Il collegamento tra trattore e macchine operatrici, un tema di sicurezza
Un alto numero di incidenti è dovuto a manovre imprudenti intorno all'albero cardanico che trasmette la potenza della trattrice alle attrezzature operatrici. Particolare attenzione deve essere posta nella manutenzione delle parti meccaniche e nell'applicazione dei dispositivi di protezione specificamente prodotti dalle industrie costruttrici. Massica cura deve essere riservata anche ai dispositivi per il traino e agli impianti idraulico e pneumatico
Il trattore agricolo è di fatto una centrale mobile di potenza, ovvero una macchina che fornisce potenza ad una innumerevole serie di attrezzature che possono essere collegate ad essa per svolgere molteplici funzioni.
La potenza può essere ceduta alle varie operatrici sotto forma di moto rettilineo (con collegamento al gancio o agli attacchi a tre punti), sotto forma di un flusso olio idraulico in pressione (con collegamento agli appositi attacchi idraulici e/o sfruttando il movimento verticale dei sollevatori) oppure ancora sotto forma di moto rotatorio, collegandosi agli appositi maschi scanalati delle prese di potenza tramite un albero cardanico.
Le protezioni degli alberi cardanici
Proprio questa ultima soluzione è la più utilizzata e la più problematica anche dal punto di vista infortunistico; si stima infatti che sommando gli infortuni con esito fatale degli agricoltori professionisti a quelli a carico di utenti non professionali, come quelli già formalmente in pensione o i soggetti privati che svolgono per hobby varie attività agricole, si raggiungano ogni anno tra i 30 e i 50 decessi.
Si tratta di decessi piuttosto cruenti, che avvengono in poche frazioni di secondo e iniziano nella maggior parti dei casi con l’impigliamento di un arto o di un lembo di tessuto con una parte non protetta della trasmissione cardanica. Nel suo classico funzionamento a 540 giri al minuto l’albero cardanico compie infatti 9 giri in un secondo, che diventano circa 17 quando la p.d.p. opera a 1.000 giri/min. In ogni caso, anche con il motore al minimo, l’albero compie in un secondo da 2 a 4 giri completi, una velocità che, correlata con le elevatissime coppie in gioco, non lascia al malcapitato il tempo per reagire.
Si tratta comunque di infortuni che derivano spesso anche da una scarsa percezione della soglia di pericolo, ma nella maggior parte dei casi sono da attribuire a incuria e mancanza di esecuzione della corretta manutenzione sia sull’albero cardanico e sulla sua protezione, che sulle controcuffie proprie della trattrice e della macchina operatrice. Questo in quanto una trasmissione cardanica dotata di una protezione completa ed efficiente può di per sé evitare che un’imprudenza (come quella di avvicinarsi all’albero in rotazione) possa tramutarsi in poche frazioni di secondo in una tragedia.
Agli infortuni gravi o mortali provocati dagli alberi in movimento vanno poi aggiunti quelli dovuti ad alberi fermi e quelli che avvengono durante la fase di accoppiamento, che per fortuna sono però quasi sempre di lieve entità.
Per scongiurare il verificarsi degli infortuni più gravi è quasi sempre sufficiente che le trasmissioni cardaniche siano provviste delle apposite protezioni che il costruttore fornisce in origine e che poi offre anche come ricambio. Si tratta in ogni caso di componenti all’apparenza molto semplici che però rispondono a requisiti omologativi piuttosto restrittivi, e che per questo solo il costruttore originario dell’albero cardanico può fornire.
Seppur queste protezioni siano facilmente reperibili, così come le cuffie fisse montate su trattrici e operatrici, è sconsolante notare che questi semplici prodotti non vengono immediatamente sostituiti una volta che si deteriorano. Basta fare qualche visita presso le aziende o colloquiare con qualche ispettore dell’ASL, per rendersi conto che a questa “mancanza” in termini di sicurezza siano da attribuire la maggior parte delle sanzioni comminate dagli ispettori delle ASL.
Senza arrivare a considerare le nefaste conseguenze che, anche in termini economici, un incidente potrebbe avere, bisognerebbe quantomeno considerare che un verbale comminato secondo il nuovo testo unico sulla sicurezza equivale all’acquisto di diverse decine di controcuffie e di protezioni di alberi cardanici, e che mentre l’acquisto delle protezioni è un investimento sulla sicurezza, la multa è solo una perdita di risorse.
Una cuffia fissa, per svolgere correttamente la sua funzione deve sovrapporsi alla protezione dell’albero cardanico per almeno 50 mm, e questo è richiesto dalle attuali normative. Il fatto è che mentre per il trattore la protezione stessa può mancare nella parte inferiore (e quasi sempre manca), sulle macchine operatrici deve garantire una copertura a 360° della cuffia dell’albero cardanico, e ciò spesso rende difficile l’effettuazione dei collegamenti e in particolare l’apertura del nottolino, che va effettuata spingendo contemporaneamente l’albero in avanti. Per fortuna ultimamente sono stati messi in commercio anche alberi cardanici dotati di un dispositivo che mantiene sbloccato il nottolino, dando modo all’operatore di imboccare l’albero di trasmissione senza dover infilare le mani in punti pericolosi, e che provvede poi a sbloccare il nottolino quando il manicotto femmina arriva a battuta.
