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L'agricoltura, settore strategico nell'economia dell'India

Il peso del settore primario nella formazione del Pil è in calo, per la crescita costante dei settori industriale e dei servizi. All'interno di questa dinamica, tipica dei Paesi in forte sviluppo economico, l'agricoltura non perde d'importanza, ed anzi aumenta la produttività. La dipendenza dai fattori climatici e meteorologici e il frazionamento della proprietà fondiaria permangono come elementi critici del sistema agricolo, che si presenta comunque differenziato da regione e regione

di Davide Gallarate
dicembre 2013 | Back

Negli ultimi anni il contributo dell'agricoltura al Pil dell'India è andato sempre più riducendosi, a vantaggio dell'industria e dei servizi, passando dal 18,5% registrato appena due anni fa al 13,7% riportato dal Governo indiano per l'anno fiscale 2012-13; valori ben lontani dal 51% registrato nel 1950-51 e che testimoniano le profonde trasformazioni in atto nell'economia indiana. Ciò nonostante, l'India rimane ancora una società profondamente legata all'agricoltura: oltre 833 milioni di persone, su una popolazione di 1,21 miliardi, vivono in aree rurali e dal settore primario, che assorbe il 52% della popolazione attiva, deriva il sostentamento, diretto ed indiretto, di circa i due terzi degli abitanti del Paese.

Alla riduzione del peso dell'agricoltura nell'economia indiana non si accompagna però un calo nella produttività agricola, che anzi è andata negli ultimi anni costantemente crescendo. I dati consolidati per l'anno fiscale 2011–12 parlano infatti di una serie di record nella produzione di cereali edibili (259,3 milioni di tonnellate), tra cui riso (105,3 milioni di tonnellate) e grano (94,9 milioni di tonnellate), e nella produzione di cotone, assestatasi a 35,2 milioni di balle da 170 kg. Anche sul versante della horticulture, che secondo la definizione indiana comprende frutta, verdura, radici e tuberi, fiori, piante aromatiche e officinali, spezie e colture da piantagione, è stato registrato un aumento sia della superficie adibita (23,2 milioni di ettari) che della produzione (257,20 milioni di tonnellate). In particolare per la frutta, di cui l'India è il secondo produttore al mondo, i dati parlano di 76,4 milioni di tonnellate, mentre la produzione di verdure è stata di 156,3 milioni di tonnellate.

Analizzando però più nel dettaglio i dati della produzione, emerge come ancora molto ampio sia il gap da colmare tra i livelli odierni e quelli ottenibili tramite l'applicazione delle migliori tecnologie e delle best practices in agricoltura. È stato infatti rilevato che, ad esempio, il raccolto di riso potrebbe passare dalle attuali 2,9 a 5,0 tonnellate per ettaro, quello di grano da 3,8 a 5,5, quello di civaie da 0,7 a 1,5 e quello di patate da 19,3 a 35. Il raggiungimento di tali livelli di produttività dei campi permetterebbe all'India di attuare la sempre più invocata Second Green Revolution, ossia l'autosufficienza alimentare, che il Paese raggiunse negli anni '70 e che, a causa del costante aumento della popolazione e del mancato aggiornamento delle tecniche colturali, non è riuscito a mantenere.

L'aumento della produttività dei campi è solo una delle sfide che l'agricoltura indiana dovrà affrontare nei prossimi anni: l'introduzione del MGNREGA (Mahatma Gandhi National Rural Employment Guarantee Act) nel 2005, ai sensi del quale un membro di ciascuna famiglia abitante in zone rurali ha diritto ad un posto di lavoro nello Stato, ha causato negli anni un declino della forza lavoro disponibile in agricoltura, a cui solo l'adozione di nuove macchine ed attrezzature può sopperire. L'agricoltura indiana deve anche ridurre sempre più la propria dipendenza dalle piogge monsoniche, dipendenza che ha portato l'ex Ministro delle Finanze ed attuale Presidente dell'India Pranab Mukherjee ad affermare che «il monsone è il vero Ministro delle Finanze dell'India».

L'agricoltura indiana deve altresì fare i conti con il sempre più alto frazionamento della proprietà terriera. Nell'ottobre del 2012, il Ministero dell'Agricoltura ha pubblicato i primi risultati del IX Censimento dell'Agricoltura, condotto nel 2010 – 11, da cui emerge che la dimensione media della proprietà terriera si è ulteriormente ridotta rispetto al censimento precedente del 2005 – 06, passando da 1,23 ha a 1,16 ha. Delle 138 milioni di proprietà registrate in India, l'85% si colloca nelle classi marginal e small, ossia con superficie inferiore a 2 ha, mentre solo lo 0,7% di esse ha dimensioni pari o superiori a 10 ha.

Analizzando la "geografia" dell'agricoltura dell'India, federazione di 28 Stati e 7 Territori dell'Unione, è possibile individuare alcuni Stati in cui il settore primario gioca ancora un ruolo di primo piano, mentre in altri esso ha sempre più perso importanza rispetto all'industria e al terziario. Nel Nord del Paese, circondato dall'Himalaya ed occupato quasi interamente dalla piana del Gange – Yamuna, da sempre l'agricoltura ha un peso molto forte nel tessuto economico e sociale; in particolare, gli Stati di Punjab e Haryana sono colloquialmente definiti come il "granaio dell'India" ed insieme all'Uttar Pradesh producono circa due terzi di tutto il grano del Paese. I Governi degli Stati dell'India settentrionale sono inoltre tra i principali fautori di un processo di diversificazione e conversione delle colture, a scapito delle aree coltivate a grano, verso i cosiddetti value added crops, ossia prodotti ad alto valore aggiunto quali frutta, sia fresca che secca, e verdura, che possono permettere agli agricoltori maggiori guadagni.

Negli Stati di West Bengal e Bihar, nell'India dell'Est, si concentra circa un quarto della produzione nazionale di verdure, mentre gli altri Stati dell'India orientale (Orissa e Jharkhand) contribuiscono al settore primario in maniera marginale. A est del Bangladesh si trovano poi gli Stati del Nord-Est, le cosiddette "Sette Sorelle", in cui le condizioni economiche e geografiche non hanno sinora permesso lo sviluppo di un'agricoltura intensiva, nonostante un clima estremamente favorevole per tutta una serie di colture tropicali.

Nell'India centrale, lo Stato del Madhya Pradesh è l'unico nel quale l'agricoltura ha ancora forte rilievo, mentre in Gujarat e Maharashtra, che pure sono tra i primi produttori di cotone e frutta, essa ha perso peso a seguito della sempre maggior industrializzazione. Il Madhya Pradesh potrebbe peraltro aspirare ad un ruolo primario nell'agricoltura dell'intero Paese, qualora venissero attuate una serie di soluzioni volte a migliorare la redditività dei campi. Chiudono questo excursus sulle caratteristiche dell'agricoltura gli Stati dell'India meridionale, dove si concentra la quasi totalità delle piantagioni di caffé, tè e gomma dell'India e, in particolare, l'Andhra Pradesh, principale produttore di frutta nonché uno dei più importanti per la coltivazione del riso a livello nazionale.

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