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Tecnica

Dal campo alla tavola, la raccolta di bulbi, tuberi e radici

Radici, bulbi e tuberi necessitano di un letto di semina (o di trapianto) senza scheletro, ben affinato, aerato e drenato. Per raccogliere il prodotto preservandone la qualità è necessario disporre di macchine dedicate, che si differenziano per la testata di raccolta, che si adatti alle specifiche esigenze delle diverse specie

di Lavinia Eleonora Galli
maggio - giugno 2021 | Back

Bulbi, tuberi e radici sono colture alla base di numerose diete, diffuse in tutto il mondo. Queste 3 categorie di specie vegetali possono essere raggruppate nelle cosiddette “colture ipogee” (cioè che sviluppano la parte edibile sotto la superficie del terreno), e presentano un’elevata variabilità di prodotti, con differenti caratteristiche nutrizionali, organolettiche, diversi sistemi di allevamento e rese economiche assai varie. Basti pensare alle patate e ai topinambur, che rientrano nella medesima categoria dei tuberi, nonostante abbiano impieghi e costi di vendita nettamente differenti.

Tutte le colture ipogee necessitano di terreno a struttura omogenea, con limitata o nulla presenza di scheletro, ben affinato, areato e drenato. Si tratta di peculiarità importanti, affinché il prodotto si possa sviluppare in modo ottimale all’interno del terreno, senza riportare lesioni e/o deformazioni. La tessitura ideale del suolo è quella franco-sabbiosa, quindi con spiccate capacità drenanti, per minimizzare il ristagno idrico, causa di possibili muffe o marcescenze che renderebbero il prodotto non commerciabile.

L’asportazione o l’interramento in profondità di gran parte dello scheletro e, più in generale, tutte quelle lavorazioni finalizzate a migliorare il “sistema suolo” sono pertanto pratiche necessarie per garantire la miglior produttività.

 

Le macchine per la raccolta

La raccolta di prodotti ipogei avviene tramite macchine operatrici semoventi, per estensioni elevate, oppure per mezzo di attrezzature semi-portate o trainate, per appezzamenti di minori dimensioni.

Le raccoglitrici sono generalmente costituite da due moduli principali, ovvero la testata di raccolta (che si differenzia in base al tipo di coltura e alle necessità del sesto di impianto) e l’unità di trasporto, pulizia e convogliamento, che evidenzia una struttura piuttosto simile in tutti i modelli.

Con la testata di solito si effettua l’estrazione del prodotto dal terreno, una prima pulizia, la separazione di zolle di terra e altri residui e il convogliamento in tramogge o cassoni per lo stoccaggio temporaneo o per il trasferimento al centro di lavorazione.

A valle degli organi di estrazione, descritti in seguito, si articola un gruppo di trasporto composto da nastri trasportatori e crivelli, con eventuale aggiunta di spazzole rotanti o getti d’aria, per allontanare i residui estranei.

La maggior parte dei modelli gestisce il prodotto completo della parte epigea, che viene poi recisa nella fase di pulizia e scaricata sul campo. In alcuni casi si possono usare altre macchine, che tramite un insieme di dischi movimentati idraulicamente recidono preventivamente la parte epigea, per facilitare la pulizia del prodotto post-raccolta.

 

Le testate di raccolta per le radici

Tra le radici maggiormente coltivate in Italia ci sono senza dubbio le carote (Daucus Carota L.), che trovano largo impiego sia nel consumo fresco che nella trasformazione industriale.

Le macchine per la raccolta delle carote possono essere sia semoventi che trainate, con soluzioni tecniche piuttosto simili tra loro. La tedesca Grimme ha sviluppato una testata dove dei bracci di presa cingono le foglie orientandole tra una coppia di rulli, che estraggono le radici senza danneggiarle e le inviano poi ad una serie di flagelli di gomma. che eliminano eventuali residui di terra. Durante questa fase, su alcuni modelli è prevista anche l’irrorazione di acqua sul prodotto, in modo da eliminare residui fini di terra e polvere.

