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Bioenergia

Bioenergia, i rischi della Direttiva REDII

Le principali associazioni del comparto nazionale delle biomasse solide, con una lettera congiunta, si sono rivolte ai Ministeri competenti (MiTe, Mipaaf e Mise) per chiedere di avviare un confronto in tempi rapidi nell’iter di recepimento della Direttiva “REDII” sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Si intende scongiurare il rischio di una possibile revisione della Direttiva, in discussione a Bruxelles, che introdurrebbe nuovi criteri di sostenibilità per le biomasse prima ancora di una verifica in campo di quelli già molto stringenti previsti dalla stessa REDII in fase di recepimento

di Matteo Monni
maggio - giugno 2021 | Back

Il 10 giugno 2021 le associazioni Aiel, Ebs, Elettricità Futura, Fiper e Itabia – che rappresentano la filiera foresta-legno-energia in Italia e anche in Europa – hanno scritto una lettera congiunta ai Ministri Cingolani (Transizione Ecologica), Patuanelli (Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e Giorgetti (Sviluppo Economico), in merito alla revisione e attuazione della Direttiva REDII. Le cinque associazioni hanno espresso la loro preoccupazione per il mancato confronto con gli operatori di riferimento sul tema. La lettera è stata scritta anche in vista del Transport, telecommunications and energy council del giorno successivo (11 giugno).

Le associazioni firmatarie dell’appello sostengono che sia di primaria importanza stabilire criteri di sostenibilità per l’uso delle biomasse legnose a scopo energetico, in modo che questi indirizzino correttamente il mercato. In tale ottica chiedono di essere coinvolte in un processo partecipato di revisione e implementazione della Direttiva sulle energie rinnovabili REDII.

Solo attraverso un dialogo costruttivo tra il decisore politico e gli stakeholders (operatori, industrie, ricerca) sarà possibile garantire che l’eventuale revisione delle misure di sostenibilità, attualmente proposta dalla Commissione Clima e Ambiente EU, sia effettivamente migliorativa per l’intera filiera e risponda a criteri realisticamente applicabili con cui contribuire alla decarbonizzazione del sistema energetico nazionale e quindi il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici europei.

Perciò, tutte le associazioni si sono messe a disposizione per dare il proprio contributo alle azioni di contrasto al cambiamento climatico e di sostegno alla salvaguardia della biodiversità che l’Europa propone all’interno del Green Deal nel pacchetto “Fit for 55” (con cui si definiscono 12 misure atte a centrare l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas-serra del 55% al 2030).

Per ottenere questo risultato, secondo le firmatarie, vanno coinvolte e integrate tutte le fonti rinnovabili di energia (FER) virtuose, programmabili e non, valorizzandone la complementarietà e la possibile capacità di integrazione tra loro considerando – caso per caso – i diversi fattori locali di costo-opportunità. In tale ottica la bioenergia – la “rinnovabile” caratterizzata da filiere strettamente legate al territorio – necessita a maggior regione di criteri di sostenibilità chiari, basati su evidenze scientifiche e concretamente realizzabili. Il Green Deal ha come obiettivo un’Europa climaticamente neutra entro il 2050; per raggiungere l’ambizioso traguardo il 2021 è considerato dalla Commissione Europea l’anno del passaggio dalla strategia all’azione. Nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico sarà essenziale il contributo delle fonti rinnovabili, non solo per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per favorire positive ricadute sull’ambiente, come ad esempio la biodiversità.

Inoltre, le associazioni hanno posto l’attenzione sul fatto che “i modelli previsionali più attendibili per il raggiungimento degli obiettivi europei di emissioni zero, mostrano la necessità di incrementare l’attuale quota di bioenergia, prevedendone una progressiva crescita fino al 2030 e addirittura il raddoppio dell’utilizzo entro il 2050. La stessa International Energy Agency (IEA) identifica “l’impiego innovativo e a basse emissioni della bioenergia come una risorsa chiave a livello globale per consentire l'integrazione di più rinnovabili e propone di estenderne il ricorso ai processi industriali e al teleriscaldamento”. È importante sottolineare, secondo Aiel, Ebs, Elettricità Futura, Fiper e Itabia, che lo scenario tracciato dall’IEA parla esplicitamente di una “moderna bioenergia” gestita secondo criteri sostenibili, con notevoli ricadute positive sulla biodiversità e sulla tutela delle aree forestali. Si evidenzia inoltre che “In Italia, il prelievo legnoso a fini produttivi e energetici è tra i più bassi a livello europeo; è urgente la messa in atto della Strategia Forestale per favorire l’economia del legno e soprattutto prevenire i rischi idrogeologici, gli incendi e garantire il presidio di vaste aree montane a rischio marginalizzazione”.

Le associazioni ritengono che i criteri di sostenibilità per la biomassa contenuti nell'attuale versione della Direttiva sulle energie rinnovabili REDII e gli obblighi di comunicazione ai sensi della Direttiva sulla governance dell'Unione dell'energia, costituiscano un quadro solido per garantire la protezione dell'ambiente e del clima e meriterebbero di essere rivisti solo a seguito della loro effettiva attuazione e della conseguente valutazione di impatto.

L’auspicio è che il Governo italiano si faccia parte diligente presso la Commissione europea per favorire fattivamente la gestione forestale sostenibile secondo le indicazioni ampiamente discusse e definite all’interno della Strategia Forestale Nazionale. Altrimenti il rischio è di disporre di una Strategia Forestale innovativa che promuove l’economia del legno – nonché di tutte le biomasse residuali ad essa associate – con un approccio sostenibile all’interno di un contesto europeo che in fieri propone la revisione dei criteri di sostenibilità non ancora recepiti dal legislatore italiano. Questo aspetto va valutato con estrema attenzione anche in relazione alle misure di sostegno stabilite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del nostro Paese per supportare – con risorse economiche di entità ragguardevole – interventi volti alla bioeconomia circolare. In tale ottica FederUnacoma e Itabia sono pienamente consapevoli del ruolo centrale giocato dalla meccanizzazione agricola e forestale nel rendere sostenibili gli interventi di manutenzione del territorio da cui spesso si alimenta la filiera legno energia.

Un quadro normativo eccessivamente vincolante si deve assolutamente ritenere un rischio da scongiurare per il bene delle nostre foreste, delle aree montane e dell’economia del Paese.

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