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Revisioni, i principali componenti interessati dai controlli

Le verifiche periodiche obbligatorie sulle trattrici potrebbero migliorare la sicurezza del lavoro agricolo, ma sono ancora in alto mare. I controlli dovrebbero interessare tra gli altri l’impianto di illuminazione, i freni, lo sterzo e il sistema di catalogazione dei comandi

di Ottavio Repetti
ottobre - novembre 2024 | Back

Parlare di revisioni riaprirà forse vecchie ferite nei cuori delle trecento officine, una più una meno, che a suo tempo avviarono l’iter per divenire revisori certificati dall’allora Unacma, oggi Federacma: frequenza ai corsi formativi, visite ispettive, adeguamento delle strutture. Investirono tempo e non poche risorse per un progetto che non è mai decollato, dopo ormai dodici anni. Era infatti la fine del 2012 quando il decreto legislativo 179, noto come Decreto Sviluppo, istituiva, tra le altre cose, la revisione obbligatoria per le macchine agricole. Tra rinvii, deroghe e decreti attuativi mai varati, si arriva a oggi senza che una sola revisione sia stata completata, nemmeno a trattori che hanno più di 40 anni di vita. Se qualcosa si era iniziato a fare di fronte alla prospettiva di una legge apposita, che definisse tempi e modi di una revisione organica, tutto si fermò. Ed è tuttora fermo.

Poche cose, ma necessarie. Nel frattempo, sui trattori si continua a morire. Circa 120 incidenti fatali ogni anno, dovuti perlopiù a ribaltamento del mezzo, più raramente a schiacciamento durante una manovra o a stritolamento tra organi meccanici in movimento (albero cardanico, ingranaggi delle macchine da raccolta eccetera). Molte di queste morti – la gran parte, secondo alcuni – si sarebbero potute evitare con la revisione e il conseguente adeguamento dei mezzi alle più recenti normative in materia di sicurezza. O con un intervento perlomeno sugli elementi principali, che numerosi gruppi di studio e commissioni, riducendo all’osso, dichiarano essere due: l’adozione di un telaio in caso di ribaltamento (cabina o arco di protezione) e l’uso delle cinture di sicurezza. Studi e test hanno dimostrato che la presenza di roll bar e cinture basta, da sola, a evitare la maggior parte dei decessi legati al rovesciamento delle macchine agricole ed è per questo che a suo tempo si decise di includere l’adeguamento alle normative di sicurezza nei controlli da eseguire durante la revisione stradale. Una scelta osteggiata da alcuni gruppi agricoli, convinti che una cosa sia stabilire se un trattore è idoneo a circolare su strada, un’altra la messa a norma in base alla legge 81/2008 sulla sicurezza del lavoro. I contrasti emersi al riguardo hanno avuto una parte importante nei continui rinvii dei regolamenti attuativi, la cui assenza impedisce tuttora l’avvio di un piano organico di revisioni. Che dovrebbe iniziare, ovviamente, dalle macchine più datate.

Rischio di infrazione. Una spinta decisiva per sbloccare un meccanismo ormai del tutto grippato potrebbe venire da Bruxelles. Infatti, da qualche anno l’argomento revisioni non è più di sola competenza italiana: l’adozione della Mother Regulation ha unificato la normativa sulle macchine agricole e con essa gli adempimenti a esse relativi. E siccome l’Europa prevede ogni quattro-cinque anni l’obbligo di revisione per i trattori con velocità superiore a 40 chilometri orari e i primi trattori "veloci" in Mother Regulation furono immatricolati nel 2018, siamo a un passo dalla procedura d’in­frazione, con tutto quel che ne consegue. Un’eventualità che potrebbe avere aspetti positivi, se portasse finalmente ad avviare il processo organizzativo per attuare i controlli. Non soltanto sulle macchine post-2018: una norma nazionale prevede infatti che le verifiche sulle macchine tradizionali, con velocità inferiore a 40 chilometri orari – e quindi anche i più vecchi – seguano, come calendario e procedura, l’iter dei mezzi "veloci" per cui l’intera macchina delle revisioni potrebbe, d’un colpo, rimettersi in moto. Con una lentezza, tuttavia, pachidermica.

