Nuove tecnologie per l'aratura dei campi
Il classico "aratrorovesciatore" sembra a prima vista uno strumento molto semplice, mentre in realtà è tra gli strumenti che più hanno beneficiato delle innovazioni occorse nel tempo, fino ad arrivare ad essere progettato con software di modellizzazione ad elementi finiti molto sofisticati
L'aratro è lo strumento che fin dall’antichità consente all’uomo di smuovere il terreno e prepararlo per le successive lavorazioni di affinamento. E’ quasi certo che i primi strumenti atti ad effettuare questo lavoro furono introdotti in Mesopotamia, grazie al fatto che proprio lì si ammaestrarono i primi buoi capaci di mettere a disposizione una grande forza di trazione. Si trattava di strumenti molto semplici, detti aratri a chiodo, interamente in legno, che riuscivano a scalfire solo la parte più superficiale del terreno. Furono però i romani, con le innovazioni apportate nella metallurgia, a introdurre delle modifiche di sostanza come le ruote (per facilitarne il lavoro su campi "pesanti"), il coltro (o coltello) che effettua il taglio verticale del terreno, il vomere che effettua il taglio orizzontale del terreno e infine anche il versoio che ribalta le zolle di terra appena tagliate.Questo strumento rimase poi pressoché immutato fino alla rivoluzione industriale, con la produzione e la diffusione di aratri realizzati interamente in acciaio. Fu poi dall’800 che si cominciarono ad applicare gli studi matematici per migliorare la funzionalità dell’aratro, e verso la metà dell’800, grazie alla potenza delle locomobili, si costruirono anche aratri polivomeri a bilanciere.Sebbene in Inghilterra tutti gli aratri avessero già dalla fine dell’800 il corpo lavorante in metallo, in Italia i corpi in legno rimasero comuni fino alla seconda guerra mondiale.
Ma è a partire dal ‘900, con la diffusione delle prime trattrici a motore endotermico che iniziò lo sviluppo di molti modelli polivomeri, mentre a partire della fine della seconda guerra mondiale la diffusione dei sollevatori sulle trattrici permise di mettere a punto e diffondere anche gli aratri portati reversibili (o doppi). Fu poi dal secondo dopoguerra che la forma e la funzione degli aratri sono andate cambiando e perfezionandosi fino a giungere alle complesse macchine moderne.
I moderni aratri trainati in linea generale sono sempre dotati di ruote,vengono utilizzati prevalentemente nell’agricoltura d’oltralpe dove si effettuano classicamente arature piuttosto superficiali operando fuori solco con trattori piuttosto potenti. La bassa profondità di lavoro consente elevate capacità operative grazie alla possibilità di utilizzare lo sforzo traente garantito dalla trattrice per anche 15 vomeri. Alle latitudini italiane, ove si preferisce massimizzare le produttività del campo, ci si spinge a profondità maggiori e si opera classicamente entro-solco con aratri doppi portati, e raramente si arrivano ad utilizzare 5-6 vomeri. Molto comoda per il territorio italiano è stata anche l’introduzione di modelli caratterizzati da un telaio pieghevole, atto a facilitare notevolmente le fasi di trasporto, nelle quali con i classici modelli portati a telaio fisso aventi tre o più vomeri, il rischio di andare fuori sagoma diveniva troppo spesso una certezza, nonché quella di aratri polivomere reversibili portati, dotati di ruote per il controllo della profondità di lavoro, e capaci di eseguire sia arature entro che fuori-solco, che vengono montati su di un particolare telaio con articolazione a parallelogramma avanzato di tipo auto-allineante e sono asserviti idraulicamente per poter effettuarne le regolazioni anche durante il lavoro.
Le esigenze tecniche e agronomiche hanno portato a creare nel tempo anche aratri particolari come quelli a bilanciere, composti dadue aratri completi riuniti per le estremità anteriori delle buri con corpi lavoranti a destra e a sinistra per rovesciare la fetta sempre dallo stesso lato) quelli affossatori utilizzati per scavare i fossi, nonché diverse tipologie di aratri ripuntatori che servono ad aprire nel terreno dei canaletti sotterranei utili per lo smaltimento delle acque in eccesso.
