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Biomasse

Cambiare per conservare. Serve energia e innovazione

Eliminare o contenere al massimo gli sprechi, ottimizzare l'efficienza dei cicli produttivi, ridurre al minimo il ricorso alle fonti fossili, sono le basi per lo sviluppo sostenibile del nostro Pianeta. Dopo cinque anni di crisi economica il settore delle rinnovabili e quello dell'agricoltura stanno fornendo chiari segnali di vitalità economica in un quadro di diffusa recessione. In un quadro economico cosi complicato la biomassa si configura come risorsa di grande interesse capace di coinvolgere in modo trasversale numerosi segmenti del comparto agroforestale, industriale e dei servizi

di Matteo Monni - Vice Presidente Itabia
ottobre/novembre 2013 | Back

Capita sempre più spesso di disporre di dati, statistiche, stime e proiezioni, che a seconda del canale d'informazione che li distribuisce, portano a considerazioni assolutamente divergenti. Per esempio è risaputo che un indicatore certo del benessere di un Paese è dato dal suo prodotto interno lordo, che, a sua volta, è direttamente proporzionale al livello dei consumi energetici. Con un banale sillogismo si potrebbe trovare una correlazione tra la qualità della vita e l'impiego massiccio di energia.

Questo enunciato, forse valido da un punto vista finanziario, non mi sentirei di proporlo come principio da insegnare nelle scuole. Mi piacerebbe infatti che ai giovani si dicesse in modo chiaro che il futuro del nostro Pianeta vada cercato nello sviluppo sostenibile, quindi nel rispetto dell'ambiente e del territorio con le persone che lo popolano e con le risorse che lo caratterizzano.

Eliminare o contenere al massimo gli sprechi, ottimizzare l'efficienza dei cicli produttivi, ridurre al minimo il ricorso alle fonti fossili, dovrebbe essere un criterio per limitare il consumo di energia con positive ricadute sociali ed economiche. Questi sono argomenti talmente semplici e chiari che in teoria mettono tutti d'accordo, mentre invece all'atto pratico richiedono un impegno convinto, costante e prolungato affinché si possano tradurre in azioni concrete. Proprio nella ricerca di una soluzione pratica si deve operare sul fronte della cultura delle persone stimolandone la responsabilità e la consapevolezza o addirittura le coscienze.

La necessità di definire in tempi rapidi delle strategie economiche che considerino, con la dovuta attenzione, la salvaguardia del Pianeta, è stata chiaramente recepita da due delle figure di maggior spicco nel panorama globale, il Papa e il Presidente USA; entrambi palesemente orientati verso una visione innovativa nel modo di operare e in netta discontinuità rispetto agli schemi usuali.

Infatti lo stesso Papa Francesco, nei primi giorni del suo pontificato, si è espresso in modo diretto con la seguente preghiera «Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo "custodi" della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!».
Inoltre, anche il Presidente Obama, in occasione del suo discorso di insediamento dopo la rielezione, ha dato alle questioni ambientali un grande peso, dichiarando: "Risponderemo alla minaccia del cambiamento climatico, sapendo che non farlo sarebbe tradire i nostri figli e le generazioni future".

Riconoscendo poi la posizione tiepida degli Stati Uniti nella trattativa internazionale in materia, ha aggiunto: "ma l'America non può resistere a questa transizione, anzi dobbiamo condurla" non solo perché la crisi climatica è una vera minaccia per il "nostro tesoro nazionale:i nostri boschi e corsi d'acqua, i nostri campi coltivati e cime innevate", ma perché promuove nuovo sviluppo con una "tecnologia che crea posti di lavoro e nuove industrie" che "non possiamo cedere ad altre nazioni".
Dopo aver citato le parole del Papa e del Presidente degli Stati Uniti d'America non è difficile tornare al discorso di partenza, visto che, in altri termini e da ben diversa posizione, richiamano alla memoria le idee ed i moniti di molti esponenti delle Associazioni ambientaliste e delle fonti rinnovabili. A questo punto, considerando anche l'ampia base di consenso da parte dei cittadini per l'ecologia, viene naturale domandarsi a cosa si debba il protrarsi di paradigmi del sistema economico-finanziario ormai anacronistici, che cosa ostacola l'innovazione?

