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Lavorazioni: l'importanza della sarchiatura

Per una crescita ottimale, alcune popolari colture richiedono un accurato arieggiamento superficiale del terreno. Le diverse caratteristiche dei suoli e le modalità di gestione delle colture richiedono soluzioni tecnologiche differenziate per la sarchiatura. I costruttori italiani offrono un'ampia scelta di modelli, che uniscono efficacia e flessibilità

di Domenico Pessina
marzo - aprile 2017 | Back

La definizione “colture sarchiate” fa riferimento a quelle specie, come ad esempio il mais, la barbabietola da zucchero, la soia, il tabacco e numerose orticole, che traggono particolare vantaggio da questa pratica colturale. In breve, la sarchiatura consiste sostanzialmente nello sminuzzamento e nel rimescolamento dello strato superficiale del terreno nell’interfila, in modo da ottenere determinati benefici, quali: la rottura dell’eventuale crosta superficiale, per interrompere la capillarità verticale che si crea in determinati tipi di suolo dopo prolungati periodi di siccità, che aggrava la condizione di deficit idrico; viceversa, nel caso opposto di precipitazioni, un’incorporazione più uniforme dell’acqua meteorica, a beneficio di un miglior assorbimento della parte superiore dell’apparato radicale e di una riduzione del ruscellamento superficiale, che è una delle cause dell’erosione; un’efficace azione di diserbo meccanico, che costituisce una valida alternativa a quello chimico. Quest’ultima rappresenta un’opportunità talvolta obbligata in quelle situazioni in cui la resistenza di malerbe particolari (specie in condizioni di monocoltura prolungata) ne rende difficoltoso un controllo adeguato. Anzi, l’alternativa meccanica, preziosa in caso di gestione biologica della coltivazione, sembra essere la vera ragione della riscoperta della sarchiatura meccanica, che permette una significativa riduzione dell’impatto ambientale dei diserbanti tradizionali di sintesi.

 

Le sarchiatrici

Si tratta, in sostanza, di sminuzzare i primi 4-8 cm di suolo nell’interfila, resi relativamente compatti dal passaggio dei mezzi agricoli in combinazione con l’alternarsi delle precipitazioni meteoriche e dei periodi asciutti, che disseccano lo strato superficiale del terreno. Il dirompimento della cosiddetta “crosta” avviene ad opera di una serie di ancorette di varia foggia, che si differenziano principalmente in base al contenuto di scheletro del suolo. Gli organi lavoranti sono di solito fissati alle estremità di robuste barre conformate a ricciolo, per esaltare l’effetto elastico a molla di contrasto con il materiale da sminuzzare, che diviene via via più evidente nella misura in cui l’entità dell’avanzamento aumenta; infatti, le tipiche velocità di lavoro della sarchiatura coprono un intervallo particolarmente ampio, da 5 fino a 12 km/h circa.

Ogni elemento della sarchiatrice può comprendere più di un organo lavorante, mentre in relazione alla sua larghezza operativa la macchina può lavorare normalmente da 3 fino a 12 interfile. Per conferire la necessaria capacità di seguire le inevitabili piccole irregolarità del profilo del suolo, ogni elemento è montato su un telaio a parallelogramma, che può oscillare verticalmente rispetto alle barre principali che compongono la struttura della macchina tramite boccole in teflon o metallo duro a basso coefficiente di attrito, spesso a tenuta stagna e debitamente lubrificate con ingrassatori dedicati. La profondità di lavoro viene definita tramite alcune ruote metalliche di riscontro (in alternativa, talvolta ricoperte in gomma), che poggiano sul terreno e rispetto alle quali il telaio principale della macchina può essere regolato micrometricamente in verticale, tramite manovelle.

Per conferire maggiore stabilità in lavoro, talvolta è presente una catena di sostegno che collega la struttura della macchina al terzo punto del sollevatore.

Per consentire il trasporto su strada della macchina senza eccedere l’ingombro consentito, sui modelli di elevata larghezza di lavoro sono previste diverse modalità di raggruppamento degli elementi sarchiatori (sia con movimentazione manuale che idraulica); in alcuni casi, quelli collocati alle estremità possono ruotare di 90° o 180° capovolgendosi in parte o in toto sopra quelli fissi, mentre in altri traslano in posizione elevata, senza capovolgimento.

 

Operazioni complementari

La sarchiatura prevede comunque uno (o più) passaggi in campo con un cantiere trattore-operatrice, per cui risulta talvolta combinata con altri interventi, quali tipicamente una concimazione (spesso azotata) e/o contestualmente una rincalzatura, utile soprattutto nei casi in cui serve rinforzare l’apparato radicale superficiale della pianta, oppure ad esempio per la copertura dei tuberi delle patate e per favorire l’imbianchimento di alcune piante orticole (cardo, finocchio, sedano, radicchio). La rincalzatura rinforza anche l’effetto diserbante, perché grazie al terreno riportato provvede a soffocare le malerbe che si sono sviluppate in prossimità dei fusti o degli steli. Inoltre, il solco che viene creato nell’interfila non è generalmente di grande intralcio per le operazioni successive (sostanzialmente la raccolta), ma anzi può essere validamente sfruttato per effettuare, se necessaria, un’irrigazione per infiltrazione laterale.

