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Tecnica

Le trapiantatrici per alberi

I modelli oggi disponibili sul mercato sono in grado di aumentare enormemente la produttività e la qualità del trapianto. La trapiantatrice è una tecnologia che si utilizza per interventi su ogni tipo di pianta, e che può essere supportata con sistemi ISOBUS e integrata anche con tecnologie per l’irrigazione localizzata

di Daniela Lovarelli
luglio - agosto - settembre 2022 | Back

In Italia il comparto vivaistico è molto vivace, soprattutto per le piante da frutto e quelle ad alto fusto destinate ai giardini ornamentali o per la produzione di biomassa. Per un loro sviluppo ottimale, è fondamentale eseguire con cura e attenzione la messa a dimora delle giovani piante, affinché l’attecchimento radicale sia pronto ed efficace. Il trapianto in pieno campo è tradizionalmente una lavorazione piuttosto onerosa, specialmente per i lunghi tempi di lavoro, con conseguenti importanti costi gestionali e impegno di manodopera. Per questo motivo, la meccanizzazione del trapianto ha registrato di recente un rapido sviluppo, con la messa a punto di macchine ad alta tecnologia, in grado di migliorare in modo significativo le condizioni operative, abbreviando i tempi di esecuzione.

La trapiantatrice

La macchina per il trapianto si presenta generalmente come un’operatrice portata all’attacco a 3 punti del sollevatore posteriore del trattore, in grado di eseguire una determinata routine di operazioni finalizzate alla messa a dimora di giovani piante arboree. Più in dettaglio, è prevista l’apertura di un solco nel terreno, il successivo inserimento della pianta, e la chiusura della traccia, con un’adeguata compressione del materiale smosso intorno al fusto, in modo che la pianta non si fletta, condizione che porterebbe al fallimento della routine lavorativa.

Per la creazione del solco, viene adottato generalmente un vomere regolabile in larghezza, seguito da una serie di nastri oppure catene e pinze che accompagnano la pianta fino al punto di deposizione, dove vengono rilasciate per essere raddrizzate e rincalzate. In funzione della tipologia di trapiantatrice e degli accessori di cui è corredata, una o più delle operazioni descritte richiede la presenza di uno o più operatori.

Più in generale, la trapiantatrice deve essere caratterizzata da una grande versatilità, per adattarsi a diverse condizioni di esercizio, sia per ciò che concerne le dimensioni delle piante, che per le distanze di trapianto sulla fila e tra le file. Le trapiantatrici devono poter mettere a dimora sia piante ad alto fusto e da biomassa (ad es. astoni di pioppo fino a 2 m di altezza e 1-4 cm di diametro), sia esemplari di dimensioni più contenute come barbatelle di vite, alberi da frutto, noccioli, ulivi, lavanda, Jatropha e talee floreali in genere, tutto materiale di dimensioni nettamente inferiori.

L’azionamento delle trapiantatrici richiede generalmente trattori di potenza fino a 100 Cv e il lavoro di 1-2 operatori; per i modelli di maggior capacità operativa si adottano motrici da 100-120 Cv, con la collaborazione di 3-4 addetti. In realtà, la taglia del trattore non è tanto condizionata dalla richiesta di potenza dell’attrezzatura, quanto dalla sua stazza, necessaria per assicurare un’opportuna stabilità al cantiere. La larghezza delle trapiantatrici dipende dal numero di postazioni installate per gli operatori, ma generalmente è contenuta entro 3 metri, mentre la loro altezza è ridotta, per agevolare il collocamento della pianta lungo il nastro/cinghia di movimentazione. La massa tipica è di 7-800 kg circa, con significative variazioni in funzione delle prestazioni, nonché della dotazione di accessori.

Le trapiantatrici standard possono lavorare su terreni declivi, generalmente sino al 15% di pendenza, ma sono disponibili sistemi di compensazione adatti per lavorare su pendii più ripidi, come ad esempio il Basic-Drive Balance di Arvatec, che ben si adatta ai terreni collinari, costituito da un pc corazzato con ricevitore GNSS a doppia frequenza, multi costellazione e radio UHF a 400-470 MHz, un inclinometro con precisione di 0,1° e una centralina di controllo; in opzione è possibile montare un motore idraulico con sensore di movimento Rispetto all’esecuzione meramente manuale, la produttività delle trapiantatrici è come logico enormemente superiore: mediamente è possibile mettere a dimora da 20.000 sino a ben 40.000 piante/gg.