Ad ogni modo è bene ricordare che la manutenzione di parti e componenti così critici per la sicurezza non deve essere lasciata al caso, ma va effettuata in maniera scrupolosa e con la massima attenzione. Le protezioni esterne devono essere integre, prive di lacerazioni (che possono divenire pericolosi punti di aggancio), e le boccole in plastica, con funzione antifrizione, devono consentire un’agevole rotazione della protezione sull’albero. L’eventuale mancanza della catenella di fermo che deve essere anche dotata di un moschettone, rappresenta spesso un segnale di allarme che ci indica come le boccole antifrizione non siano più in grado di svolgere correttamente la loro funzione.
In sostanza, se pure è vero che le protezioni hanno un costo, dinanzi alle possibili conseguenze civili e penali derivanti da un infortunio non è certo il caso di fare economie, così come un po’ di cura nella conservazione degli alberi cardanici quando non utilizzati non guasterebbe. Nonostante le rastrelliere per il loro rimessaggio siano obbligatorie da molti anni, molto spesso si vedono nelle aziende alberi cardanici abbandonati all’aperto, ancora attaccati alla macchina operatrice e magari sospesi a mezz’aria dalla catenella di ritenzione.
I dispositivi per il traino
Anche i dispositivi per il traino, come i ganci agricoli, l’occhione e il timone dell’operatrice trainata devono essere in buono stato d’uso ed essere quelli originariamente previsti dal costruttore. Si tratta anche in questo caso di organi critici per la sicurezza che devono essere sottoposti a particolari test per essere poi omologati. Non a caso su tali componenti, punzonati o in rilievo, sono apposti gli estremi dell’omologazione effettuata. Anche i perni utilizzati per il fissaggio delle parti devono essere quelli originali, devono possedere le apposite spine di fermo e non vanno mai sostituiti con altri realizzati artigianalmente e spesso con acciai di infima qualità.
Per i ganci regolabili in altezza o sul piano orizzontale occorre accertarsi periodicamente che i movimenti avvengano in modo agevole e senza sforzi eccessivi, ricorrendo ove necessario alla lubrificazione delle parti a scorrimento.
Bisogna inoltre porre attenzione al fatto che non si verifichi mai un eccessivo gioco del perno rispetto all’occhione, perché ciò porta ad una rapida usura con conseguenti possibili rotture. Se invece le spine di fermo non vengono usate, il perno può sfilarsi in seguito a sobbalzi, con relative gravi conseguenze. Occorre inoltre provvedere celermente alla sostituzione del perno con un ricambio originale quando questo risulta essere usurato, ammaccato o deformato.
Sulle macchine operatrici portate e semiportate, ovvero collegate con l’attacco a tre punti del trattore, la struttura di aggancio deve essere integra, non deformata, criccata o arrugginita, e munita delle previste spine di fermo.
Impianti idraulico e pneumatico
I fluidi caldi e/o in pressione come l’olio idraulico o l’aria compressa (quando presente) possono rappresentare una fonte di pericolo in caso di scoppio delle tubature, dei raccordi o dei serbatoi, in quanto tali fluidi possono investire l’operatore con elevate pressioni e quindi elevata energia cinetica, nonché possono propagare verso lo stesso operatore anche parti o componenti metallici.
Gli impianti idraulico e pneumatico delle macchine agricole devono pertanto risultare pienamente efficienti e integri in tutti i loro componenti. I raccordi e le tubazioni delle macchine di nuova costruzione devono riportare gli estremi del costruttore, la data di fabbricazione e i valori della pressione di lavoro e di scoppio.
Qualora raccordi e tubazioni mostrino evidenti segni di invecchiamento (screpolature, tagli) o di danneggiamento meccanico (deformazioni, schiacciamenti, ecc.) occorre provvedere celermente alla loro sostituzione con ricambi originali.
Le prese idrauliche per il collegamento di circuiti esterni devono risultare integre, non evidenziare perdite (trafilamenti o gocciolamenti) di olio: nonché, per permettere le manovre di attacco e stacco delle tubazioni, devono rimanere correttamente e saldamente ancorate al corpo della macchina.
I serbatoi dell’aria compressa devono inoltre essere corredati da un manometro che ne indichi la pressione interna, per permettere all’operatore, a seguito della consultazione del libretto uso e manutenzione, di verificare che il valore letto sia coerente con quello previsto. In caso di anomalie o dubbi circa la non corretta operatività dei circuiti in pressione, bisogna interpellare immediatamente del personale qualificato per una verifica e, se del caso, la conseguente riparazione. Questo soprattutto perché la maggior parte degli incidenti causati da inconvenienti agli impianti idraulico e pneumatico avvengono in modo improvviso, senza segnali premonitori e con conseguenze spesso gravi.