Secondo Gianni Di Nardo, segretario generale di Federacma (l’associazione che raggruppa officine e concessionari, ndr). «Dal giorno dell’approvazione dei decreti attuativi a quello della prima effettiva revisione potrebbero passare anche quattro anni. In primo luogo – spiega Di Nardo – occorrerà formare e certificare gli operatori. È vero che trecento di essi hanno già seguito i corsi, ma meno di 20 hanno completato l’iter di certificazione prima che lo sospendessimo, in quanto non era possibile fare effettivamente revisioni». «Contemporaneamente alla formazione dei meccanici e degli ispettori della motorizzazione civile, non dimentichiamolo, sarà necessario dotare le officine di apposite strumentazioni, non sempre facilmente reperibili sul mercato. Questo – prosegue Di Nardo – ci porta a ipotizzare un intervallo di tempo di almeno tre anni prima che i revisori siano certificati e le prime officine attrezzate. Estendere il processo ad almeno cinquecento officine, tante ne serviranno secondo i nostri calcoli per coprire il territorio nazionale, dovrebbe richiedere un altro anno».

Cosa si dovrà controllare. Gettiamo però il cuore oltre l’ostacolo e cominciamo a ragionare su come saranno le revisioni, una volta che si inizierà a farle. Allo stato delle cose, assumono la forma di un Giano Bifronte, essendo composte da due elementi distinti, seppur connessi: le verifiche che rendono sicura la circolazione stradale e quelle che rendono sicuro – o meno pericoloso – il lavoro in campo.

Riguardo alla natura delle prime, in mancanza dei decreti attuativi della legge 179/2012, vi sono poche certezze. Ci si può però rifare a quanto stabilito per autoveicoli e mezzi pesanti. Dunque, è facile previsione che saranno oggetto di controllo l’impianto di illuminazione – compresi gli indicatori di direzione – e le luci di arresto, ma anche gli specchi retrovisori, eventuali luci specifiche delle macchine operatrici e poi, senza dubbio, freni (incluso il freno di stazionamento), sterzo (per valutare eventuali giochi) e pneumatici (stato e altezza del battistrada o dei talloni). Infine le sospensioni, qualora il mezzo ne sia provvisto. «In materia di visibilità, non dimentichiamo lo stato del parabrezza e l’efficienza dei tergicristalli», fa notare Domenico Papaleo, che segue la materia per FederUnacoma. «Nei mezzi stradali – aggiunge – hanno molta importanza anche le emissioni del motore, ma in un trattore agricolo questo dato non è semplice da valutare, soprattutto per le macchine più datate, e a mio parere non è nemmeno tra i più urgenti. Credo che gli elementi principali siano arco di protezione o cabina più le cinture di sicurezza: dispositivi che possono salvare una vita in caso di ribaltamento».

Adeguamenti di sicurezza. Questi elementi ci portano all’altra faccia del nostro Giano, ossia l’adeguamento della macchina agricola alle normative in materia di sicurezza sul lavoro. Esiste una linea guida di Inail sull’argomento ed è molto probabile che le revisioni la recepiranno, in parte o in toto, quando sarà il momento di stabilire su cosa concentrarsi. Accanto ad alcuni degli elementi citati sopra, il documento si sofferma ovviamente sugli organi in movimento, le parti calde e non da ultimo l’ergonomia della postazione di guida e dei comandi. Per i primi, è appena il caso di citare le protezioni di eventuali cardani e dell’albero Pto, ma anche cinghie e ventole, che sui trattori più datati erano a portata di dita. Necessitano di protezione, inoltre, gli scarichi e gli organi della trasmissione e del motore (anche in questo caso si parla dei trattori più anziani). Infine, per quanto riguarda l’ambiente di lavoro, si va da scalette e maniglie o corrimano  da collocare a un’altezza ben definita, fino alla catalogazione dei comandi. Quelli critici devono essere facilmente e univocamente identificabili e non deve essere possibile azionarli per errore. Il testo fa riferimento ad avviamento (chiave o pulsante), acceleratore, arresto di emergenza, freno di stazionamento, bloccaggio dei differenziali, comandi della presa di potenza e dei sollevatori.

