Tappeti erbosi, il trapianto delle zolle come alternativa alla semina
I prati ottenuti con il trapianto delle zolle rappresentano un’alternativa alla semina specie quelli con funzione sportiva e ornamentale. L’origine è antica in quanto i pionieri di questa tecnica furono gli Arabi, i Greci e i Romani. Gli sviluppi successivi si sono registrati lentamente nel corso degli anni
Nel XVII secolo, in Gran Bretagna, nel libro di giardinaggio scritto da J. Rea e J. Evelyn viene fatta menzione del trapianto: le zolle venivano prelevate da pascoli naturali con uno spessore di 120-150 mm. Nel 1890 W.J. Beal, ricercatore nella qualificata stazione sperimentale del Michigan, produce la prima pubblicazione scientifica sul trapianto delle zolle. Bisogna però attendere il 1917 quando Piper e Walkey, nel loro libro dedicato al tappeto erboso per il golf, forniscono la prima descrizione tecnica completa del trapianto della cotica. Sempre negli USA inizia, nei primi anni del ‘900, la produzione delle zolle in modo specializzato nel vivaio, mentre bisogna attendete gli anni ‘40 del secolo scorso per avere la prima macchina che preleva le zolle dal vivaio e gli anni ‘60 per quella che arrotola le zolle. In Europa la tecnica del trapianto delle zolle si afferma a partire dal 1960 soprattutto in Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda e, successivamente, trova applicazione e si diffonde anche in Italia. Rispetto alla semina, il trapianto delle zolle offre questi sostanziali vantaggi: copertura completa e immediata, tempi ridotti per la fruibilità, possibilità di installazione durante tutto l’arco dell’anno. Per contro il costo dell’installazione rispetto alla semina è decisamente più elevato. Le fasi che caratterizzano la tecnica del trapianto delle zolle possono essere così riassunte: coltivazione in vivaio, prelievo e trasporto delle zolle, messa a dimora delle zolle.
Coltivazione in vivaio
La coltivazione è fatta secondo due tecniche: in pieno campo e fuori suolo, La prima è decisamente la più diffusa ed è l’oggetto di questo articolo. Per la coltivazione in pieno campo si preferiscono suoli sabbiosi e sabbioso-limosi, in quanto favoriscono il drenaggio e la crescita e rendono più facile ed efficace il prelievo delle zolle. La produzione di queste cotiche richiede grande professionalità, con specifici programmi di coltivazione e di manutenzione. Il suolo viene preparato con un substrato di coltivazione generalmente di sabbia silicea reso perfettamente livellato. La semina viene fatta con seminatrici da prato con miscugli diversi a seconda della funzione e della fruizione del tappeto. A differenza del passato, il mercato offre una vasta gamma di scelta in grado di soddisfare le esigenze più diverse nel settore dei tappeti di qualità, compreso la produzione di tappeti per funzioni specifiche atte a soddisfare particolari esigenze di terreno e di condizioni orografiche. La coltivazione in campo – prima di avere il tappeto pronto – dura almeno 12 mesi, ma generalmente si protrae per 18 mesi. La cura manutentiva durante questo periodo deve essere particolarmente attenta, con una sorveglianza giornaliera, in modo da soddisfare le esigenze di irrigazione, di rasatura (molto frequente), nonché per effettuare gli interventi di fertilizzazione e di difesa contro le infestanti e gli attacchi parassitari. Tutto questo richiede il ricorso a manodopera qualificata e l’impiego di macchine e attrezzature adeguate per eseguire con efficacia gli interventi di manutenzione senza produrre azione di compattamento della cotica e per effettuare il successivo prelievo delle zolle. La coltura fuori suolo si fa in appositi contenitori, con un substrato generalmente costituito con una prevalenza di corteccia di pino finemente macinata e calibrata e da segatura di legno opportunamente trattata, in modo da formare una struttura drenante favorevole allo sviluppo radicale. Il substrato così costituito viene disposto in strato sottile su una pellicola di polietilene eseguendo contemporaneamente la distribuzione del miscuglio di semente. La formazione del tappeto pronto per il trapianto avviene in soli 6 mesi. Un caso particolare è rappresentato dalla produzione di zolle di tappezzanti, cioè zolle con erbacee sempre verdi che si propagano per rizomi e stoloni, adatte a coprire, in sostituzione del tappeto erboso, zone fortemente ombreggiate.
