Lavorazione del terreno: da Selvatici soluzioni per l'agricoltura indiana

Ad Eima Agrimach riflettori puntati sulle vangatrici della bolognese Selvatici, che ha affidato il ruolo di “portabandiera” della sua gamma al modello 1105 (serie 150.75). Si tratta di una macchina robusta e compatta – equipaggiata con cinque vanghe, ha una larghezza di lavoro di 110 centimetri e può arrivare ad una profondità massima di 32 centimetri – pensata per trattrici di dai 30 a 75 hp, la fascia di potenza più diffusa nel subcontinente indiano.

Ma si tratta soprattutto di un'applicazione progettata per sfruttare tutti i punti di forza della vangatura. «Questo tipo di lavorazione – spiega a Mondo Macchina il titolare dell'azienda di San Lazzaro di Savena, Franco Selvatici – svolge un ruolo importantissimo sia negli interventi in campo aperto, specie nel caso delle coltivazioni orticole o in condizioni di bagnato estremo, come per esempio in risaia, sia all'interno nei vigneti e frutteti dopo la potatura primaverile, quando assicura una durata massima nonché una produttività ottimale degli impianti». Il punto fondamentale di una buona vangatura, infatti, è nella capacità di non creare alcuna suola di lavorazione e così di migliorare le condizioni dell'apparato radicale.

La vangatura inoltre permette di dividere il terreno in zolle uniformi che contribuiscono ad isolare gli infestanti. Non è dunque un caso se tale pratica sia stata adottata per l’agricoltura biologica e per quella a lotta integrata, dove l'uso dei diserbanti è ridotto al minimo. «In virtù tali caratteristiche – aggiunge Franco Selvatici – la vangatura rappresenta da un punto di vista sia agronomico che economico la lavorazione ideale per qualsiasi tipo di impianto».