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I principali fabbisogni formativi della meccanica agricola italiana

I tavoli tematici del Think Tank FederUnacoma hanno fornito utili indicazioni sulla domanda di formazione espressa dall’industria agromeccanica. Il fabbisogno di nuove competenze non sempre viene soddisfatto dal sistema formativo, penalizzando così la competitività delle nostre aziende

a cura della Redazione
maggio - giugno 2024 | Back

Le aziende del comparto agromeccanico, così come quelle di settori affini, esprimono una domanda crescente di figure professionali altamente specializzate che, tuttavia, il sistema formativo italiano non è sempre in grado di esprimere. Il gap di competenze – queste le conclusioni dei quattro tavoli tematici del Think Tank FederUnacoma – rappresenta dunque un fattore di rischio per le aziende italiane, che devono competere su mercati sempre più concorrenziali. Peraltro, come è stato osservato nel corso dei lavori, il deficit formativo riguarda ambiti particolarmente strategici per le attività delle nostre industrie, a partire dall’area delle R&S.

Tavolo 1: progetti innovativi per i reparti tecnici. Le competenze tecniche restano una delle leve fondamentali per la competitività delle imprese, che risultano fortemente motivate ad assumere giovani laureati e comunque provenienti da percorsi scolastici qualificati. Tuttavia, questa sostanziale corrispondenza fra la domanda di personale e la disponibilità di giovani leve interessate a intraprendere carriere nell’industria agromeccanica non è sufficiente a garantire al settore un buon ricambio generazionale. I giovani destinati agli uffici tecnici, quindi alla progettazione delle macchine, al monitoraggio della qualità, all’adeguamento alle normative, alla ricerca e sviluppo mostrano in genere – questo emerge dal gruppo di lavoro sui nuovi profili tecnici, che ha avuto come esperto Paolo Gay dell’università di Torino, e come moderatore Alessio Bolognesi del Servizio tecnico FederUnacoma – una propensione a cercare lavoro nella regione di residenza o in quella in cui si è svolto il percorso scolastico e universitario. Le giovani leve, peraltro, tendono a selezionare quelle aziende che possono offrire una crescita professionale, che sono cioè fortemente orientate verso l’innovazione di prodotto e di processo. Questo orientamento verso l’innovazione si riscontra con maggiore evidenza nelle realtà aziendali più strutturate, e ciò rischia di penalizzare nel reperimento del personale tecnico le piccole e medie imprese, che peraltro hanno spesso urgenza di inserire i nuovi assunti nelle funzioni operative lasciando meno spazio ai percorsi di crescita individuale. A fronte di questo, le imprese dell’agromeccanica stanno iniziando ad inserire nel novero delle attività dei propri uffici tecnici anche progetti innovativi che risultino motivanti per le nuove leve. L’aspettativa nei confronti di una struttura come AFI Accademia, dunque, è che possa predisporre percorsi formativi rivolti specificamente alle esigenze delle imprese piccole e medie, contribuendo a definire profili professionali che risultino strategici per le stesse e nello stesso tempo interessanti per il personale assunto in termini di autoapprendimento e di crescita.

Tavolo 2: le nuove competenze per l’internazionalità. Il tavolo di lavoro sul tema “Affrontare i mercati esteri: metodologie e competenze specifiche”, che ha avuto come esperto Maurizio Forte dell’ICE e come moderatore Fabio Ricci di FederUnacoma, ha evidenziato l’importanza della formazione per tutte le figure professionali che a vario titolo, all’interno delle aziende, si occupano dei mercati esteri, delle transazioni commerciali con i vari Paesi e della cooperazione internazionale. Nello scenario attuale sono già presenti strutture di formazione focalizzate sull’internazionalizzazione delle imprese, e fra queste l’Agenzia ICE ha senza dubbio un ruolo di primo piano, avendo una sezione specificamente dedicata, che negli anni ha sviluppato un’offerta molto ampia, che comprende sia le tecniche tradizionali di approccio ai mercati esteri sia le nuove metodiche basate sull’uso delle reti e del marketing digitale. Tra le proposte formative più interessanti – è emerso nel tavolo di lavoro – si segnala quella del programma Corce, Master in Commercio Internazionale per giovani laureati promosso direttamente dall’Agenzia ICE, centrato sulla figura dell’Export Manager e sulle competenze che questo deve avere in tema di pianificazione e di sviluppo strategico per l’internazionalizzazione, di gestione degli aspetti legali, di trasferimento delle merci, gestione degli aspetti economico-finanziari delle transazioni, conoscenza dell’attuale geografia dei mercati e dei trend di sviluppo nelle diverse aree del mondo. Il gruppo di lavoro auspica che l’AFI possa trovare sinergie con realtà formative come quelle dell’ICE, predisponendo programmi in partnership che pongano particolare attenzione ad alcuni temi che il settore agromeccanico percepisce come strategici, in primo luogo la sostenibilità delle tecnologie come requisito chiave per la competitività delle imprese italiane sui mercarti esteri, in secondo luogo l’applicazione dell’intelligenza artificiale quale strumento per gestire al meglio le molte variabili che determinano la competitività sui mercati esteri, infine l’approccio ai mercati africani, che appaiono oggi più che mai promettenti, ma nello stesso tempo molto diversificati per caratteristiche pedoclimatiche, infrastrutture, servizi e modelli produttivi.

