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Fienagione, le macchine per l'essiccazione in campo

L’essiccazione del foraggio è fondamentale per produrre fieno con buone qualità nutrizionali e privo di contaminanti esterni. Per questo tipo di lavorazioni sono utilizzate macchine specifiche, quali ranghinatori e spandivoltafieno. Sul mercato ne esistono differenti tipologie che offrono prestazioni diversificate quanto a velocità e precisione di lavoro

di Davide Facchinetti
maggio - giugno 2021 | Back

La produzione di fieno di buona qualità parte dall’essiccazione in campo, con la quale si estrae dal foraggio fresco una grande quantità di acqua per permetterne una conservabilità nel tempo. Infatti, il foraggio fresco, appena sfalciato, ha un contenuto medio in acqua dell’80% circa, mentre in un buon fieno di acqua ne rimane soltanto il 20% circa. Da queste percentuali si deduce che per ogni quintale di erba sfalciata è necessario far evaporare ben 60 kg di acqua circa. Per effettuare questo lavoro si opera di norma sul campo, raramente si interviene in altra sede sfruttando per lo più fonti energetiche diverse dal sole. Restando nell’ambito delle lavorazioni tradizionali è possibile operare con diverse tipologie di macchine: alcune di queste sono in grado soltanto di voltare e spandere il foraggio, mentre altre effettuano la sua messa in “andana”. Nel primo caso si ha a che fare con spandi-voltafieno, mentre nel secondo caso con dei ranghinatori. Si tratta in ogni caso di una distinzione quasi desueta, dato che a differenza del passato, oggi quasi tutte le macchine permettono di essere regolate in maniera tale da poter assolvere proficuamente ad entrambe le lavorazioni. In ogni caso, comunque esse possono essere portate o trainate e, quasi sempre, derivano il moto dei loro organi lavoranti dall’albero cardanico collegato alla presa di potenza del trattore, mentre – in alcuni casi – lo stesso viene trasmesso per via idraulica o derivato dalle ruote della macchina operatrice che poggiano sul terreno.

In ogni caso, la tipologia di macchina impiegata, le modalità di esecuzione delle operazioni di campo, ivi comprese le regolazioni effettuate sulla macchina, influiscono in maniera molto significativa sulla qualità del foraggio ottenuto, specie per quanto riguarda l’inquinamento da sostanze estranee, come sassi e terra. Le regolazioni effettuate sulla macchina sono importanti sia per l’efficientamento dell’azione di rimescolamento del foraggio, che per l’eventuale formazione dell’andana, ma anche per il loro ruolo nel causare la contaminazione del foraggio ad opera di corpi estranei. Invece è meno noto come, in via subordinata, anche la tipologia di macchina scelta abbia una discreta influenza su questo aspetto.

Occorre infatti considerare che la ripetuta movimentazione del fieno durante la fase di essiccazione risulta utile anche per ridurre la presenza dei corpi estranei più grossolani (sassi e zolle di terreno) eventualmente inseriti in esso durante la falciatura, mentre le continue operazioni di rivoltamento e messa in andana favoriscono l’accumulo nel fieno di polvere che si genera in caso di contatto fra gli organi di presa (molle) e il terreno. Per limitare questo fenomeno occorre privilegiare l’utilizzo di macchine che abbiano, appunto, una minore possibilità di contatto degli organi lavoranti con il terreno. Poiché il contenuto di clostridi è strettamente correlato all’inquinamento del foraggio con le particelle di terreno, specie se provenienti dalla sua superficie, tale problematica è tanto più importante da considerare, quanto più il foraggio risulta essere destinato alla produzione del latte.

 

Rivoltamento, spargimento e messa in andana

Il ranghinatore, ovvero la macchina impiegata per la messa in andana del fieno, rimuove dalla superficie del suolo il foraggio sparpagliato su tutta la sua superficie e compone l’andana, ovvero un cumulo longitudinale creato allo scopo di proteggere il prodotto da un eccessivo inumidimento notturno o per agevolare la successiva imballatura. Nei giorni successivi allo sfalcio si effettua un periodico rivoltamento del fieno in campo, spargendo eventualmente sul campo anche il foraggio andanato la sera precedente, e utilizzando di solito la medesima macchina, ma con una modalità di funzionamento invertita.

