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Tecnica

Attrezzature innovative per la movimentazione dei foraggi

Il rivoltamento del fieno e l'andanatura sono le fasi della fienagione a cui porre maggior attenzione, per ottenere un prodotto di buona qualità. I ranghinatori possono essere classificati in quattro categorie, in base alle caratteristiche degli organi lavoranti e alla modalità di lavoro. Dai ranghinatori "a ruote folli", a quelli "rotativi", fino a quelli a "a nastro" e a quelli "a pettine", l'industria offre un'ampia gamma di soluzioni che si adattano alle diverse esigenze

di Davide Facchinetti
ottobre 2017 | Back

L’aumento delle produttività nella meccanizzazione della fienagione è stato sostanzialmente ottenuto con un incremento delle larghezze di lavoro delle attrezzature,e sull’adozione di meccanismi ad azionamento idraulico per agevolare le manovre a bordo campo e per consentire il ripiegamento degli organi lavoranti, al fine di farle “rientrare in sagoma” per il trasporto su strada. Viceversa, i principi tecnici di funzionamento degli organi lavoranti sono rimasti sostanzialmente immutati nel tempo.

La qualità del foraggio è fondamentale per ottenere del latte della miglior qualità, aspetto quest’ultimo sempre più considerato non solo per motivi salutistici e nutrizionali, ma anche per un fattivo riconoscimento in termini di valore economico.

In tale contesto, anche il rivoltamento e l’andanatura dei foraggi hanno il loro peso, non solo in relazione alla diminuzione delle perdite meccaniche di prodotto, ma anche per ciò che concerne la limitazione delle contaminazioni di terra causate dalle ripetute e inevitabili movimentazioni alle quali il foraggio viene sottoposto durante il periodo di essiccazione in campo. Mentre un tempo le due operazioni in questione erano spesso effettuate con macchine distinte, oggi si tende all’impiego di un’unica macchina, ovvero il ranghinatore, che è in grado sia di spostare lateralmente il foraggio formando un cumulo longitudinale (l’andana), sia di rivoltarlo e spargere l’andana sul campo, regolando se necessario opportunamente gli organi lavoranti, in funzione delle esigenze. Inoltre, la definizione della velocità di avanzamento più corretta si rivela importante sia per il contenimento delle perdite dovute a rotture meccaniche del foraggio, sia per la riduzione dell’inquinamento con frammenti di terra. Eccezion fatta per i ranghinatori a ruote folli, l’obiettivo generale è quello di far sfiorare la superficie del terreno dalle estremità degli organi lavoranti, senza mai venirne a contatto. Si tratta peraltro di pura teoria: il campo, anche se livellato con le tecnologie più evolute basate sull’uso del GPS ad alta precisione oppure della ser, presenta un superficie comunque accidentata, tale da non poter essere certo accomunata a quella di un “tavolo da biliardo”. Eccezion fatta per le macchine con organi lavoranti folli, è comunque importante privilegiare quelle attrezzature che minimizzano l’inevitabile contatto degli organi lavoranti con il terreno, tenendo conto che l’inquinamento con la terra facilita la propagazione delle spore dei clostridi, deleteri nella produzione dei formaggi a lunga stagionatura. Quasi tutti i costruttori di queste macchine operatrici propongono un’ampia gamma di prodotti: a livello internazionale, i marchi più noti sono Pottinger, Kuhn, Fella, JF, Roc e Kverneland; in Italia la schiera di produttori è altrettanto agguerrita, annoverando nomi che spesso sono ben noti anche a livello globale, e che talvolta producono anche per conto di brand stranieri. Senza la pretesa di esaurire l’elencazione, è possibile citare (in rigoroso ordine alfabetico) Abrimec, Da Ros Green, De Cloet, Enoagricola Rossi, Feraboli, Fiorini, Frandent, Galfrè, Morellato, Morra, Repossi, Sovema.

I ranghinatori possono essere classificati in quattro categorie di base, in funzione delle caratteristiche degli organi lavoranti e della modalità di lavoro: “a ruote folli” (detti anche stellari), quelli “rotativi” (detti anche  a trottola o a girello), quelli “a nastro” e infine quelli “a pettine”.

Ranghinatori a ruote folli

Tecnicamente sono i più semplici, poiché i loro organi lavoranti vengono messi in movimento per la reazione che si crea quando vengono a contatto con il suolo durante l’avanzamento. Ogni “stella” è realizzata con una serie di denti flessibili in acciaio disposti a raggiera, con il piano di rotazione leggermente obliquo rispetto alla direzione di avanzamento, per fare in modo che con la rotazione i denti flessibili sollevino il foraggio e lo spostino lateralmente. è quindi palese che le macchine a ruote folli siano le più critiche dal punto di vista della “pulizia” del foraggio, ma per contro sono anche quelle caratterizzate da capacità operative notevoli, potendo lavorare fino a 20 km/h, se il campo è ben preparato e livellato. Rispetto alle altre categorie, ulteriori vantaggi risiedono nel costo contenuto e in una manutenzione semplificata. Un piccolo “neo” risiede peraltro nel fatto che, pur realizzando ottime andane, non sono parimenti efficaci nel loro spargimento.