Tavolo 3: dal digitale al fieristico, le frontiere del marketing. Il tavolo di lavoro su “Marketing, fiere e media relation, le nuove sfide della comunicazione – che ha visto la partecipazione di David Jarach, della Sda Bocconi come esperto e di Giovanni Losavio dell’Ufficio comunicazione FederUnacoma quale moderatore – ha analizzato ad ampio raggio lo scenario del marketing fieristico, delle media relations e delle nuove sfide della comunicazione. Dalla discussione sono emerse diverse criticità, fra cui la necessità di aggiornamento del nostro sistema di istruzione. Le aziende hanno infatti segnalato la difficoltà di reperire sul mercato figure professionali adeguate alle attuali esigenze soprattutto nel campo della Data Analisys e del marketing strategico. Alcuni dei bisogni formativi sono infatti legati alla necessità di gestire sistemi tecnologici altamente innovativi come l’Intelligenza Artificiale applicata all’analisi dei mercati e delle dinamiche commerciali. Per quanto riguarda in particolare le funzioni di promozione e comunicazione, la discussione ha evidenziato come una parte delle aziende tenda ad esternalizzare tali attività, sia pure mantenendo il controllo sugli elementi strategici e di indirizzo, mentre un’altra parte delle aziende preferisca tenere “in house” tutte le attività inerenti il marketing e la comunicazione, soprattutto quelle che si basano sull’utilizzo di sistemi digitali. Una sollecitazione per le future attività dell’Accademia AFI riguarda proprio l’accrescimento delle competenze del personale che già opera all’interno delle imprese nei settori del marketing e della comunicazione, con una particolare attenzione per le attività fieristiche. In tema di marketing fieristico sono emersi infatti fabbisogni di “skill” specifiche e di figure professionali aggiornate, a fronte del fatto che la fiera viene considerata dalle aziende come la prima forma di investimento per il business. Questo presuppone un maggiore coinvolgimento delle persone addette, che devono riconoscersi nei valori dell’impresa, e li devono saper trasferire seguendo una logica di rafforzamento del brand aziendale, e anche questo richiede percorsi formativi ad hoc.

Tavolo 4: le risorse umane nella gestione d’impresa. Il gruppo di lavoro su ”Gestione amministrativa e assetti organizzativi: le nuove esigenze di formazione” – che ha avuto Debora Giannini del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne come esperta e Alessandro Malavolti, past-president FederUnacoma, come moderatore – ha sviluppato la propria analisi partendo dalla convinzione che le nuove sfide aziendali richiedono un crescente investimento nel capitale umano. La nuova geografia economica e commerciale, gli obblighi legati alla transizione verde e alla transizione digitale, oltre che i cambiamenti normativi, richiedono competenze e figure professionali specifiche, e a questa esigenza le aziende possono rispondere con l’acquisizione di figure appositamente selezionate, o con la predisposizione di percorsi formativi interni alle imprese, che ne accrescano il know how e quindi la competitività. Il confronto nell’ambito del Think Tank ha preso le mosse da indagini e dati statistici secondo i quali gli investimenti che le aziende effettuano in capitale umano hanno ritorni rilevanti in termini di produttività e di fatturato, e valorizzano le innovazioni tecnologiche che l’azienda acquisisce. Oltre ad individuare le competenze che meglio soddisfano le esigenze gestionali delle imprese, l’analisi si è soffermata sui criteri attualmente adottati per migliorare e valutare l’efficienza del personale ai vari livelli. Tuttavia, prima ancora di considerare metodiche di valutazione – fra le quali anche quelle più innovative che utilizzano sistemi digitali per la misurazione dei KPI – le aziende ritengono importante individuare e condividere con i dipendenti obiettivi economici e di efficienza organizzativa concreti e realistici. Anche a questi fini è utile intraprendere percorsi formativi che aggiornino il personale amministrativo e le figure aziendali che hanno responsabilità sulla gestione delle risorse umane.

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