È del tutto evidente che una corretta e attenta regolazione degli organi lavoranti in queste fasi della fienagione è fondamentale: idealmente, i denti di ranghinatori e spandi-voltafieno, e quelli dei pick-up delle imballatrici dovrebbero sfiorare il terreno, senza mai venirne a contatto. Si tratta però di una condizione teorica, poiché, nonostante lo sviluppo delle recenti tecnologie di livellamento con laser, gli appezzamenti agricoli non sono mai perfettamente piani.

 

Le diverse soluzioni

Nella comune operatività è quindi bene tendere a minimizzare l’interferenza degli organi lavoranti con il suolo; le soluzioni tecniche proposte sono varie, ad opera sia di costruttori stranieri, che italiani, con questi ultimi che molto spesso producono anche macchine brandizzate con i nomi dei più conosciuti leader di mercato mondiali. Dal punto di vista tecnico, i ranghinatori possono essere suddivisi nelle seguenti principali categorie: quelli a ruote folli (detti anche stellari), quelli rotativi (definiti anche a trottola o a girello), e infine quelli a nastro e a pettine.

 

Ranghinatori a ruote folli

È la tipologia che evidenzia la maggior criticità nel ridurre l’inquinamento da polveri, in quanto gli organi lavoranti devono necessariamente mantenere nel modo più continuo possibile un saldo contatto con la superficie del suolo, dato che vengono messi in rotazione proprio per via della reazione dovuta al contatto con lo stesso. Ogni “stella” viene realizzata con una serie di denti disposti a formare una ruota a raggiera; i denti sono realizzati con un tondino di acciaio piuttosto armonico e risultano pertanto molto flessibili. Essendo il piano di rotazione delle stelle obliquo rispetto alla direzione di avanzamento, i denti flessibili ruotando sollevano il foraggio per spostarlo lateralmente. I vantaggi dovuti a questa tipologia costruttiva sono il costo contenuto, le ridotte esigenze di manutenzione e la possibilità di mantenere in campo una velocità di lavoro molto elevata (da 12 a 20 km/h). Questo tipo di ranghinatore crea ottime andane, ma è un po’ meno valido rispetto alle altre tipologie nella funzione di spargimento e risulta poco comodo da utilizzare in appezzamenti piccoli o laddove non sia possibile operare a velocità sufficientemente elevate.

Ranghinatori rotativi (a trottola o a girello)

È questa una categoria piuttosto variegata, nella quale si annoverano vari modelli piuttosto dissimili tra loro, ma che si accomunano per la tipologia degli organi lavoranti, che sono in sostanza delle grosse forche, che hanno denti flessibili in tondino d'acciaio. Le forche sono montate su una serie di bracci (generalmente da 4 a 6) che vengono disposti a raggiera su uno o più tamburi ruotanti su di un asse verticale. La rotazione dei tamburi è di norma derivata dalla presa di potenza del trattore, o in alternativa dalle ruote proprie della macchina operatrice, mentre una serie di camme collocate all’interno del tamburo provvede ad effettuare un parziale sollevamento delle forche, finalizzato a intercettare il foraggio e muoverlo lateralmente per formare l’andana. Invertendo la rotazione dei tamburi, è invece possibile utilizzare proficuamente la medesima attrezzatura come spandivoltafieno. Le velocità tipiche di lavoro di questa tipologia di macchinari variano tra i 9 e i 15 km/h. Sebbene trattino più delicatamente il foraggio rispetto ai modelli a ruote folli e possano essere regolati con cura in modo da sfiorare il terreno (ovviamente in condizioni di campo ottimali), operano comunque un certo trascinamento del prodotto sul terreno, causato da un movimento a cicloide molto aperto dei denti flessibili, che li pone molto vicino al terreno per circa un terzo di ogni rotazione che gli stessi compiono.

