Sistemi e macchine per la semina del tappeto erboso
I sistemi di installazione del tappeto erboso consistono nella semina, nell’idrosemina e nella rinzollatura. Indipendentemente dalla tecnica adottata è fondamentale la scelta delle essenze foraggere destinate alla costituzione del miscuglio da distribuire al momento della semina. Quest’ultima può essere effettuata con varie tipologie di macchine in ragione delle caratteristiche del tappeto e delle funzioni alle quali è destinato
L’inerbimento del suolo attraverso la creazione del tappeto verde, realizzato con erba naturale, ha diverse funzioni a cui corrispondono differenti tipologie di tappeto. In relazione al tipo di fruibilità e alla funzione si distinguono le seguenti tipologie di tappeto erboso: ornamentali, caratterizzati dalla elevata qualità derivante dalla forte densità e dalla finezza delle foglie delle diverse essenze. Si tratta di tappeti che necessitano sempre di una cura manutentiva intensa e puntuale, oltre che di frequenti interventi di taglio: fioriti, riconducibili alla tipologia dei tappeti ornamentali ma caratterizzati da abbondanti e colorite fioriture che si protraggono dalla primavera all’autunno; ricreativi o rustici, per i quali la fruizione prevede anche l’accesso delle persone, per cui le essenze devono avere una buona resistenza al calpestamento. La diversificazione in questo raggruppamento è abbastanza forte e anche differenziato è il livello di manutenzione; per lo sport, cioè tappeti sui quali si praticano diversi tipi di sport dal calcio al golf, dal rugby al tennis etc., a livello sia amatoriale che professionale. Le caratteristiche sono diverse non solo in funzione del tipo di sport ma anche, nel caso del golf, per le singole aree del campo (tee, green, fairway). Per i tappeti tecnici, esiste una vasta gamma con destinazioni diverse. Si va dalla copertura di pendii e scarpate per la difesa dall’erosione al rivestimento di superfici destinate a parcheggi, dalla copertura delle sponde fluviali alla rivegetazione di piste da sci e di cave, etc. Spesso si tratta di installazioni in suoli difficili per pendenza, natura o esposizione, per le quali oltre a essenze particolari si ricorre a tecniche di installazione molto specifiche.
I sistemi di installazione del tappeto erboso sono sostanzialmente riconducibili a: semina, idrosemina e rinzollatura. In questo articolo verranno trattati i primi due. Indipendentemente dal sistema adottato, l’aspetto fondamentale è rappresentato dalla scelta delle essenze foraggere destinate alla costituzione del miscuglio da distribuire al momento della semina.
Scelta delle essenze
Nella costituzione di un tappeto l’incidenza della spesa per l’acquisto della semente generalmente non supera il 5% del costo complessivo, per cui cercare di risparmiare sul seme è certamente una scelta sbagliata. È invece estremamente importante scegliere correttamente le essenze da impiegare, perché da esse dipende in gran misura la buona riuscita dell’impianto e la sua durata nel tempo. Le specie di interesse sono poco più di una decina, ma il miglioramento genetico ha portato a una forte differenziazione delle stesse, con la creazione continua di nuove varietà, aventi caratteristiche anche sensibilmente diverse in seno alla medesima specie. Ciò allo scopo di soddisfare le differenti esigenze delle singole tipologie di tappeto. Come regola generale è buona norma impiegare un miscuglio di specie e varietà differenti.
