Le macchine agricole, un presidio per l'ambiente
Il presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni ospite al Meeting di Rimini per discutere di rapporto fra economia ed ecologia e per descrivere il contributo dell'industria italiana della meccanizzazione agricola nella soluzione dei problemi legati allo sfruttamento delle risorse naturali
Conciliare le esigenze produttive con la salvaguardia dell’ambiente è obiettivo prioritario per la meccanizzazione agricola, un obiettivo sul quale le industrie del settore hanno investito ingenti risorse da almeno venti anni a questa parte. Dalle tecnologie per i trattamenti eco-compatibili ai sistemi per la lavorazione minima del terreno, dai motori a basso impatto ambientale agli impianti per l’ottimizzazione delle risorse idriche, fino alle applicazioni informatiche e satellitari per la mappatura del territorio e la gestione scientifica delle lavorazioni, non c’è ambito nel quale l’industria della meccanica agricola non abbia progettato e sviluppato innovazioni importanti. Questo emerge dalla relazione che il presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni ha tenuto nel corso dell’incontro sul tema “Ecologia ed economia: dalla contrapposizione alla sinergia”, svoltosi il 27 agosto scorso nell’ambito del Meeting di Rimini. In uno scenario che vede un’imponente incremento della popolazione mondiale, che vede crescere non soltanto i fabbisogni alimentari ma anche l’aspettativa di una migliore qualità della vita per tante popolazioni sino ad oggi relegate nelle “periferie del mondo”, garantire la produttività e insieme la conservazione delle risorse naturali è divenuta una sfida decisiva. «Lo sforzo d’innovazione compiuto dal nostro comparto industriale – ha rilevato Goldoni – comporta grandi oneri per le imprese costruttrici che rischiano tuttavia di essere vanificati da un sistema che non premia le imprese meccaniche virtuose e che spesso manca di sostegni finanziari, in primo luogo per la ricerca». Nell’introdurre i lavori del convegno, Domenico Lombardi – direttore del Global Economy Department presso il Centre for International Governance Innovation (Canada) – ha ricordato come «crescita e ambiente non sono elementi in competizione perché non sarebbe oggi concepibile un’economia senza sensibilità ecologica, così come non sarebbe concepibile una politica ecologica che non abbia un adeguato ritorno economico». «La cultura dell’ambiente è talmente cresciuta in questi anni – ha osservato il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti – che è oggi possibile chiudere un’azienda perché carente di requisiti di eco-compatibilità, ponendo così il valore dell’ambiente al di sopra del valore dello stesso lavoro e della produttività». «E’ questo un contesto nuovo – ha aggiunto il ministro – nel quale i problemi ambientali vanno affrontati non più sulla scorta dell’emotività ma con spirito pragmatico e con il supporto della scienza». Sugli aspetti sistemici si è incentrato l’intervento di Paolo Fantoni, presidente di Fantoni S.p.a. e vicepresidente di Federlegno, il quale ha sottolineato come il nostro Paese sia oggi all’avanguardia nelle tecnologie di riciclo del legno con la produzione di pannelli utili per l’industria manifatturiera, vedi in particolare quella dell’arredamento, ma come questa eccellenza non sia ancora sfruttata sul piano del marketing e dell’immagine del prodotto, anche laddove la qualità ecologica dei procedimenti adottati è evidente e misurabile. Su questo aspetto interessante è risultata anche l’intervento di Fabrizio Cerino, amministratore delegato di NephroCare, un’azienda all’avanguardia nel campo sanitario, il quale ha testimoniato come, anche nel settore da lui rappresentato, sia oggi possibile misurare in modo preciso quali e quante risorse vengano impiegate per produrre farmaci e presidi sanitari e quali siano i parametri per garantire la sostenibilità di questa produzione.
Il rapporto fra ecologia ed economia – ha osservato infine Massimo Goldoni – può essere ben gestito solo grazie ad un’azione politica lucida e coerente, un’azione che «sappia definire i modelli di sviluppo e indicare le priorità, che sappia finanziare la ricerca e promuovere il trasferimento delle innovazioni, e che sappia, prima di tutto, sostenere la cooperazione e lo scambio culturale, economico e tecnologico fra i popoli».
L’innovazione tecnologica è dunque elemento chiave per lo sviluppo dell’agricoltura, e di tutti i principali settori produttivi, ma occorre “umanizzarla” per metterla al servizio delle istanze di progresso che vengono dal nostro Paese e da ogni angolo del mondo. Con questo spirito FederUnacoma ha partecipato al Meeting di Rimini anche con un proprio stand istituzionale, pensato proprio per raccontare la meccanizzazione ad un pubblico più vasto rispetto alle tradizionali categorie degli operatori professionali dell’agricoltura e della meccanizzazione, e per anticipare una chiave di lettura della prossima esposizione di EIMA International, la grande rassegna della meccanizzazione agricola che si tiene a Bologna dal 12 al 16 novembre prossimo: una rassegna tecnica, che guarda però alla cultura, ai valori etici, al progresso umano.