Africa hand project, una filiera del latte per nutrire il Mozambico
In Mozambico, dove quasi la metà dei bambini soffre la fame, lo sviluppo della foraggicoltura, funzionale alla crescita del settore lattiero-caseario, e l'educazione nutrizionale, sono fondamentali per garantire una vita dignitosa anche alla popolazione
Nonostante la ripresa economica degli ultimi anni, il Mozambico risente ancora dei fantasmi del colonialismo portoghese e della successiva guerra civile degli anni Ottanta, che non si è mai del tutto placata. Sono rimaste ferite profonde che hanno creato estrema povertà e insicurezza alimentare. Il 44% dei bambini sotto i cinque anni di età soffre di malnutrizione cronica. L’agricoltura locale non riesce a garantire una produzione diversificata a causa di tecniche agricole arretrate e del suolo in parte sabbioso. Le cattive pratiche igienico-sanitarie nella conservazione e preparazione dei cibi aggravano il contesto di cui sono vittime in primo luogo i bambini. Proprio per arginare questa pesante situazione, CEFA, organizzazione non governativa bolognese che sostiene lo sviluppo di diversi paesi del continente africano da oltre 45 anni, ha deciso di creare Africa Hand Project i cui obiettivi sono la lotta alla malnutrizione e il sostegno allo sviluppo agricolo. «Abbiamo deciso di intervenire nell’area di Beira, seconda città del Mozambico, attraverso lo sviluppo della foraggicoltura, indispensabile per far partire il settore lattiero-caseario, e l’educazione nutrizionale della popolazione», spiega Luciano Centonze, responsabile del progetto per CEFA. Questo progetto è in continuità con l’Africa Milk Project, la latteria sociale nel sud della Tanzania, che da diversi anni è una Spa ed è gestita dalla comunità locale. L’intervento è stato premiato ad EXPO 2015 come una Best Practice a livello mondiale. Africa Hand Project, sottolinea, quindi, l’impegno e la coerenza di CEFA per continuare a nutrire il pianeta coinvolgendo profit e non profit e le realtà contadine del mondo.
«Il traguardo a lungo termine è di garantire autonomia alle popolazioni locali e avviare un circolo economico che coinvolga anche le città limitrofe per creare così benessere e stabilità, anche sociale. Vuole essere perciò un modello per tutto il paese», sottolinea il responsabile di CEFA.
Lo sviluppo di una filiera del latte è fondamentale in Mozambico, dove il latte e i suoi derivati sono importati per circa il 90% soprattutto dal confinante Sud Africa. Ad aggravare il problema, i contadini non sanno coltivare e utilizzare al meglio il foraggio, scarseggiano gli animali da latte e gli allevatori non hanno conoscenze tecniche. Per affrontare tali sfide, il progetto garantisce supporto per lo sviluppo di una zootecnica sostenibile che stimoli la produzione di foraggio per l’alimentazione degli animali. In questo modo si sfruttano i terreni riconvertiti all’agricoltura altrimenti incolti.
«Per la formazione delle tecniche di allevamento e agronomiche, ci si basa sul metodo del Farmer Field School, spazio in cui le conoscenze locali e gli approfondimenti scientifici esterni sono testati, convalidati e integrati», aggiunge Centonze. «Il secondo passo è la fornitura di mezzi agricoli moderni che ha visto la creazione di tre centri di meccanizzazione pilota in cui testare dei motocoltivatori che consentono un salto in avanti verso un nuovo modello di produzione agricola. Inoltre si sono creati 40 campi dimostrativi comunitari per migliorare le tecniche agronomiche per la produzione di cereali, tuberi e leguminose».
CEFA non è solo in questa avventura, a sostenerlo ci sono anche diverse aziende e istituzioni italiane: Granarolo, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, la Regione Emilia Romagna, il Comune di Reggio Emilia, FederUnacoma, Alleanza delle Cooperative, Coopermondo, RS Venturoli Sementi e Mangimificio Ferraroni in collaborazione con CAM Consorzio Associazioni con Mozambico di Trento.
Questo progetto ambizioso ha bisogno, però, del contributo di tutti. Oltre alle aziende anche ognuno di noi puoi contribuire a questo progetto, adottando una mamma!
La campagna “adotta una mamma”
Le famiglie di Nhamatanda vivono in condizioni di povertà e malnutrizione a causa della bassa redditività delle attività agricole e della poca varietà della dieta.
Le scarse conoscenze agricole e la limitata conoscenza dei principi di buona alimentazione sono la causa della malnutrizione infantile: ogni 100 bambini, 50 non mangiano MAI proteine, e i restanti 50 le mangiano solo 4 volte la settimana, meno di una volta al giorno.
Si deve incentivare il consumo di latte, yogurt e legumi accompagnando mamme e bambini verso una alimentazione che li liberi dalla malnutrizione e da malattie oggi croniche quale diabete e ipertensione.
Con un reddito pro-capite di 450 euro annui, il Mozambico è tra i paesi più poveri al mondo: oltre il 52% della popolazione è sotto la soglia di povertà ed il 44% della popolazione infantile è malnutrita.
L’economia di Nhamatanda, città di 200.000 abitanti, a 90 Km da Beira si basa sull’agricoltura di sussistenza.
CONTENUTI DEL PROGRAMMA
NUTRIRE I BAMBINI
Grazie alla donazione ogni mamma del Mozambico:
- ‑imparerà a cucinare valorizzando fagioli, latte e derivati, alimenti ad alto valore proteico;
- ‑parteciperà a formazioni culinarie e condividerà il pasto con i bimbi;
- parteciperà a corsi sulla nutrizione;
- riceverà un manuale di ricette e consigli alimentari;
- riceverà una visita a casa da parte della nutrizionista;
- ‑riceverà uno strumento da cucina (padella, colapiatti, recipiente per acqua pulita, piatti, posate…)
UN KIT AGRICOLO
- ‑riceverà un kit di sementi (mais, pomodoro, patate, fagioli, melanzane…);
- ‑parteciperà ad una formazione specifica in campi scuola per produrre meglio e di più;
- utilizzerà il suo raccolto per partecipare alle formazioni culinarie.
feedback della campagna
Ogni donatore riceverà:
- ‑una scheda e la foto della mamma e dei bimbi che sostieni;
- ‑aggiornamenti sulle attività del progetto Africa Hand Project;
- ‑un cadeaux come benvenuto nel gruppo di “Amici delle mamme”!
Il Sostegno per un anno è di 180 euro (15 euro al mese). Per informazioni contattaci scrivendo a e.lolli@cefaonlus.it oppure chiama lo 051/520285 chiedendo di Elisa.
Iban CEFA – IT66X0707202409032000124915