Innovazione, una sfida per le aziende agricole
La Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti ha realizzato un’indagine presso un campione significativo di aziende e stakeholder agricoli per analizzare la propensione all’innovazione del settore. Ne emergono elementi positivi, anche se si riscontra una ancora scarsa conoscenza degli strumenti disponibili
Il settore agricolo italiano è favorevole all’introduzione di elementi innovativi nella propria attività produttiva ma ancora poco informato sulle reali potenzialità delle varie innovazioni, come l’agricoltura di precisione (Adp). Questo il dato principale emerso da un’indagine svolta da Coldiretti lo scorso dicembre sui fabbisogni di innovazione nel settore primario italiano, che ha coinvolto 5.400 addetti del comparto, principalmente aziende agricole ma anche rappresentanti di istituzioni agricole e ricercatori di facoltà a tema agrario per un quadro complessivo di panorama e di prospettiva, che tenesse conto di più punti di vista.
Nel campione delle aziende agricole presenti tutte le attività – dall’agro-forestale allo zootecnico includendo anche agriturismo e trasformazione – condotte in gran parte a livello professionale ma anche hobbistico. Per i profili aziendali inclusi: una società su cinque è gestita da un giovane, e un quarto del totale da imprenditrici donne, le aziende hanno per lo più dimensioni sino a 5 ettari ma vengono considerate in modo omogeneo anche aziende oltre i 10 ettari. Sul fronte formazione il campione è costituito da un 13% di laureati, 49% di diplomati e da un 4,5% in possesso della sola licenza elementare. Per l’aspetto geografico sono rappresentate tutte le regioni italiane con una maggioranza – la partecipazione al sondaggio era su base volontaria – da Piemonte (18,5%), Veneto (14,3%), Emilia Romagna (13,8%), Lombardia (13%), Toscana (6,5%) e Puglia (4,5%).
Nel dettaglio l’80% degli intervistati si è espresso a favore dell’innovazione (solo il 4,5% nettamente contrario), ma soltanto il 35% conosce le tecniche dell’agricoltura di precisione mentre i restanti sono poco informati sull’argomento con un 22% che non ne ha mai sentito parlare. Il 22% delle società rilevate ritiene che le tecniche Adp siano poco o per niente semplici da adottare, e per il 60% in particolare difficili da introdurre nelle aziende di piccole dimensioni; il 37% ritiene che i consorzi agrari possano svolgere un importante ruolo a livello formativo sull’argomento. Fra le aziende che applicano l’agricoltura di precisione, il 70% giudica abbastanza o molto positivo il ricorso a tali tecniche dal punto di vista economico (nessuno ha espresso giudizi negativi) e una su tre ha preso parte a corsi di formazione sul tema.
Per il futuro, a fronte di un’azienda su cinque che nei prossimi cinque anni intende investire in agricoltura di precisione, il 50% del campione considerato è incerto o non esprime un parere sul tema rappresentando un importante bacino di utenza verso il quale indirizzare attività di formazione e consulenza, al fine di fornire gli strumenti adeguati per scelte consapevoli. Il 78% del campione ritiene infatti che una consulenza sui temi dell’innovazione possa essere molto o abbastanza utile.
L’indagine è stata svolta nell’ambito delle attività previste dalla PAC per sensibilizzare sull’importanza dell’innovazione e della consulenza in agricoltura in particolare relativamente all’introduzione del cosiddetto modello AKIS (noto solo all’8% degli intervistati). L’Agricultural Knowledge and Innovation System è un sistema integrato che comprende principalmente aziende agricole, ma anche consulenti, ricercatori, imprese di comunicazione e di rappresentanza del comparto, finalizzato a contribuire alla realizzazione di un’agricoltura smart, sostenibile e competitiva. Altra figura considerata nel questionario è quella dell’Innovation Advisor, nota al 5% degli intervistati, prevista dalla programmazione europea per promuovere il trasferimento di conoscenze e innovazione nel sistema delle imprese agricole e che Coldiretti sta promuovendo.
Parlando di innovazione il questionario ha preso in esame, in conclusione, anche il tema dei social network, che solo un’azienda su cinque utilizza per la promozione delle proprie attività, con una preferenza per Facebook (43%), e a seguire Instagram (28%) e WhatsApp (22%).