In tal senso si è pronunciata di recente il Ministro della Giustizia Cancellieri, attaccando frontalmente le grandi lobby, che nel nostro Paese (tutto il mondo è paese) ostacolano le riforme difendendo i propri interessi a scapito del bene comune, dunque spetta alla politica prendere delle posizioni, ormai imprescindibili, per evitare situazioni di stallo e forzando i blocchi generati da lobby e corporazioni.

Oggi, giunti al quinto anno di una crisi economica e finanziaria senza precedenti, per entità e diffusione, l'attenzione verso nuove forme di iniziative imprenditoriali sta orientando il mercato nazionale ed estero in modo sempre più convinto verso quella che viene definita la "green economy". Si fa presente che il settore delle rinnovabili e quello dell'agricoltura stanno fornendo chiari segnali di vitalità economica in un quadro di diffusa recessione. Per esempio, secondo l'analisi svolta dalla Coldiretti sui dati di Unioncamere (rapporto Excelsior), l'occupazione giovanile sta crescendo solo in agricoltura con un aumento record del 9% nelle assunzioni di under 35 anni, nonostante gli effetti negativi sulle coltivazioni provocati dal maltempo e la contrazione dei consumi. L'agricoltura, appare inoltre come l'unico settore che mostra una variazione tendenziale positiva del Pil (+0,1%) e un aumento degli occupati dipendenti (+0,7%), in netta controtendenza rispetto agli altri comparti. Di pari passo si registra anche il successo dell'agroalimentare nelle scelte formative, con un aumento sensibile delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli (29%) e negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria (13%), mostrando l'interesse delle giovani generazioni per il lavoro nei campi abbandonando l'aspirazione al cosiddetto "posto fisso" che oggi non da più le garanzie di un tempo.

In questo quadro la anche la biomassa si configura come una risorsa di estremo interesse per l'eterogeneità dei materiali di partenza e la versatilità di impiego negli usi finali, capace di coinvolgere in modo trasversale numerosi segmenti del comparto agroforestale, industriale e dei servizi. Il settore manifatturiero italiano è stato, e continua ed essere, un elemento di forza del sistema produttivo del nostro Paese, ponendoci per qualità e fatturato tra i primi 5 paesi al mondo e secondi, dopo la Germania, in Europa. Per mantenere questa posizione di prestigio, occorrerà da subito operare degli sforzi notevoli per adeguare l'industria italiana verso una serie di ammodernamenti che non possono prescindere dall'attenzione alle questioni ambientali, energetiche e sociali.

Questo approccio, capace di generare ricadute positive sul territorio nazionale, permetterà di accedere ai mercati esteri puntando all'internazionalizzazione del made in Italy attraverso il binomio sostenibilità ed eccellenza.

La biomassa diviene quindi centrale, non solo per il fronte della bioenergia, ma anche per l'industria dei materiali ecocompatibili, la chimica verde, ecc.
Considerando la disponibilità di risorse, il grado di maturità tecnologica e gli orientamenti di tante imprese nazionali, ad oggi gli ostacoli principali che si registrano sono nella carenza di una politica energetica ed industriale di ampio respiro e nella scarsa propensione verso azioni incisive di informazione e formazione. In mancanza di chiari indirizzi di sviluppo, proliferano le contestazioni a tante iniziative che, seppur valide, suscitano i timori della popolazione e frenano i soggetti preposti all'assegnazione di autorizzazioni e finanziamenti alle imprese.

Per un approccio corretto alle questioni trattate le soluzioni possibili andrebbero cercate in una maggiore stabilità del quadro politico/normativo di riferimento e nel coinvolgimento della popolazione. Su questo fronte ITABIA ha dedicato molto del suo lavoro per: la realizzazione di numerose attività informative e formative a sostegno del settore delle biomasse, anche collegati a specifici progetti di più ampia portata; il rafforzamento del ruolo di Associazione di riferimento di una pluralità di soggetti (istituzionali, imprenditoriali, associazioni e organizzazioni del settore) interessati alla crescita della bioenergia nel nostro Paese.

