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Industria della meccanizzazione, una sfida europea

Il presidente dei costruttori italiani, Massimo Goldoni, illustra le finalità e i risultati degli incontri tenutisi a fine settembre a Bruxelles. Normative tecniche, lotta alla contraffazione, politiche per la ricerca e l'innovazione del programma delle attività FederUnacoma in sede comunitaria

a cura della Redazione
ottobre/novembre 2013 | Back

A fine settembre la Federazione italiana dei costruttori di macchine per l'agricoltura, la cura del verde, il movimento terra e la relativa componentistica, FederUnacoma, ha tenuto a Bruxelles la seduta del proprio Consiglio Direttivo, e ha svolto un'audizione presso il Parlamento, per mettere a fuoco, con politici e rappresentanti delle istituzioni comunitarie aspetti salienti delle strategie e delle normative in materia di meccanizzazione. Nei giorni 24 e 25 settembre, i membri del Direttivo FederUnacoma hanno incontrato rappresentanti della Commissione, delle Direzioni Generali Mobilità e Industria Automobilistica, Ricerca e Innovazione, e parlamentari delle commissioni agricoltura e industria per richiamare l'attenzione sui problemi del settore e contribuire a definire una agenda delle priorità. Il presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni sottolinea come l'intervento in sede comunitaria sia da lungo tempo un punto fermo nelle attività dell'associazione dei costruttori italiani.

Abbiamo organizzato una "due giorni" molto intensa, che ha rafforzato il legame con le istituzioni comunitarie e ha rilanciato le attività più urgenti per il nostro settore. Questo è stato possibile grazie ad una consuetudine di rapporti in sede europea – oltre che nell'ambito del Comitato dei costruttori Cema – che la Federazione ha potuto stabilire da quando, quasi quindici anni orsono, decise di aprire un proprio ufficio di corrispondenza a Bruxelles e quindi di monitorare "in tempo reale" gli sviluppi delle politiche comunitarie. All'attivo abbiamo una lunga militanza nelle commissioni tecniche preposte alla definizione delle normative, ma anche iniziative culturali e scientifiche realizzate con fondi europei per la formazione e la ricerca.

Possiamo dire che la Federazione è stata una delle prime in ambito confindustriale a sviluppare una "lobbying europea"?
Certamente sì, anche se il termine lobbying non riflette pienamente il senso del nostro impegno. La Federazione non punta alla pura e semplice tutela degli interessi di categoria, ma a realizzare una politica per la meccanizzazione che guarda all'interesse generale. L'innovazione tecnologica in agricoltura, la qualità della vita e del lavoro delle comunità rurali, la salvaguardia ambientale, la competitività delle produzioni e la permanenza di un modello di agricoltura qualitativo come quello che l'Europa deve rappresentare sullo scenario mondiale sono possibili solo mediante lo sviluppo della meccanizzazione. Si tratta di una prospettiva comune a tutti i Paesi, e debbo dare atto ai nostri parlamentari – mi fa piacere citare fra gli altri: Franco Bonanni Commissione Ambiente; Paolo De Castro presidente Commissione Agricoltura; Elisabetta Gardini Commissione Ambiente; Salvatore Tatarella Commissione Ambiente; Giancarlo Scottà Commissione Agricoltura; Antonio Panzeri Commissione Mercato Interno; Herbert Dorfmann Commissione Agricoltura; Patrizia Toia Commissione Industria; Vittorio Prodi Commissione Industria; Sergio Cofferati Commissione per l'Occupazione e gli Affari sociali – di aver compreso bene le istanze italiane ma insieme anche la portata strategica del tema.

Il ruolo sempre più importante delle istituzioni comunitarie in tema di agricoltura, industria e ambiente comporta uno spostamento dell'asse delle attività federative da Roma verso Bruxelles e Strasburgo...
In effetti la nostra agenda comunitaria è sempre più impegnativa. In questo momento stiamo lavorando su alcune priorità: in primo luogo la questione relativa all'adeguamento alle norme comunitarie sulle emissioni dei trattori cosiddetti "stretti", e quella rappresentata dalla contraffazione delle macchine, e dall'importazione di mezzi non conformi alle normative comunitarie. Un fenomeno, quello della contraffazione, che ha grande impatto in particolare sull'industria italiana che produce macchine e attrezzature per il giardinaggio e la cura del verde, che è leader in questo settore e che vede spesso vanificati i propri investimenti in ricerca e innovazione a causa della violazione sistematica da parte di molte fabbriche estere dei diritti di proprietà intellettuale in termini di marchi e di brevetti.

In Europa, del resto, si colloca la gran parte delle esportazioni italiane di macchine e attrezzature per l'agricoltura. In Europa si compensa, almeno in parte, la crisi che affligge invece il mercato italiano.
Non lavoriamo in Europa per "relativizzare" il sistema italiano, ma per rilanciarlo. Non possiamo accettare l'idea che le industrie della meccanica debbano vivere la propria internazionalizzazione come un processo di smobilitazione dal Paese. Come ho avuto già modo di affermare, le nostre imprese debbono continuare a trarre dai territori di appartenenza la linfa per essere competitive sui mercati esteri, ed uno degli obiettivi della Federazione è proprio quello di sfruttare sempre meglio le opportunità che vengono dall'Unione Europea per sostenere il mercato della meccanizzazione – vedi ad esempio l'importanza dei PSR e la necessità di migliorare le modalità di erogazione dei fondi così da renderli sempre più accessibili per le imprese agricole italiane – e soprattutto per rafforzare i distretti produttivi. Fondi per la ricerca, la formazione e il trasferimento delle innovazioni sono disponibili in Europa, dobbiamo metterli a frutto nei territori delle nostre imprese.

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