Innovazione: trattori specializzati per terreni scoscesi
Si tratta di mezzi meccanici a carreggiata stretta e a ruote isodiametriche, che in molte situazioni di lavoro in pendenza costituiscono una valida alternativa ai cingolati tradizionali. Caratterizzati da baricentro basso e raggio di sterzatura molto stretto, i trattori isodiametrici costituiscono una delle eccellenze dell'industria italiana. Nuove tipologie si affacciano sul mercato, con sistemi di trazione mista ruote-cingoli
Il 42% circa del territorio italiano è collinare e il 35% montagnoso. Considerando che la maggior parte delle zone urbanizzate e le grandi infrastrutture si trovano in zone pianeggianti, si può facilmente evincere che nel nostro Paese l’agricoltura classica viene praticata anche in aree collinari e, in parte, montane. Questo fatto ha, di per sé, evidenti riflessi sulla meccanizzazione agricola. Ma la questione è ancora più stringente se si considerano le coltivazioni specializzate, che rivestono una notevole importanza nel panorama produttivo nazionale (i frutteti e i vigneti), e che soprattutto a causa dei loro sesti di impianto sovente piuttosto stretti costringono all’uso di macchine a ingombro ridotto. I trattori devono avere carreggiate più strette (a volte di molto) rispetto a quelli da campo aperto, e devono poter assicurare un’elevata maneggevolezza per transitare agevolmente anche negli spazi più angusti, specie in capezzagna.
Non è infatti un caso che proprio in Italia fino alla fine degli anni ’70 hanno avuto una progressiva diffusione i trattori cingolati specializzati, che rispetto a quelli a ruote garantiscono una stabilità indubbiamente superiore, dovuta al baricentro basso, ad una distribuzione del peso preponderante sull’asse anteriore e una superficie di appoggio molto ampia. In questi ultimi decenni, questa fetta di mercato è stata però man mano erosa dai cosiddetti trattori “isodiametrici”, definiti tali perché dotati di 4 ruote pneumatiche del medesimo diametro. La caratteristica saliente di queste macchine è il motore a sbalzo sull’asse anteriore, che comporta una tipica distribuzione dei pesi a vuoto del 60% sull’asse anteriore e del 40% sul posteriore. Considerando che questi mezzi hanno comunque un baricentro basso, di fatto rappresentano una valida alternativa ai cingolati nelle lavorazioni su pendenze di leggera e media entità. Tra l’altro, godono di una mobilità enormemente superiore, potendo viaggiare a 40 km/h (contro i 15 km/h del cingolato). Inoltre, il livello di comfort, specie quello vibrazionale, è decisamente superiore. Peraltro, i trattori cingolati non sono scomparsi dal mercato, perché su pendenze estreme mantengono intatta la loro leadership.
Un po’ di storia
Il trattore isodiametrico non è certo un’intuizione tecnica recente: il primo modello di questa tipologia, seppur in scala maggiorata, è probabilmente il Pavesi P4, apparso appena dopo la fine della prima guerra mondiale; aveva trazione integrale e due semitelai, anteriore e posteriore, sorretti da un solo longherone tubolare e collegati tra loro tramite uno snodo centrale. Sono soluzioni tecniche che ancor oggi assicurano capacità elevate di trazione anche sui terreni più sconnessi, grazie alla possibilità di potersi ben adattare anche ai minimi dislivelli del terreno sia sul piano trasversale che longitudinale, mantenendo con continuità le ruote aderenti al terreno.
É però solo alla fine degli anni ’50 che compare il primo isodiametrico specialistico prodotto in serie, ad opera della Pasquali, che realizzò un piccolo modello a benzina, a 4RM e con sterzatura sullo snodo centrale. La macchina ebbe successo, tanto che in breve venne proposta una versione più grande, con un motore diesel più potente e pneumatici più grandi. Inevitabilmente, questa macchina era meno maneggevole della precedente, per cui nel 1974 Pasquali introdusse una serie di trattori specializzati con le ruote anteriori leggermente più piccole di quelle posteriori, che permettevano di ridurre ulteriormente il raggio di sterzata, a tutto vantaggio della maneggevolezza. Si trattò di una soluzione tecnica azzeccata, ripresa poi anche da altri costruttori di trattori specializzati a carreggiata stretta.