Prelievo e trasporto delle zolle
Il tappeto da trapianto viene generalmente commercializzato in piastre di circa 1 m2 ed anche di minore superficie e, più frequentemente, in rotoli Anche i rotoli hanno varie dimensioni. Quelli piccoli hanno una larghezza sui 40 cm mentre la lunghezza arriva fino a 2,5 m. Possono essere manipolati e messi in opera anche manualmente. I grandi rotoli hanno larghezze da 0,50 a oltre 1 metro e lunghezza oltre i 10 metri (sino a 30-50 metri). Raccolta, trasporto e messa a dimora vengono eseguiti in modo completamente meccanizzato.
Le macchine per il prelievo, sono semoventi e possono essere con conducente a terra o con conducente a bordo. Le prime sono una sorta di motocoltivatore con ruote anteriori e, posteriormente, lama di taglio che penetra nel terreno a profondità di pochi millimetri. Producono piastre o rotoli di piccole dimensioni. Le semoventi con conducente a bordo sono azionate da motore Diesel. L’organo di lavoro è costituito da un apparato di taglio che penetra nel terreno tagliando e asportando la cotica, e da un nastro trasportatore che ne effettua lo scarico. Possono produrre sia piastre, sia rotoli. La profondità di penetrazione è regolabile da pochi mm a 50 mm. I rotoli di determinate dimensioni (Big roll), sono generalmente avvolti meccanicamente con un film di plastica o con una rete per proteggerne l’integrità. è importante controllare la qualità delle zolle, sia con osservazioni visive dell’aspetto, sia con misure della resistenza meccanica (forza orizzontale necessaria per dividere la zolla).
Il trasporto dei Big roll è effettuato con camion che possono essere scoperti, telonati o anche refrigerati. L’impiego di questi ultimi è legato al tempo che intercorre tra il prelievo e la messa a dimora delle zolle, che non deve superare le 36-48 ore. Quando si supera questo intervallo, per non compromettere il risultato, i rotoli vanno conservati in celle refrigerate.
Messa a dimora delle zolle
Il terreno che riceve le zolle deve essere ben drenato e ben preparato così come richiesto per la semina. Oltre il drenaggio è quindi importante effettuare una buona concimazione con eventuale impiego di ammendanti (l’ammendante va ben mescolato nel substrato per una profondità di 100 mm). Vanno poi eseguiti una fresatura superficiale (profondità 150 mm), e il livellamento, che può essere effettuato con lama livellatrice a laser, in modo da ottenere una superficie perfettamente piana. In questi ultimi anni sempre più si tende a fare ricorso all’impiego di consorzi micorizzati (insieme di funghi e batteri) per migliorare, sia la fertilità del terreno, sia la resistenza delle piante alle malattie. Questo in quanto si viene a creare nella rizosfera un’interazione naturale tra pianta e microrganismi, con reciproci scambi da cui la pianta trae vantaggio.
I rotoli vengono posti a dimora con macchine srotolatrici. L’apparato srotolatore può essere posto posteriormente o anteriormente alla macchina motrice. Anche le piastre possono essere messe a dimora meccanicamente; all’uopo sono stati realizzati anche speciali macchine robotizzate.
A deposizione avvenuta va eseguita una rullatura che ha la funzione di favorire, sia la perfetta adesione del rotolo al substrato, sia il rapido radicamento nel substrato. Nella prima settimana il prato va irrigato con frequenza mentre, già dalla seconda settimana l’intervento irriguo va ridotto. Nel complesso l’esigenza irrigua del prato in rotoli all’installazione è minore di quella richiesta dal prato alla semina. Ad ogni intervento irriguo l’apporto di acqua, indicativamente, è intorno ai 15 litri/m2 (circa 150 m3 ad ha). La prima falciatura si effettua, a seconda del tipo di miscuglio, dopo 6 – 10 giorni dalla messa a dimora.