Componenti della trapiantatrice e suo funzionamento

In fase di lavoro, le trapiantatrici si avvalgono di ruote di appoggio al terreno: si tratta quindi in realtà di modelli semi-portati, risultando comunque collegate al trattore tramite il triangolo di attacco.

La struttura si basa su uno spazioso piano d’appoggio, che deve consentire un agevole collocamento da parte dell’operatore (o degli operatori) sugli organi di convogliamento delle giovani piante da mettere a dimora. Inoltre, deve essere presente anche un’adeguata struttura di protezione finalizzata a scongiurare la caduta accidentale degli operatori a bordo. Il piano d’appoggio può essere quindi semplice, costituito da una pedana per lo stazionamento eretto degli addetti, oppure articolata in uno o più sedili, per la posizione assisa; in quest’ultimo caso sono spesso installate delle tramogge per il materiale da mettere a dimora, costituiti da inserti di base della struttura. In tal modo l’operatività degli addetti viene ottimizzata.

All’azionamento degli organi lavoranti provvede in primis la pdp del trattore, che fa funzionare un impianto idraulico indipendente, composto da una pompa con relativo serbatoio dell’olio e radiatore per il suo raffreddamento, una serie di distributori e attuatori, costituiti da nastri o catene, completati con specifiche pinze di presa. Grazie ad apposite valvole regolatrici di flusso, tale soluzione tecnica ha il vantaggio di poter regolare liberamente la velocità di movimento dei nastri e delle pinze che portano le piante a dimora rispetto a quella di avanzamento del cantiere, in modo da poter variare entro un ampio intervallo la distanza delle piante sulla fila.

La prima fase della lavorazione è l’apertura di un solco nel terreno, per mezzo di un falcione o di un vomere regolabile in larghezza, che può variare tra 8 e 20 cm, mentre viceversa la profondità oscilla tra 15 e 45 cm. Dopo il posizionamento della giovane pianta nel solco, appositi deflettori ricolmano quest’ultimo con la terra smossa in precedenza, mentre al contempo l’operatore stesso oppure il supporto conferito dalle ruote posteriori di appoggio mantengono la pianta in posizione verticale. Infine, specifici ricolmatori posteriori ripristinano il terreno nell’intorno della pianta. Ove prevista, una ruota dentata dotata di sensore per il conteggio memorizza il numero di piante messe a dimora. Per la definizione della fittezza di trapianto, la distanza sulla fila tra le piante rappresenta una costante inserita tramite il pannello di controllo della centralina, tenendo conto che nella maggior parte dei casi l’interfila varia tra 40 e 60 cm.

Centralina ISOBUS

Se il trattore accoppiato è equipaggiato di sistema per la guida assistita con GPS e centralina ISOBUS, anche la trapiantatrice può eseguire una lavorazione più precisa, con un minor impegno degli addetti. Un esempio in tal senso è rappresentato dall’applicazione di Arvatec sul modello Wagner Universal X, che grazie a un software dedicato è in grado di collocare in automatico le giovani piante nei punti esattamente previsti. Dopo aver memorizzato la distanza sulla fila e tra le file, grazie al GPS l’errore di messa a dimora risulta essere molto contenuto, generalmente entro 5 cm.

Sul display della centralina è possibile monitorare in tempo reale lo stato di avanzamento dell’operazione, in modo da rilevare e risolvere immediatamente eventuali problemi. Tra l’altro, la soluzione descritta è pienamente compatibile con le procedure dell’Agricoltura 4.0, e quindi permette di accedere alle agevolazioni sull’acquisto di macchine con performance evolute. Sebbene anche in questo caso sia comunque necessaria la presenza di addetti a bordo, la loro operatività è notevolmente agevolata dalla presenza di una pinza e dai supporti integrati per il posizionamento delle giovani piante, che per un ottimo livello di comfort sono collocati ad altezza d’uomo.

Qualche optional

Per una maggiore efficienza operativa, contestualmente al trapianto è possibile installare tubi per l’irrigazione localizzata a goccia, aggiungendo posteriormente alla macchina degli appositi stendi manichetta; per suoli pesanti, con una notevole quantità di argilla, è talvolta disponibile anche un rompitraccia, che scongiura un eccesivo compattamento del suolo nell’immediato intorno del sito di deposizione della giovane pianta.

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