 

Ranghinatori a nastro o a cinghie

Si tratta di macchine che effettuano generalmente un sollevamento del fieno mediante il classico pick-up, mentre un nastro trasportatore provvede successivamente a traslarlo lateralmente per formare l’andana. Sono macchine impiegabili anche per il rivoltamento e per il disfacimento mattutino delle andane, sebbene effettuino queste operazioni con efficacia ridotta. Le loro larghezze di lavoro solitamente sono limitate, infatti aumentando la lunghezza del nastro trasportatore, deve essere incrementata – proporzionalmente – anche la larghezza dello stesso, al fine di evitare ingolfamenti. Si tratta però di una soluzione tecnica molto interessante per limitare al massimo l’inquinamento del foraggio con particelle di terreno, poiché l’organo lavorante solleva lo strato di foraggio dal terreno che, successivamente, viene trasportato fino all’andana evitando rischi di ulteriori contaminazioni. Sono, comunque, attrezzature che hanno una ridotta capacità operativa, considerata la bassa velocità di avanzamento (4-7 km/h) che normalmente riescono a mantenere in campo. Le loro dimensioni limitate e la tipologia di organo raccoglitore le rendono adatte a lavorare su terreni sconnessi e/o caratterizzati da pendenze rilevanti.

 

Ranghinatori a pettine

I ranghinatori a pettine basano il loro funzionamento su di un aspo lavorante dotato di pettini dentati, che ruota su di un asse orizzontale, il quale è disposto trasversalmente rispetto alla direzione di avanzamento. Sul mercato si trovano sia modelli portati sia modelli trainati, azionati tramite ruote poggianti sul terreno, tramite albero cardanico collegato alla trattrice o anche idraulicamente. In ogni caso, l’aspo porta da 3 o 6 pettini paralleli tra loro (di norma 5), che mantengono un orientamento costantemente verticale durante la rotazione dell’aspo. La regolazione dell’asse di rotazione determina la funzionalità della macchina come spandivoltafieno (quando l’asse risulta normale rispetto alla direzione di avanzamento), o come ranghinatore (quando invece è obliquo). Grazie alla cicloide molto stretta percorsa dai denti rispetto al terreno su cui transitano, il prodotto può essere sollevato da terra subendo un trascinamento quasi impercettibile. I denti dei pettini entrano verticalmente nella massa di foraggio e lo sollevano con un breve spostamento orizzontale che avviene a qualche mm dalla superficie del suolo, ritirandosi poi nel prosieguo della rotazione. La limitata velocità di avanzamento permessa da queste macchine, tipicamente compresa tra 6 e gli 8 km/h, correlata ad una larghezza di lavoro che raramente supera i 3 m per i modelli a singolo rotore, non permette di ottenere capacità di lavoro elevate. Per ovviare a questo inconveniente sono stati messi a punto ranghinatori a pettine a 2 o a 3 aspi.

 

L’importanza delle regolazioni

La regolazione della corretta altezza di lavoro è quella più importante, sia per limitare la contaminazione del foraggio da polvere (e clostridi), sia per limitare le perdite in campo (specie in fase di creazione dell’andana). Una corretta regolazione deve evitare il contatto a terra degli organi lavoranti posizionandoli indicativamente ad almeno 1-2 cm di altezza. Per ovvi motivi, tale regolazione non è però effettuabile con i ranghinatori a ruote folli. Premesso che le perdite in campo, specialmente con le leguminose, sono direttamente proporzionali al grado di essiccazione e al numero di interventi di movimentazione del foraggio, è logico che per limitare le perdite (e i costi di produzione), quando possibile, si debba operare limitando al massimo il rivoltamento del fieno in campo. Durante la normale operatività occorre evitare di cercare di aumentare le capacità di lavoro attraverso l’incremento delle velocità di rotazione degli organi lavoranti per poter così aumentare la velocità d’avanzamento, perché così facendo si causano inevitabilmente maggiori maltrattamenti con il conseguente incremento delle perdite di prodotto in campo, prevalentemente imputabili al distacco o alla rottura delle foglioline. La maggior parte dei voltafieno e dei ranghinatori oggi in commercio presentano velocità di rotazione e di avanzamento ben definite: se vengono superate, influiscono negativamente sia sull’affidabilità della macchina, sia sulla qualità del prodotto ottenuto. Per mantenere al massimo la qualità, è invece di norma consigliabile scendere leggermente al di sotto dei valori indicati dai costruttori, anche per via del fatto che il mercato sta progressivamente selezionando foraggi con requisiti qualitativi sempre più elevati.

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