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Giardinaggio

Motoseghe ed elettroseghe, una tecnologia evoluta

Attrezzature specifiche per l'abbattimento degli alberi e le potature, le seghe a motore sono uno strumento fondamentale per le attività e le manutenzioni nei territori boschivi e nelle aree verdi. L'innovazione tecnologica consente oggi di avere sul mercato modelli che uniscono alla massima efficienza un peso contenuto e una sensibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità

di Pietro Piccarolo
dicembre 2015 | Back

Motoseghe ed elettroseghe ormai da alcuni anni hanno sostituito gli attrezzi tradizionalmente usati per abbattere gli alberi  e per gli interventi di potatura e sramatura, quali le seghe, le asce, le accette. L’uso di queste macchine azionate da motore a scoppio (motoseghe) o da motore elettrico (elettroseghe), non riguarda più soltanto l’impiego in foresta ma anche nel giardinaggio e in arboricoltura. L’utenza non è solo di tipo professionale ma è anche quella hobbistica. Tutto ciò grazie all’evoluzione tecnologica che ha reso queste  macchine sempre più leggere, facili da usare e con più sicurezza e confort per gli utilizzatori.

Il taglio è effettuato da una catena dentata rotante su una barra di guida, mentre il sostegno, controllo e azionamento, avvengono attraverso le due impugnature sulle quali, o in vicinanza di esse, sono poste le leve di comando e controllo della macchina.

La catena, in fase operativa,  deve avere la giusta tensione e, nel contempo, avere una lubrificazione continua al fine di ridurre gli attriti con la barra di guida. Dal motore il moto è trasmesso al gruppo di taglio tramite un pignone dentato con l’intermezzo di una frizione centrifuga. Nel complesso quindi una macchina relativamente semplice ma non priva di rischi per l’utilizzatore.

 

Motoseghe

Sono macchine dotate di motore a scoppio, generalmente monocilindrico e a due tempi, alimentato a miscela, cioè benzina e olio (2%). Possono essere distinte in quattro classi che si differenziano per potenza (kW), lunghezza della barra (m) e massa (kg).

Questa suddivisione è sostanzialmente legata al tipo di impiego prevalente. Semplificando si può dire che le motoseghe leggere e medie con lunghezza della barra che non supera i 55 cm e peso compreso tra 2,5 e 7 kg vengono maggiormente impiegate, anche a uso hobbistico, nel giardinaggio e nelle operazioni di arboricoltura. Inoltre sono particolarmente adatte per gli interventi a una certa altezza da terra effettuati su piattaforma o da operatori che esercitano l’attività con la tecnica del tree climbing.  Le motoseghe pesanti e superpesanti, dotate di maggiore potenza (sino a 10 kW e oltre), il cui peso supera anche i 10 kg, sono invece di impiego prettamente professionale e, generalmente, vengono utilizzate nei lavori di arboricoltura e forestali.

Il motore, a due tempi monocilindrico, ha un regime massimo che arriva a 14.000 giri/min, garantendo alte velocità della lama (da 15-20 m/s a 25-30 m/s). Viene raffreddato ad aria da un flusso generato da una ventola montata sul volano magnete che fornisce elettricità alla candela.  Oltre alla potenza (kW) è importante il valore della coppia (Nm), in quanto necessaria per vincere la resistenza al taglio.

L’avviamento è a strappo tramite una maniglia collegata con un filo all’avvolgitore fissato sulla suddetta ventola di raffreddamento del motore. Nei modelli di maggior potenza è presente una valvola di decompressione che permette di ridurre lo sforzo nel tiro della maniglia. Per l’avviamento a freddo si agisce su uno starter che interviene sul carburatore regolando la quantità di aria aspirata e portando il comando dell’acceleratore in posizione di mezza accelerazione.  L’interruttore di avviamen­to/arresto agisce sul circuito elettrico, consentendo di interrompere il passaggio della corrente elettrica prodotta dal volano magnete. La catena è costituita da tre tipi di maglie con funzione, rispettivamente, di guida, di collegamento e di taglio.  La regolazione della tensione è fatta agendo su un tenditore laterale posto sul carter della catena. La lubrificazione avviene con olio contenuto in un apposito serbatoio, contrassegnato in modo diverso da quello della miscela. Generalmente la pompa dell’olio è regolabile,  e ciò consente di fare una lubrificazione della catena anche in funzione dell’utilizzo. Davanti all’impugnatura anteriore si trova, integrato nella protezione della mano, la leva per azionare il freno catena, mentre in corrispondenza dell’impugnatura posteriore, si trovano i comandi per l’acceleratore e per il suo bloccaggio. Ciò impedisce all’acceleratore di agire quando la mano dell’operatore non afferra saldamente l’impugnatura. Appositi paramano posti in corrispondenza delle due impugnature hanno la funzione di proteggere le mani dell’operatore. In alcuni modelli le impugnature sono riscaldate tramite resistenze elettriche o il ricircolo dei gas di scarico.