In conclusione il perdurare della crisi economica ha effettivamente determinato nel nostro Paese un costante calo della domanda di energia, che secondo l'Osservatorio dell'AIEE (Associazione Italiana Economisti dell'Energia) mostra nel primo quadrimestre del 2013 (gennaio-aprile) una flessione complessiva del 3,8% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2012. In questo trend tra le diverse fonti primarie, tutte quelle fossili hanno registrato sensibili riduzioni, mentre per le rinnovabili il bilancio continua a mantenersi positivo con un incremento rispetto allo scorso anno del 19,8%. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, fermo restando l'auspicio di una rapida uscita dalla crisi, l'evoluzione delle FER a scapito del carbone, del petrolio e del gas naturale appare un effetto collaterale tutto sommato positivo.

Tuttavia alcuni analisti del settore presentano i lievi incrementi della domanda energetica nazionale da fonti fossili, registrati per esempio del mese di aprile, come segnali di un miglioramento. Probabilmente ritengono che il superamento della crisi in corso possa riportare allo status quo ante, analizzando la questione da un punto di vista non più adeguato al contesto attuale e dimenticando che "i problemi non possono essere risolti usando gli stessi schemi mentali che li hanno generati". In questo il Papa si sta dimostrando decisamente più moderno, più contemporaneo di tanti esperti economisti o potenti della Terra, interpretando un'idea di progresso più evoluta che vede nell'ecologia un valore irrinunciabile. Sarebbe bello se questo tipo di messaggio giungesse a tutti i destinatari dell'appello compresa ovviamente la classe politica del nostro Paese.

Il workshop di ITABIA "Principi di sostenibilità per l'uso delle biomasse"

La "Città dell'Altra Economia", a Roma, ha ospitato il 9 luglio 2013 un workshop organizzato da ITABIA - Italian Biomass Association (Associazione indipendente e senza fini di lucro fondata nel 1985 per promuovere e diffondere l'uso integrato delle biomasse), con l'obiettivo di far conoscere, attraverso il contributo di esperti di chiara fama, i molteplici usi ecocompatibili delle biomasse. Attraverso le relazioni presentate e il dibattito conclusivo, sono stati analizzati i principi-guida capaci di assicurare la rinnovabilità della materia prima, la protezione di aree sensibili, l'integrazione tra usi energetici e non energetici della biomassa, la valorizzazione della risorsa locale piuttosto di quella importata, la capacità del settore agroforestale di coniugare - in un'ottica di multifunzionalità - le produzioni alimentari e di materie pregiate per l'industria con quelle energetiche.

Tutto questo deve necessariamente avvenire con un approccio di filiera modellato sulle specificità del territorio in cui si va ad operare, senza mai trascurare il coinvolgimento e la corretta informazione della popolazione. L'iniziativa ha riscosso un grande successo, sia per il numero dei partecipanti, sia per il livello della discussione che si è riusciti a stimolare, nonostante la diffusione in rete di "appelli" che facevano temere una situazione potenzialmente a rischio di contestazione. Itabia, che da sempre ha cercato di lavorare su queste tematiche con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale della bioenergia, ritiene di aver dato con l'organizzazione di questo evento un contributo alla chiarezza e seguiterà, nel suo lavoro, ad informare e formare per rispondere alle sempre più frequenti richieste dei cittadini di conoscenze attendibili e supportate scientificamente.

La consapevolezza delle opportunità di crescita – sociale e reddituale – offerte dalla valorizzazione delle biomasse attraverso l'attivazione di filiere integrate, e la preoccupazione che un uso distorto delle produzioni vegetali possa minare gli equilibri dell'intero Pianeta, devono essere alla base di qualsiasi intervento pubblico o privato, sia di natura normativa che imprenditoriale.

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