Ranghinatori rotativi

Si tratta di una categoria che comprende parecchi modelli, tutti dotati di grosse forche portate da uno o più tamburi ruotanti su un asse verticale. Ogni tamburo supporta una serie di bracci disposti a formare una raggiera, alla cui estremità vengono inserite le forche corredate di denti flessibili in tondino d’acciaio.

La rotazione dei tamburi è realizzata di norma dal trattore, tramite la presa di potenza e un albero cardanico; in alternativa, l’azionamento può essere idraulico oppure, per i modelli di ridotte dimensioni, derivato da una delle ruote che poggiano sul terreno. Una serie di camme collocate all’interno del tamburo movimentale forche in modo da ottenere una loro parziale rotazione che intercetta il foraggio e lo spinge lateralmente a formare le andane. Invertendo il senso di rotazione dei tamburi si esegue invece lo spandimento. I ranghinatori rotativi lavorano tipicamente tra 9 e 15 km/h, e svolgono con la medesima efficacia sia l’andanatura che lo spandimento. Si tratta di macchine certamente più rispettose del foraggio rispetto ai modelli a ruote folli; nonostante possano essere regolate per evitare il contatto dei denti con il terreno (se questo è in condizioni ottimali), per via della tipologia di moto degli organi denti lavoranti ovvero una sorta di cicloide molto aperta, imprimono giocoforza un certo trascinamento del foraggio sul terreno durante la fase iniziale della sua movimentazione.

 

Ranghinatori a nastro

Noti anche come ranghinatori a catena senza fine, o a cinghie o a rastrelli, intercettano il fieno sparso mediante pettini o pick-up di conformazione varia, per poi trasportarlo lateralmente a formare l’andana tramite un nastro trasportatore. Di norma sono idonei anche per il rivoltamento del foraggio. Sono solitamente caratterizzati da larghezze di lavoro ridotte, a causa delle dimensioni del nastro trasportatore, che deve essere piuttosto ampio per scongiurare indesiderati ingolfamenti del flusso di prodotto. Senza dubbio, si rivela la macchina ideale per limitare l’inquinamento da clostridi perché, se regolato correttamente, l’organo lavorante solleva delicatamente il foraggio trasportandolo poi a formare l’andana senza minimamente inquinarla con la terra. La principale limitazione dei ranghinatori a nastro è la scarsa capacità operativa, a causa della limitata larghezza di lavoro combinata con un velocità di avanzamento di “soli” 4-7 km/h. Viceversa, queste caratteristiche li rendono indicati per lavorare su terreni baulati e/o in appezzamenti di pendenza notevole.

Ranghinatori a pettine

In questo caso, l’organo lavorante è costituito da un aspo ad asse orizzontale che ruota trasversalmente e nel senso opposto rispetto alla direzione di avanzamento. Sono disponibili modelli sia portati che trainati; il movimento degli organi lavoranti è ottenuto con numerose soluzioni: per mezzo della presa di potenza del trattore, tramite una delle ruote che poggiano sul terreno, oppure idraulicamente tramite l’impianto centrale del trattore, o ancora con un motore endotermico di piccola potenza.

In ogni caso, l’aspo comprende tre o più pettini tra loro paralleli (spesso cinque), ognuno di questi realizzato con un’asta d’acciaio corredata da una serie di denti flessibili in tondino d’acciaio molto flessibile, che si mantengono verticali durante la rotazione dell’aspo.

La regolazione dell’asse di rotazione dei pettini rispetto all’avanzamento determina l’operazione svolta: se l’asse è perpendicolare, il ranghinatore spande o rivolta il fieno, mentre per formare l’andana deve essere obliquo. Grazie alle caratteristiche della traiettoria percorsa dai pettini (un cicloide molto stretto), questo ranghinatore è in grado di sollevare e rivoltare il prodotto senza alcun trascinamento, poiché i denti dei pettini entrano verticalmente nel foraggio e lo sollevano con un brevissimo movimento orizzontale.

Pertanto, unitamente a quello a nastro, il ranghinatore a pettine è particolarmente indicato per la raccolta di prodotti delicati, come l’erba medica, la lenticchia, ecc., perché entrambi minimizzano i danni alle foglioline e agli steli, divenuti friabili per l’essiccazione. Peraltro, anche in questo caso la produttività non può essere elevata, poiché la velocità media operativa è tipicamente tra 6 e 9 km/h, con una larghezza di lavoro che raramente supera i 3 metri.

A chiosa del tema, è curioso notare che, come in altri ambiti della meccanizzazione agricola, anche per queste macchine ad un aumento della velocità operativa si verifica un peggioramento nella qualità del prodotto ottenuto. Infatti è solo con le macchine di concezione più antica, caratterizzate da un movimento degli organi lavoranti che riproduce fedelmente quello manuale della forca, che si riesce ancora oggi ad ottenere del foraggio “pulito”, ovvero esente da inquinamento di terra.

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