Anche su queste macchine vi è stata l’introduzione dell’elettronica. La carburazione del motore assistita elettronicamente ha così permesso di ridurre i consumi e le emissioni. Inoltre, la gestione elettronica del motore permette di avere una sola posizione nell’avvio del motore e di effettuare una diagnostica rapida e completa nei casi di arresto e di revisione. Alla riduzione delle emissioni, oltre all’elettronica, concorrono l’introduzione di marmitte catalitiche e il ricorso a combustibili alchilati, che hanno un più alto numero di ottani e un più basso contenuto di composti aromatici, rispetto alle benzine tradizionali.

Si mira poi a ridurre la rumorosità in termini, sia di potenza acustica (LWA) sia di pressione sonora percepita alle orecchie dell’utilizzatore (LPA). Per il confort dell’operatore, oltre ridurre il rumore, è importante la riduzione delle vibrazioni al braccio. Questo viene ottenuto con sistemi antivibranti di vario tipo (molle, silent blocs..) che attenuano le vibrazioni alle impugnature, facilitando anche il pilotaggio della motosega.

Prove eseguite su una motosega di 2,8 kW di potenza (55,5 cm3), hanno dimostrato che il ricorso a combustibili alchilati consente, rispetto all’impiego delle normali miscele, una riduzione di oltre il 50%, sia delle emissioni VOC (Volatile Organic Compounds) e sia della quota percentuale di CO2. Ciò ai diversi regimi del motore (minimo, medio e massimo) e in fase di lavoro. Si è inoltre registrata una riduzione di qualche punto percentuale del rumore e delle vibrazioni (Pessina).

In tabella 2 sono riportate, a titolo di esempio, le principali caratteristiche di una motosega inseribile nella classe media (3,0-3,5 kW).

Discorso a parte meritano gli sramatori, cioè motoseghe applicate a bracci telescopici, che consentono di effettuare potature da terra, grazie all’asta estensibile sino ad altezze di 4-5 metri.

Sono relativamente leggeri, possono essere regolati in diverse posizioni intermedie, da zero a novanta gradi, e sono dotati di motore con potenza generalmente inferiore a 1,5 kW. Quello del bilanciamento è  comunque un  requisito importante per tutte le motoseghe, ai fini sia della riduzione dell’affaticamento e  sia della sicurezza degli operatori.

 

Elettroseghe

Quando il motore elettrico sostituisce quello a scoppio si parla più propriamente di elettroseghe. Queste possono essere azionate tramite filo elettrico con cavo fino a 4-5 metri o mediante batteria. Si tratta di macchine con lunghezza della barra di guida di 25-35 cm, per potenze fino a 2,5 kW (equivalente a 55 cm3), capaci di fornire pressoché le stesse prestazioni delle motoseghe di pari potenza. Sono però più leggere, più maneggevoli, meno rumorose e producono minori vibrazioni. Inoltre richiedono una minore manutenzione e non producono emissioni dirette di VOC, di CO2 e di particolato. Anche queste macchine si avvantaggiano dell’innovazione elettronica e di tutti i sistemi di sicurezza di cui godono quelle con motore a scoppio.

Per quanto attiene la rumorosità, il livello di potenza acustica e di pressione sonora alle orecchie dell’operatore sono inferiori ai 100 dB(A), mentre le vibrazioni all’impugnature non superano i 3 m/s2. Il raffronto in termini di emissioni espresse come CO2 equivalente, per potenze intorno ai 2 kW, dimostra che:

- ‑per le motoseghe, le emissioni dirette più quelle relative alla produzione della benzina sono dell’ordine di 4 kg di CO2 eq/h;

- ‑per le elettroseghe a batteria, le emissioni dirette sono nulle per  cui, considerando solo quelle relative alla produzione dell’elettricità per la ricarica,  si arriva a valori  di 30-35 g di CO2 eq/h. Naturalmente se la carica delle batterie avvenisse con energia solare le emissioni sarebbero nulla.

L’innovazione di questi ultimi anni riguarda principalmente  proprio le elettroseghe alimentate  a batteria al litio-ione, al fine di renderle sempre più performanti. Le nuove batterie al litio-ione (normalmente 36 Volt e 3 Ah), sono per l’80% riciclabili e hanno una durata superiore agli 800 cicli. I tempi di ricarica vanno dai 30-40 minuti alle 2 ore per un’autonomia di circa mezza giornata. L’autonomia può essere sensibilmente aumentata ricorrendo a batterie portate a zaino.

Il peso dell’elettrosega a batteria è di 2-3 kg, mentre quello della batteria è dell’ordine di 1 kg. Per soddisfare le diverse utenze vengono prodotti modelli di differente potenza e lunghezza della barra di guida.

 

Uso e manutenzione

Per il corretto uso e manutenzione di queste macchine occorre rispettare le norme riportate nel libretto di uso e manutenzione. In particolare per le motoseghe con motore a scoppio occorre: ogni 8-10 ore di lavoro pulire il filtro dell’aria o sostituirlo se è danneggiato o eccessivamente sporco; controllare periodicamente la  candela verificando la distanza degli elettrodi; verificare periodicamente le condizioni del filtro del carburatore e pulire le alette del cilindro. Per motoseghe ed elettroseghe è importante controllare ogni 30 ore circa il livello dell’olio lubrificante e verificare, sostituendolo se necessario, l’arresto di sicurezza della catena. La catena deve essere periodicamente affilata;  dopo l’affilatura essa va pulita a fondo eliminando la limatura aderente e poi ben lubrificata a bagno d’olio.

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