Sterzatura differente
Anche in considerazione dell’importanza che riveste la loro manovrabilità, gli isodiametrici specializzati adottano diverse soluzioni di sterzatura. Quella costruttivamente più semplice prevede uno snodo centrale, comandato idraulicamente, che unisce le due parti gravanti sull’asse anteriore e su quello posteriore. I raggi di volta sono molto contenuti, e le ruote posteriori transitano proprio sopra la traccia di quelle anteriori (con un vantaggio in termini di compattamento diffuso, ma uno svantaggio per quello puntuale). Per contro, il posto di guida risulta un po’ sacrificato durante le sterzate. Inoltre, la stabilità della macchina diminuisce quando deve curvare in pendenza.
Un’alternativa è la classica sterzatura delle sole ruote anteriori, che indubbiamente assicura maggiore stabilità; ci sono però anche alcuni costruttori che, come ad es. BCS (anche per i marchi Pasquali e Ferrari) e Pierre trattori offrono macchine dotate contemporaneamente di entrambe le modalità, raggiungendo raggi di volta molto piccoli. Interessante inoltre la possibilità, offerta ad es. da Pierre, di poter irrigidire lo snodo centrale, per migliorare la stabilità in pendenza.
La guida retroversa
Per la massima versatilità operativa, l’inversione di 180° del posto di guida rappresenta una peculiarità fondamentale; sugli isodiametrici specializzati ciò viene eseguito per mezzo di una ralla, con una veloce rotazione di mezzo giro del sedile di guida insieme ai comandi principali.
Pur garantendo stabilità nella marcia a rittochino, va comunque segnalato che la tipica distribuzione dei pesi sugli assi degli isodiametrici potrebbe creare a trattore scarico qualche problema nelle frenate più impegnative su strada, a causa del notevole alleggerimento del retrotreno. Tale caratteristica, unitamente al passo tipicamente corto, fa sì che la marcia veloce su strada sia relativamente poco confortevole. La situazione migliora un po’ se all’attacco a 3 punti posteriore è accoppiata un’attrezzatura, perché in tal modo l’intero insieme risulta meglio bilanciato.
Cingoli in gomma invece degli pneumatici
Per prima la giapponese Kubota, con il suo “crawler” ha introdotto la cingolatura in gomma in sostituzione delle due ruote dell’asse posteriore (di un trattore a configurazione tradizionale), con lo scopo principale di migliorare la trazione grazie ad una più ampia impronta al suolo. In tema, nella categoria dei trattori a carreggiata stretta con motore a sbalzo anteriore ha suscitato di recente molto interesse il Mach 4 di Antonio Carraro, dotato di 4 cingoli in gomma al posto delle ruote, che di fatto assicura prestazioni di campo simili a quelle del cingolato classico, in grado però di muoversi con estrema agilità e velocemente anche su strada. Sono state recentemente presentate anche soluzioni intermedie, ad esempio ad opera di BCS con il suo SkyJump, uno specializzato a motore a sbalzo anteriore con cingolatura in gomma sulle sole ruote posteriori e doppia modalità di sterzatura (snodo centrale e ruote anteriori).
Di fatto, quella del trattore isodiametrico è una realtà tutta italiana, sostenuta con successo da importanti marchi come Antonio Carraro, Gruppo BCS, Goldoni e Gruppo ARGO, specie con il marchio Valpadana. Recentemente si sono aggiunti anche Same Deutz-Fahr (con il marchio SAME) e New-Holland, che grazie ad accordi commerciali stretti rispettivamente con Goldoni per New Holland e con Antonio Carraro per Same Deutz-Fahr si vanno a collocare in una nicchia di mercato che è particolarmente vivace, capace di offrire numerose soluzioni tecniche e variazioni sul tema, atte a soddisfare efficacemente le variegate esigenze di meccanizzazione delle coltivazioni specializzate del nostro Paese.