Materie prime, un'incognita per l'industria agromeccanica
La forte crescita della produzione rischia di essere frenata dalla carenza di materie prime, oltre che dai costi crescenti della logistica. A causa del blocco delle forniture cinesi i costi dei materiali ferrosi e del silicio per l’industria elettronica sono saliti oltre ogni previsione. Le attuali scorte possono coprire gli ordinativi sino alla metà del prossimo anno, ma per il prosieguo permangono incertezze e preoccupazioni
Il mercato mondiale della meccanica agricola registra in questi mesi un andamento positivo con incrementi significativi in tutti i principali Paesi. La domanda globale di tecnologie per l’agricoltura continua ad essere ancora molto elevata, tuttavia nei prossimi mesi il trend di crescita rischia una brusca frenata a causa delle difficoltà che si stanno registrando nella logistica e dell’aumento dei costi delle materie prime.
Su questi aspetti si è soffermato il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti, nel corso della conferenza stampa tenutasi alla vigilia di EIMA 2021. Il World Container Composite Index, che analizza i valori di noleggio dei container sulle principali rotte navali, indica come a settembre di quest’anno il prezzo di noleggio risulti cresciuto del 292% rispetto all’anno precedente. L’incremento dei prezzi delle commodity, già in atto da alcuni mesi, è diventato particolarmente consistente lo scorso settembre quando i costi energetici hanno registrato una crescita del 365%, lamiere e coils a caldo rispettivamente del 234% e del 200%, il polietilene del 160% e il polipropilene una crescita del 123% (Anima Confindustria).
«Mentre il costo della bolletta energetica risente di fattori di natura congiunturale, e in un certo arco di tempo può quindi tornare su livelli accettabili – ha spiegato Malavolti – la crisi delle materie prime nasce da una precisa strategia politica cinese, rispetto alla quale non è facile prevedere contromisure. La Cina ha infatti ridotto le esportazioni di acciaio e materiali ferrosi per soddisfare la domanda interna in forte crescita, e di conseguenza il prezzo d’acquisto delle forniture per l’industria della meccanica agricola, in Italia come all’estero, è salito vertiginosamente (in alcuni casi anche del 100%)». Il problema non è soltanto italiano, ma riguarda il settore agromeccanico a livello mondiale. Il comparto non deve fronteggiare solo l’emergenza che riguarda i materiali plastici e ferrosi – è stato spiegato nel corso della conferenza – ma anche quella relativa alla carenza di silicio metallico, imprescindibile per la produzione di chip e semiconduttori che servono per tutti i sistemi 4.0 applicati alle macchine agricole.
Secondo i dati diffusi da Bloomberg, la scarsità di silicio, anche in questo caso innescata dal taglio delle forniture cinesi, ha fatto salire i prezzi del 300% in meno di due mesi. «Al momento le aziende agromeccaniche italiane riescono ancora a soddisfare gli ordinativi – ha spiegato il presidente dei costruttori – sia pure ricorrendo a forniture molto più costose e utilizzando le scorte accumulate. Tuttavia si stima che, se le tensioni sul mercato delle materie prime non dovessero rientrare in tempi brevi, l’autonomia delle aziende nell’evasione degli ordini potrebbe non essere superiore ai sei-otto mesi».
Come rilevato dal Barometro FederUnacoma – l’analisi di clima che l’associazione conduce periodicamente tra le aziende associate – oggi gli indici di fiducia dei costruttori italiani sono ancora relativamente buoni, ma si tratta di una situazione da monitorare attentamente giacché il quadro di riferimento complessivo potrebbe peggiorare in modo repentino. «Il tema ha una rilevanza politica – ha concluso Malavolti – per almeno due aspetti: quello relativo alla debolezza dell’industria siderurgica nazionale, sempre più dipendente dall’estero, e quello relativo ai rapporti commerciali con la Cina».