Nella scelta devono essere presi soprattutto in considerazione: la tipologia di tappeto erboso, l’intensità e il tipo di fruizione, il livello di soleggiamento o di ombreggiamento, il clima e la disponibilità idrica. Nei tappeti ornamentali, ad esempio, il taglio frequente viene eseguito ad altezze inferiori ai 20 mm, per cui le specie scelte devono sopportare le basse o molto basse (3-5 mm) altezze di taglio. Quando la fruizione comporta anche il calpestamento del tappeto, le essenze dovranno avere una certa resistenza a tale tipo di fruizione. La capacità di adeguamento alla scarsità di luce, dovrà invece essere posseduta dalle essenze dei tappeti che, per la presenza di alberi o altro, si vengono a trovare in ombra per larga parte della giornata o anche in modo continuativo. Nei climi caldi e secchi la scelta cade sulle macroterme, come il cynodon dactylon, la dichondra repens, etc,. mentre nelle zone a clima continentale le essenze da impiegare sono quelle del gruppo delle microterme, quali quelle delle varietà delle specie lolium, festuca, poa, etc. Nelle zone di transizione climatica si può eseguire, su un tappeto di macroterme che assicurano vigore vegetativo durante il calore estivo, una trasemina di microterme nel periodo autunnale, in modo da avere una bella vegetazione verdeggiante anche durante la stagione fredda. Altro aspetto importante da considerare è il tempo di installazione della vegetazione prativa, contenuto in 6-7 giorni per il lolium perenne e in 10-12 giorni per le festuche.
Il cambiamento climatico e la sempre più sentita esigenza di risparmio idrico, ha spinto la selezione, soprattutto delle specie cynodon, lolium e festuca, verso la creazione di cultivar tolleranti al clima caldo e secco e con bassa esigenza di irrigazione. La caratteristica di queste cultivar è la densità e profondità dell’apparato radicale, sinonimo di resistenza agli stress abiotici. Profondità che può raggiungere anche i 3 metri con accrescimenti, in condizioni ottimali, anche di 1 mm al giorno. Caratteristiche, queste, che stanno anche a indicare una maggiore capacità di stoccaggio del carbonio. La resistenza alla siccità è pure legata al fatto che le cellule di queste cultivar sono più grandi rispetto alla specie d’origine e, quindi, in grado di accumulare più acqua.
Semina
Il periodo di semina può essere l’autunno o la primavera; nel secondo caso bisogna intervenire quando le temperature si sono elevate per evitare il rischio di gelate. Il terreno va adeguatamente preparato, eseguendo preliminarmente il diserbo per eliminare le infestanti. Quando il diserbo ha terminato il suo effetto si procede alla rimozione dei residui e si effettua la lavorazione del terreno, attraverso una vangatura o un’aratura a una ventina di centimetri di profondità, seguita da fresatura o erpicatura per sminuzzare le zolle di terreno. In questa fase si possono aggiungere ammendanti ed anche micorrize, al fine di migliorare la composizione e la struttura del suolo e di creare le migliori condizioni per la vegetazione.
La quantità di seme è indicativamente dell’ordine di 25-40 grammi per m2, ed è molto legata alla qualità e al tipo di miscuglio. La dimensione del seme, è infatti molto variabile tra le diverse specie e le differenti cultivar. Per le festuche il numero di semi per grammo varia da 800 a 1500, per il lolium perenne da 500 a 800, per le poa da 3000 a 4000, mentre per le agrostidi si arriva a 20000-25000 semi per grammo.
La semina con spargimento manuale del miscuglio è prerogativa di superfici molto ridotte. Diversamente si possono impiegare carrelli spandiseme con caduta per gravità o per forza centrifuga, oppure seminatrici a file. I primi possono essere a spinta manuale od anche trainati, portati o semoventi. Le seminatrici invece possono essere trainate, portate o semoventi. La soluzione più semplice è rappresentata dai carrelli con caduta del seme e a spinta manuale, costituiti da una tramoggia montata su due ruote, con una apertura regolabile sul fondo per la caduta dei semi, e un aspo rotante che ne favorisce la discesa. I carrelli che operano lo spargimento per forza centrifuga sono analoghi, se non gli stessi, degli spandiconcimi centrifughi. Dalla tramoggia il seme cade su un disco rotante che ne effettua lo spargimento per forza centrifuga. Eseguita la semina con queste due tipologie di macchine è bene effettuare la distribuzione di uno strato di 3-4 mm di terriccio da prato per la copertura dei semi, seguita da una leggera rullatura. I carrelli semoventi che effettuano la semina per caduta, montano nella parte anteriore un rullo liscio e nella parte posteriore un aspo rotante che provvede ad interrare il seme. Le seminatrici specifiche a righe invece, effettuano la semina interrando direttamente il seme.
