G7 Agricoltura, la centralità della sicurezza alimentare
Si è chiuso lo scorso 28 settembre sull’isola siracusana di Ortigia il vertice tra i ministri dell’agricoltura. L’impegno dei “sette grandi” a promuovere un’agricoltura sostenibile e rispettosa dei diritti delle comunità. Un nuovo modello di cooperazione con l’Africa
Rafforzare l'agricoltura per sistemi alimentari redditizi, resilienti, equi e sostenibili; promuovere la scienza e l’innovazione in agricoltura per mitigare il cambiamento climatico e adattare i processi produttivi al nuovo contesto; investire sui giovani per promuovere il cambiamento nel settore primario e nei sistemi alimentari; favorire il ricorso a pratiche sempre più sostenibili. Sono le linee d’azione prioritarie individuate dai ministri dell’agricoltura del G7 per contrastare l’ermergenza malnutrizione che, secondo le rilevazioni dell’ONU, interessa ancora oggi più di 730 milioni di persone in tutto il mondo (pari a circa il 10% della popolazione globale). Proprio per questo la presidenza italiana del G7 Agricoltura ha fortemente voluto che il vertice svoltosi dal 26 al 28 settembre scorso sull’isola siracusana di Ortigia avesse come tema saliente quello della sovranità alimentare.
Nel corso del summit, i ministri dei sette Paesi più industrializzati hanno infatti sottolineato la necessità di promuovere sistemi alimentari in grado di fornire cibo sicuro, accessibile, nutriente e di qualità per tutti e a ridurre perdite e sprechi, ma che siano al contempo rispettosi dei diritti di chi quel cibo lo produce e delle specificità culturali delle comunità rurali, che spesso sono alla base delle loro abitudini alimentari e dei loro stili di consumo. Per vincere la sfida dell’autosufficienza alimentare – è stato spiegato a conclusione del vertice – è essenziale contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, valorizzando il ruolo degli agricoltori (e i pescatori) quali custodi della terra, degli ambienti acquatici e delle risorse naturali.
Altro tema saliente affrontato dal G7 di Ortigia è stato quello della redditività delle attività agricole. Su questo fronte i ministri dell’agricoltura hanno sottoscritto un impegno per rafforzare gli interventi finalizzati a un'equa distribuzione del valore all'interno delle filiere agricole e dei sistemi alimentari, insieme a quello per un sistema commerciale multilaterale basato su regole, libero e giusto, equo e trasparente.
In questo scenario, l’innovazione è chiamata a svolgere il ruolo di “game changer” del sistema. Dall’Intelligenza Artificiale all’automazione, dalla digitalizzazione dei processi produttivi alla interconessione dei sistemi, sino alla georefenziazione, le tecnologie di ultima generazione possono trasformare l’economia agricola del pianeta, ottimizzando i processi produttivi, razionalizzando le risorse (sempre più scarse), riducendo l’impatto sull’ambiente e migliorando la redditività del primario. Ma lo sviluppo e l’applicazione delle nuove tecnologie – hanno ribadito i sette ministri dell’agricoltura – non possono prescindere dal rispetto della dignità della persona e dei diritti umani, richimando così il già citato principio della sovranità alimentare.
Particolare attenzione è stata dedicata dal G7 Agricoltura anche alla situazione dell’Africa. Il continente ha uno straordinario potenziale agricolo – basti pensare alla grande disponibilità di terre coltivabili – ma non viene sfruttato in materia opportuna. Sullo sviluppo delle economie agricole africane pesano il forte gap tecnologico e la mancanza di competenze adeguate da parte degli operatori, che non permettono di ottimizzare le pratiche colturali e processi produttivi. Di conseguenza, molti territori africani praticano ancora un’agricoltura di sussistenza, che non è in grado di soddisfare i fabbisogni alimentari della popolazione. È anche a causa di questi deficit che circa la metà della popolazione mondiale è in condizioni sottoalimentazione – quasi 300 milioni di persone su un totale di oltre 730 – si trova proprio in Africa. L’impegno a rafforzare ulteriormente la cooperazione con i Paesi e le organizzazioni africane, sottoscritto ad Ortigia dai “sette grandi”, è finalizzato non soltanto ad affrancare milioni di persone da condizioni di estrema indigenza, che vanno poi ad alimentare i flussi migratori verso l’Europa mediterranea, ma anche a rafforzare un’economia agricola globale che nel 2050 dovrà soddisfare i fabbisogni alimentari di 10 miliardi di persone. L’obiettivo dell’accordo è anche quello di far leva soprattutto sulle sinergie, coinvolgendo attivamente i Paesi africani nel trasferimento di conoscenze e buone pratiche. Proprio questa potrebbe essere la chiave di volta per una nuova modalità di cooperare con l’Africa; una modalità che potrebbe finalmente affrancare il continente africano dalle endemiche condizioni di fragilità alimentare.