medio e dal contenuto di acqua.
L’organo di taglio è senza dubbio quello maggiormente sollecitato durante la cippatura, per cui l’affilatura dei coltelli, ma anche la loro sostituzione in caso di completa usura, sono operazioni da effettuarsi piuttosto frequentemente. Per tale motivo, tutte le cippatrici prevedono un facile e immediato accesso agli utensili lavoranti, per la massima semplicità e tempestività di manutenzione.