È noto che le carote possono essere commercializzate sia con il “ciuffo” che mondate delle foglie, che se del caso vengono recise direttamente a bordo con un dispositivo a coltelli rotanti. Infine, le radici vengono collocate su un nastro trasportatore, che le convoglia a valle dell’unità di raccolta in una tramoggia o accumulate direttamente in cassoni dagli operatori presenti a bordo.

 

Le testate di raccolta per i bulbi

Tra le colture di cui si raccolgono i bulbi, quelle maggiormente popolari in Italia sono l’aglio (Allium Sativa L.), lo scalogno (Allium Cepa, var. aggregatum L.) e la cipolla (Allium Cepa L.). Quest’ultima è una coltura annuale, che viene raccolta in estate, solitamente quando la parte epigea della pianta è già seccata. Per tale ragione, contrariamente a quanto avviene per le radici, non è possibile estrarre i bulbi esercitando una trazione sulla parte epigea della pianta (perché si spezzerebbe facilmente), ma è necessario fare ricorso ad una macchina che scava e raccoglie il prodotto, smuovendo lo strato superficiale di terreno sulla fila tramite un insieme di dischi, rulli e zappette.

La statunitense TopAir produce modelli trainati per la raccolta delle cipolle, azionati tramite la pdp del trattore, in modo da poter raccogliere più di due file in un’unica passata. La testata è dotata nella parte inferiore di un nastro trasportatore grigliato, che lavora sotto la superficie del terreno scalzando i bulbi, e grazie ad un tamburo controrotante con paratie poste a raggera li convoglia verso il nastro trasportatore. La griglia di convogliamento agevola una prima grossolana separazione tra i bulbi ed eventuali zolle di terreno prelevate insieme al prodotto. In alcune macchine, come le raccoglitrici di cipolle della Grimme, il tamburo con paratie a raggera è sostituito con cilindri in materiale plastico che agevolano il caricamento del materiale appena raccolto sul nastro trasportatore.

 

Le testate di raccolta per i tuberi

I tuberi sono fusti sotterranei ingrossati, con funzione di accumulo di amidi (come ad esempio le patate, Solanum Tuberosum) e/o zuccheri solubili (come la barbabietola da zucchero, Beta Vulgaris var. Saccharifera). Analogamente a quella delle cipolle, per la raccolta dei tuberi non è possibile avvalersi della parte epigea della pianta, perché nel periodo maggiormente propizio quest’ultima è senescente, e pertanto non idonea al prelievo per estrazione. Le macchine per la raccolta dei tuberi, sia trainate che semoventi, sono solitamente caratterizzate da elevate dimensioni.

L’apparato di dissotterramento e raccolta del prodotto è solitamente composto da un numero variabile di vomeri, a seconda della larghezza di lavoro della macchina ed un sistema di tastatori che adeguano la loro profondità di intervento, per estrarre convenientemente i tuberi. A volte viene aggiunto un apparato di defogliazione, che separa i tuberi dall’eventuale materiale vegetativo ancora presente. I tuberi vengono poi sottoposti ad una prima pulizia, tramite crivelli e/o spazzole, per separare il prodotto da eventuali zolle di terreno e residui. Dopo ciò, il prodotto è convogliato nella tramoggia di stoccaggio della macchina, oppure conferito nei cassoni di appositi rimorchi per il trasporto.


La scava cipolle

Se non si può raccogliere meccanicamente, è almeno possibile agevolare la raccolta delle cipolle con una scava cipolle. La macchina è dotata di una testata che dissotterra le cipolle e le indirizza su alcuni nastri trasportatori grigliati, che separano il prodotto dai residui di terra. Al contempo, un rullo compattatore posto sotto ai nastri trasportatori ricompone il terreno dopo l’escavazione dei bulbi. Dopo la pulizia, le cipolle vengono disposte in andana grazie ad una coppia di paratie flessibili concentriche.

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