Comunque siano costituiti i moderni aratri devono possedere elevate doti in termini di robustezza, leggerezza, versatilità, manovrabilità, qualità e capacità di lavoro. Questi risultati sono stati ottenuti mediante un continuo miglioramento qualitativo dei prodotti, basato anche sulle esperienze pregresse dei vari costruttori, che oggi fanno ricorso ad acciai con caratteristiche tra loro molto differenti per la realizzazione di ogni singolo componente.
Per consentire agli aratri di lavorare anche i terreni più difficili, caratterizzati dalla presenza di ceppaie, grosse radici interrate o massi sottosuperficiali, fin dal 1870 in Australia si misero a punto i primi dispositivi di sicurezza, grazie ai quali il corpo lavorante era lasciato libero di muoversi una volta oltrepassata una determinata coppia resistente limite, per poter seguire l’andamento dell’ostacolo incontrato e andare poi a ricollocarsi automaticamente nella posizione di lavoro. Tali sistemi, attualmente denominati “non-stop” si sono anch’essi evoluti dalle primordiali realizzazioni “a molla” fino agli attuali meccanismi idraulici che permettono di modificare a piacimento anche i valori di intervento.
Elevato nel tempo è stato anche il livello di innovazione introdotto in componenti fondamentali come i versoi, organi discissori-rovesciatori che oggigiorno si caratterizzano per una grande differenziazione sia in termini di forme tra loro spesso molto differenti, nonchè di materiali impiegati, tanto che, allo scopo di diminuire gli attriti contro il terreno smosso, si è arrivati in alcuni casi a prevedere l’utilizzo di versoi ricoperti in teflon o in materiali plastici.
Anche la bure, che in realtà altro non è se non il “telaio” dell’aratro, ha beneficiato dell’evoluzione tecnologica che le ha permesso nel tempo di incrementare notevolmente la sua rigidezza e la resistenza strutturale senza accrescerne il proprio peso in maniera proporzionale. Per ottenere questi risultati si è fatto spesso ricorso a softwarecon modellazione solida ad elementi finiti, che consentono oltre alla realizzazione del disegno, anche di effettuare tutti i calcoli necessari per conoscere la resistenza agli sforzi imposti durante il lavoro in ogni punto della macchina onde ottimizzare la macchina sin dalla fase progettuale, mentre nella successiva fase di costruzione si utilizzano macchine a controllo numerico dell'ultima generazione, che garantiscono la massima precisione e qualità e si vanno a ricercare materiali molto pregiati, con caratteristiche di resistenza allo snervamento elevatissime, e definibili quasi “pregiati” per il normale utilizzo in campo agricolo; tutto ciò fino ad arrivare per alcuni costruttori a farsi produrre acciai con specifiche molto particolari e realizzati in esclusiva.
L’evoluzione tecnologica in ambito metallurgico, la messa a disposizione di acciai al boro e di acciai microlegati con elementi molto ricercati, ha invece permesso di realizzare degli organi taglienti come coltri, vomeri e avanvomeri che sono in grado rispetto a quelli di alcuni decenni or sono di garantire durate molto più elevate.
Sebbene il leader mondiale in questo campo sia con ogni probabilità la norvegese Kverneland (ora parte del gruppo Kubota) nel nostro paese operano una moltitudine di aziende specializzate nella costruzione di aratri, dove si riscontrano sia realtà aziendali di medie dimensioni capaci di produzioni di elevatissima qualità, tanto da essere in grado in alcuni casi di arrivare ad esportare oltre il 90% della loro produzione, sia piccole realtà artigianali capaci come un “atelier” di cucire il singolo prodotto particolare necessario per particolari realtà locali, caratterizzate ad esempio dalla presenza di tenacissimi terreni oppure dall’esigenza di effettuare estemporanee lavorazioni profondissime. Senza la pretesa di essere esauriente sull’argomento, data la numerosa presenza di marchi nostrani, vale comunque la pena di citare i più conosciuti anche all’estero, tra cui la Nardi di Perugia, la Moro Aratri di Fontanella (BG), la veneziana Moro Pietro Meccanica, la modenese Annovi Aldo & C., la cremonese ER.MO., la C.M.A. di Predappio, la mantovana Greco Fratelli, la foggiana Colia Meccanica, la bresciana Emmegiemme, le sicule Di Raimondo e SIDER.MAN, nonché la padovana Bordin Ettore & figli.