 

Accessori speciali

Come prevedibile, le sarchiatrici possono essere corredate da una numerosa serie di accessori, finalizzati all’esecuzione di alcune operazioni complementari e/o a rendere la lavorazione più efficace in condizioni operative difficili.

Le lavorazioni che più frequentemente sono abbinate alla sarchiatura sono senza dubbio la concimazione minerale e la rincalzatura, anche combinate. Allo scopo, vengono montati degli spandiconcime con tramoggia centrale e regolazione centralizzata della dose, oppure con dispositivi dedicati ad ogni elemento sarchiatore, comunque con azionamento derivato da una ruota dentata al traino, in appoggio al terreno. Il fertilizzante granulare viene deposto tramite un tubo adduttore flessibile e incorporato nel terreno in prossimità della zona di azione dell’ancoretta. Per terreni difficili, alcuni modelli possono essere completati da specifiche molle “di appesantimento”, per rendere più efficace l’azione di dirompimento.

Viceversa, la rincalzatura viene eseguita con zappette, coppie di dischi folli (lisci o dentati) più o meno divergenti o piccoli assolcatori a versoio. In particolare, regolandone adeguatamente la posizione sul telaio della macchina, le zappette possono essere anche sfruttate per aumentare la profondità di lavorazione. A tale proposito la Spapperi di San Secondo (PG) propone un’interessante macchina multifunzionale, dedicata in particolare alla coltura del tabacco, che sarchia, concima e rincalza. Quest’ultima funzione è realizzata tramite coppie di coni rotanti in acciaio, che esercitano un’azione particolarmente energica sul terreno, completata se anche con delle ancore scarificatrici che lavorano al centro di ogni interfila.

 

La protezione delle piantine

Si tratta di un aspetto importante, poiché la sarchiatura viene spesso effettuata nelle prime fasi di crescita della coltura, ovvero quando le piantine sono particolarmente delicate. Allo scopo sono disponibili generalmente tre tipi di dispositivo: paratie (o bandelle), dischi dentati e dischi lisci. In ogni caso, lo scopo è quello di creare una barriera tra il materiale vegetale e la terra smossa dall’organo lavorante, in modo da evitare eventuali shock meccanici dovuti all’impatto delle zolle con la piantina e per non imbrattare con terra il fusto o le foglioline.

 

Le biodiserbatrici

Una soluzione che si discosta in parte da quelle tradizionali è stata messa a punto dalla Badalini di Rivarolo Mantovano (MN), che su alcuni suoi modelli abbina gli usuali organi lavoranti ad ancora con dischi rotanti folli dotati di una serie di dita radiali, montate in alternativa con curvatura divergente, in modo da ottimizzare la movimentazione del terreno. L’asse di rotazione dei dischi può assumere una determinata inclinazione rispetto alla verticale, in modo da abbinare allo sradicamento delle malerbe anche una certa azione di rincalzatura, soprattutto se i dischi sono montati a coppie convergenti sui lati delle file della coltura da lavorare. La velocità consigliata di avanzamento è di 3-5 km/h, mentre la miglior azione rinettante viene ottenuta nelle prime fasi di crescita della pianta. Analogamente, la Metal-Co di Cigliano (VC) produce modelli di sarchiatrici-rincalzatrici adatti alla lavorazione in terreni molto ricchi di scheletro. Gli organi lavoranti principali sono costituiti dalla combinazione di coppie di rotori folli che agiscono su piani convergenti, dotati sulla loro circonferenza di robusti anelli radiali. L’azione rinettante (e di protezione delle piantine) viene completata, se del caso, da altre coppie di dischi dentati, sempre folli, che lavorano il terreno su piani perpendicolari ai primi e infine da dischi lisci bombati.

 

La Remoweed di Ferrari Costruzioni Meccaniche

L’ottimizzazione della sarchiatura prevede non solo la rottura dello strato superficiale nell’interfila, ma anche lo sminuzzamento del terreno tra una piantina e l’altra sulla fila. Si tratta di un aspetto tanto più importante quanto più la coltura è nei primi stadi di crescita, soprattutto per combattere efficacemente la competizione delle malerbe. Tale azione è indicata soprattutto per talune colture orticole, che soffrono in modo particolare l’aggressività di specie estranee a rapida crescita, che non solo sottraggono nutrienti, ma riducono anche la captazione della luce. La Ferrari Costruzioni Meccaniche di Guidizzolo (MN) ha messo a punto la Remoweed, una sarchiatrice automatica interfilare e interpianta che, su un telaio snodato a traslazione laterale idraulica, monta elementi dotati di una coppia di braccetti completati alle loro estremità con lame a profondità regolabile che oscillando trasversalmente in modo ritmico rispetto all’avanzamento vanno a smuovere il terreno tra una pianta e l’altra. Il movimento (pilotato idraulicamente) è molto rapido ed è comandato da una barra ottica a infrarossi in grado di identificare la posizione esatta delle piantine. 

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