Attesa eccessiva. «Alla fine, quel che si dovrebbe guardare lo sappiamo. Non sappiamo, invece, chi deve farlo e in che modo», spiega Marika Stefan, contitolare della Tractor Service di Conegliano Veneto: un’officina indipendente, specializzata in macchine agricole e controlli funzionali sulle medesime. «Purtroppo – prosegue – è passato troppo tempo dall’approvazione della legge e ormai le scadenze si sono accumulate: ci vorranno anni, una volta partiti, per rimettersi in pari».

Secondo la Tractor Service, molti agricoltori, consci dei rischi, attendono il via libera alle revisioni: «Abbiamo clienti che ci chiedono quando possono portare il trattore e purtroppo dobbiamo rispondere che al momento le revisioni non si possono fare. Ovviamente, c’è anche chi approfitta della situazione per non mettere a norma un mezzo ormai vetusto ed è per questo, io credo, che servirebbe una vera campagna di rottamazione, con aiuti agli agricoltori in cambio della demolizione di macchine non più sicure».

I problemi principali, ci dicono dalle officine, sono quelli noti alla maggior parte degli “addetti ai lavori”. In primo luogo cinture e roll bar; ma, senza dubbio, la prescrizione più disattesa è quella che riguarda la protezione degli alberi cardanici. Una carenza che può costare la vita ed è per questo che può risultare difficile comprendere la resistenza di certi agricoltori verso un dispositivo dal costo tutto sommato modesto. Sicuramente inferiore, fanno notare gli stessi tecnici, rispetto ad interventi più strutturali, come quelli che possono riguardare una cabina o un arco di protezione. Per il quale, talvolta, non è facile trovare un punto di fissaggio idoneo, specie sulle macchine più anziane. Per esse, pertanto, è sempre più evidente la necessità di un intervento organico di rottamazione


Le revisioni che già si fanno

Mentre si attende di conoscere la data di avvio delle revisioni previste dal Codice della Strada per i mezzi a motore, esiste già una categoria di attrezzi sottoposta a verifica ogni due oppure tre anni. È quella delle irroratrici, per le quali da ormai un decennio vige l’obbligo della cosiddetta verifica funzionale. Che deve stabilire, in primo luogo, la corrispondenza tra il dosaggio impostato e quello effettivamente distribuito in campo, ma anche l’efficienza generale dell’attrezzo e il rispetto dei requisiti di sicurezza ambientale. «La situazione, oggi, è nettamente migliore rispetto a quando iniziò la campagna. Ormai le irroratrici controllate sono in buone condizioni, sia funzionali sia in materia di sicurezza», spiega Domenico Papaleo di FederUnacoma, che prosegue: «Le principali parti da sostituire sono i manometri e gli ugelli, che spesso sono usurati e vanno cambiati perché non rientrano nei parametri legislativi di riferimento. Inoltre, di frequente sono da rimpiazzare i regolatori di portata e le scale di lettura del serbatoio; infine, nel caso degli atomizzatori, a volte è necessario sostituire la pompa principale». Una particolare attenzione andrebbe poi dedicata alle protezioni dell’albero cardanico, che potrebbero non essere in piena efficienza, e non dovrebbero essere neanche trascurati alcuni interventi minori come quelli relativi ai tubi che potrebbero sgocciolare o al serbatoio lavamani che potrebbe essere rotto o usurato.

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