Per essere sicuri di effettuare correttamente la semina è consigliabile eseguire due passate tra loro incrociate ad angolo retto, distribuendo ad ogni passata metà della dose totale. Specie per le seminatrici a carrello, è buona regola effettuarne la taratura, variando l’apertura del fondo della tramoggia e raccogliendo e pesando il seme distribuito su una data superficie, in modo da verificare la dose a m2 e quindi scegliere l’apertura corretta. Eseguita la semina dovranno essere effettuate irrigazioni leggere anche più volte al giorno in modo da favorire la germinazione dei semi. A germinazione avvenuta (6-10 giorni), l’irrigazione va limitata a una volta al giorno sino a che l’erba ha raggiunto l’altezza di circa 10 cm, dopo di che si effettua il primo taglio. A questo punto il tappeto è formato e si pratica la normale manutenzione.
Idrosemina
In aree del tutto o in parte inaccessibili, quali pendii, scarpate, piste da sci, etc., si ricorre alla idrosemina o semina idraulica. La funzione è sia tecnica che estetica. Tecnica, in quanto l’inerbimento svolge una funzione antierosiva e di stabilità idrogeologica; estetica, in quanto consente una mitigazione ambientale in particolari situazioni quali, ad esempio, l’integrazione paesaggistica nel recupero di una cava.
L’operazione viene eseguita con macchine specifiche. Sono sostanzialmente costituite da un serbatoio, con capacità da 500 a 5000 litri, nel quale il seme è posto in una soluzione acquosa costituita da acqua, collante, la cui funzione è quella di tenere ancorato il seme al terreno prima della germinazione e altri ingredienti, da definire in qualità e dose a seconda delle condizioni di lavoro. La soluzione viene mantenuta omogenea, o per via idraulica, con il ricircolo della stessa all’interno del serbatoio, o in modo meccanico, con una coclea rotante. La soluzione, messa in pressione da una pompa, viene proiettata sul terreno, con una gittata che può raggiungere anche i 60 metri, tramite una lancia detta “cannoncino”, manovrabile anche manualmente. L’azionamento avviene tramite la pdp della trattrice, per le macchine trainate e portate, o ad opera di un motore ausiliario. In questo secondo caso le macchine sono montate su un mezzo carrellato che funge da transporter.
Le specie vegetali impiegate, appartengono alla famiglia delle graminacee da foraggio e a quella delle leguminose da semenzaio. I migliori risultati si ottengono utilizzando le specie autoctone. Le dosi sono in genere superiori a quelle di una normale semina. Insieme al seme a al collante possono essere miscelati ammendanti, come l’humus in polvere, fertilizzanti e materiale pacciamante, con funzione mulching, costituito da fibre di legno o di paglia. Il periodo di semina da preferirsi è quello autunnale. In funzione della modalità adottata e in relazione ai diversi livelli di pendenza e di natura del suolo, possiamo distinguere tra idrosemina: potenziata, effettuata in una sola passata irrorando la miscela comprensiva di mulch; a spessore, effettuata su scarpate di grande pendenza, per la quale la dose di mulch è elevata e l’erogazione avviene frazionandola in due o più passate; idrosemina a matrice di fibre legate, quando l’erogazione è preceduta dalla stesura sulla superficie da trattare di una biostuoia.
In casi estremi, per condizioni di non accessibilità con mezzi da terra atti a eseguire l’intervento, nemmeno nelle vicinanze dell’area da trattare, l’idrosemina può essere eseguita con l’elicottero. In queste condizioni occorre creare una stazione di preparazione, il più vicino possibile alla zona d’intervento, in cui portare quanto serve per effettuare l’operazione: acqua, miscuglio per la semina, collante, ammendate e pacciamante. Il trattamento è effettuato ponendo in un apposito serbatoio la soluzione opportunamente preparata per l’idrosemina. Il serbatoio, portato dall’elicottero nella zona da trattare, scarica il contenuto in modo uniforme. Vengono eseguiti più voli, fino a completare la copertura della superficie interessata. L’intervento deve quindi essere preceduto da un attento studio della zona, al fine di individuare la posizione migliore della stazione di preparazione.