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L'agromeccanica, un'eccellenza Made in Italy

Si è svolta a Torgiano (Perugia) la quinta edizione del Think Tank annuale FederUnacoma. Al centro dell’incontro il confronto tra il comparto della meccanica agricola e gli altri settori tradizionali del Made in Italy, come l’automotive di alta gamma, la moda, l’industria alimentare. La reputazione delle tecnologie italiane per l’agricoltura è ottima, nondimeno sono necessarie nuove strategie di promozione per rafforzare la presenza dei nostri prodotti sui mercati esteri e per contrastare la concorrenza emergente

a cura della Redazione
maggio - giugno 2023 | Back

La qualità e la tradizione della meccanica agricola italiana sono da sempre una leva fondamentale per il successo sui mercati esteri, ma è necessario un ulteriore salto di qualità. Questo il messaggio lanciato dal Think Tank sul tema “Il Made in Italy, un valore aggiunto per l’agromeccanica”, che si è svolto il 30 marzo scorso nella suggestiva location del Castello di Rosciano (Torgiano-Perugia). «Le macchine realizzate dalle nostre imprese debbono essere percepite come prodotti classici del “Made in Italy”, al pari dell’automotive di alta gamma, della moda, dell’agroalimentare, non soltanto sui mercati tradizionali dell’Europa o degli Stati uniti, ma – ha spiegato nel corso dell’incontro il presidente della Federazione, Alessandro Malavolti – anche su quelli emergenti dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa».

 

Il contributo dell’Agenzia ICE

Un importante supporto per la promozione del settore agromeccanico italiano sui mercati globali è quello dell’Agenzia Ice che – ha sostenuto il presidente dell’Agenzia Matteo Zoppas – ha ampliato il raggio d’azione con le sue nuove linee guida e con i suoi 78 uffici dislocati in ogni continente e organizzati proprio per operare in stretta sinergia con le organizzazioni dei produttori. Nei prossimi anni – ha sottolineato Zoppas – la regione nordafricana e quella balcanica saranno alcune delle aree di intervento prioritarie per la nostra meccanica agricola.

 

La sfida dell’Asia

II dati relativi all’andamento delle nostre esportazioni di settore sono comunque confortanti – nel 2022 l’export ha toccato i 6,5 miliardi di euro segnando +3,6% sul 2021 – tuttavia le industrie italiane si trovano a fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita dei Paesi emergenti. Si tratta in massima parte di costruttori asiatici – cinesi, indiani e turchi – che sfruttano soprattutto la leva del prezzo, proponendo sul mercato macchinari spesso poco costosi ma con un livello di qualità e tecnologia inferiore rispetto agli standard italiani ed europei.

Modificare le percezioni

Nel comparto agromeccanico – è stato spiegato nel corso del Think Tank – il Made in Italy non viene sufficientemente percepito come un valore aggiunto, a differenza di quanto accade invece per le tradizionali eccellenze italiane. I dati relati alle esportazioni degli ultimi dieci anni – presentati da Emanuele Di Faustino, responsabile industria di Nomisma – indicano infatti una crescita dell’export di macchine agricole pari al 38% a fronte di una crescita molto maggiore degli altri settori del Made in Italy (+66%). Le strategie di promozione dell’industria italiana non devono valorizzare soltanto la qualità percepita della produzione nazionale, assimilandola appunto alle altre eccellenze dal made in Italy, ma – ha sottolineato il direttore di Domino, Dario Fabbri – devono tenere conto di tutte le variabili geopolitiche che condizionano il mercato. Sotto questo profilo, tali strategie possono fare leva sul ruolo sempre più centrale che la meccanica agricola è chiamata a svolgere in un momento storico nel quale l’agricoltura è diventata settore di punta per tutti i sistemi economici più importanti.

 

Le politiche nazionali

In questo scenario si sviluppa l’azione di governo – ricordata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – che ha riaffermato la necessità di sostenere l’innovazione tecnologica delle industrie italiane, per far fronte alla concorrenza dei Paesi emergenti. A tal fine, l’esecutivo è impegnato in una razionalizzazione e in una semplificazione del sistema di incentivazione pubblica che – ha spiegato Urso – per essere ancora più efficaci devono prevedere procedure snelle e di facile accesso per le imprese.

I tavoli tematici del Think Tank

I lavori del Think Tank si sono conclusi con i contributi proposti dai tre tavoli di approfondimento tematico. Il primo – avente per oggetto il “Valore del Made in Italy nel marketing dell’agromeccanica. La conoscenza e la valutazione del prodotto italiano sui mercati nazionali ed esteri”, coordinato da Sabina Addamiano, docente di Marketing specialistico all’Università Roma Tre, ha segnalato la necessità di utilizzare uno storytelling legato alla specificità dei territori, della loro storia e del loro paesaggio culturale. I territori hanno infatti dato origine a distretti specializzati e, quindi, ad una forte differenziazione dell’offerta che caratterizza l’ampiezza di gamma della produzione italiana. Il tavolo intitolato “La qualità globale, una sfida per l’industria italiana. Design, affidabilità e servizi: gli standard richiesti sui principali mercati”, coordinato da Roberta Guglielmetti, docente di Operation management all’Università Roma Tre, ha evidenziato come il tema della qualità debba essere affrontato con un modo olistico e multidimensionale. Un approccio che, in altri termini, non deve limitarsi al prodotto in sé ma ricomprendere tutti quegli aspetti ad esso collegati, a partire – ad esempio – dai servizi post vendita e dall’assistenza limitati al prodotto in sé. Per essere ancora più competitiva, l’industria italiana non deve puntare soltanto su innovative strategie promozionali e su un concetto di qualità globale, ma deve anche valorizzare la sostenibilità delle proprie produzioni. Questo il tema toccato dal terzo tavolo tematico del Think Tank, intitolato “La sostenibilità sociale e ambientale, un requisito della qualità italiana. Le risorse umane e le risorse naturali nella valorizzazione del prodotto”. I lavori, coordinati da Luca Ferrucci, docente di Economia e management delle imprese all’Università di Perugia, si sono soffermati sull’esigenza per i costruttori italiani di individuare i macrofattori che determinano la crescita del mercato delle macchine agricole: la domanda di superfici coltivabili, la domanda di sostituzione dell’usato e la domanda di macchine atte ad incrementare la qualità delle produzioni agricole.

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