Componentistica, luci e ombre del 2023
Il settore, mostra spesso un andamento anticongiunturale, è in crescita da cinque anni ma potrebbe frenare nel 2023. Per gli ultimi mesi dell’anno le case costruttrici prevedono un calo di ordini e fatturato, dovuto alle tensioni sul mercato delle commodity e alla stretta monetaria. Il peso della variabile geopolitica
Il settore della componentistica conferma la propria vocazione anticongiunturale e, a meno di repentine inversioni di tendenza, si avvia a chiudere in crescita anche il 2023. La fase espansiva di questo importante segmento della meccanica agricola italiana prosegue ininterrotta dal 2018; più di un lustro durante il quale le case costruttrici hanno visto aumentare del 40% il valore della produzione, che nel 2022 ha toccato il massimo di sempre con 3,8 miliardi di euro (cinque anni prima era di 2,7 miliardi). Peraltro, se consideriamo anche gli altri segmenti della nostra industria agromeccanica – trattrici agricole, trattrici incomplete e ricambi, macchine agricole, macchine per il giardinaggio – il comparto dei componenti è quello che, in termini produttivi, lo scorso anno ha registrato gli incrementi percentuali più consistenti, segnando un corposo +15,2%. Le case costruttrici sono dunque riuscite a capitalizzare la congiuntura favorevole ed a controbilanciare le note variabili di mercato (interruzione delle catene di distribuzione, boom delle materie prime, tensioni geopolitiche) che, pur condizionandone l’andamento, non hanno comunque frenato la domanda. La crescita degli investimenti in mezzi meccanici high tech, spinta dalla transizione verso l’agricoltura 4.0, e le agevolazioni pubbliche per l’acquisto di macchine ad alta innovazione, hanno infatti trainato il mercato dei componenti in tutto il 2022 e nei primi mesi del 2023. Secondo le rilevazioni del Comacomp, l’associazione che in seno a FederUnacoma rappresenta proprio le case costruttrici di componenti, il fatturato del settore è aumentato mediamente in una forchetta compresa tra il 10% e il 20%. Questo incremento è dovuto, in parte, non ad una ulteriore crescita della domanda, ma all’evasione di quegli ordini che si erano accumulati nei mesi precedenti a causa delle note difficoltà della logistica e degli approvvigionamenti.
Un settore trasversale. L’affermazione della componentistica italiana si spiega non soltanto con i ben noti punti di forza del made in Italy – qualità, innovazione, affidabilità – ma con la “trasversalità” di un comparto che ha saputo trovare sbocchi commerciali anche in ambiti diversi da quello tradizionalmente ad appannaggio della meccanica agricola. Oggi le aziende italiane della componentistica non si rivolgono soltanto al composito mondo agricolo (OEM, contoterzisti, agricoltori) ma guardano con interesse, e con crescente successo, anche ad altri. Al movimento terra anzitutto, che con la meccanica agricola condivide un “terreno” comune, basti pensare ai sistemi per la motoristica, l’idraulica o le trasmissioni, ma anche a settori come quello dei veicoli industriali o delle applicazioni robotiche, distanti sì ma non troppo da quello agromeccanico.
Nuove tendenze di mercato. Alla robusta crescita della componentistica italiana stanno contribuendo anche i nuovi trend di mercato. La digitalizzazione sempre più pronunciata delle macchine e delle attrezzature agricole, così come la crescente diffusione dei robot agricoli automatici hanno spinto molte case costruttrici a diversificare la produzione, affiancando ai tradizionali componenti meccanici una vasta gamma di sofisticati sistemi software e hardware – dalle centraline ai sensori, dagli schermi touchscreen alle telecamere, fino ai dispositivi meccatronici avanzati – diventati ormai indispensabili compagni di lavoro di aziende agricole e contoterzisti. Il segmento è trainato anche da un fenomeno che in questi anni ha preso sempre più piede: la “customizzazione” dei macchinari agricoli. Le macchine infatti vengono personalizzate sempre più spesso, sia per essere implementate con funzionalità specifiche, possono non previste nei modelli prodotti in serie, sia per soddisfare il personale gusto estetico dell’acquirente. Insomma, oggi i macchinari agricoli non sono soltanto uno strumento di lavoro, ma sono apprezzati anche come oggetti di design.
Un 2023 tra luci ed ombre. I primi mesi del 2023, lo sottolineavamo prima, hanno confermato il trend espansivo visto negli anni passati. A fotografare con cadenza periodica le dinamiche del comparto componenti è il “barometro” del Camacomp, indagine di clima trimestrale condotta tra le imprese associate per tastare il polso al mercato. Le rilevazioni condotte lo scorso agosto relative al secondo trimestre, evidenziavano appunto una crescita del giro d’affari. Per il periodo compreso tra i mesi di aprile e giugno, una quota significativa delle aziende censite – il 39% – segnalava infatti incrementi di fatturato compresi fra un minimo del 3% e un massimo che arrivava anche a superare il 20%, mentre per il 25% del campione il business era rimasto sostanzialmente sugli stessi livelli del primo trimestre 2022. Da quella rilevazione, tutto sommato positiva, emergevano tuttavia alcune zone d’ombre. La più significativa delle quali riferita all’andamento degli ordini. A fronte della crescita di fatturato comunque registrata tra aprile e giugno, il 60% delle aziende censite riscontrava anche un significativo calo delle commesse che, stando alle stime della maggioranza degli operatori (il 68%), dovrebbe proseguire anche nel secondo semestre. La contrazione della domanda sembra inevitabilmente destinata a frenare anche il giro d’affari, stimato in calo da più del 60% dei costruttori.
Uno scenario complesso. La parte finale dell’anno appare dunque caratterizzata da una forte incertezza, anche se il mercato dei componenti potrebbe comunque chiudere in attivo il bilancio dei dodici mesi. Molto dipenderà dall’entità del calo previsto dai costruttori. In altri termini bisognerà valutare se esso riuscirà a compensare e controbilanciare la crescita di inizio 2023, determinando così un saldo negativo per l’intero settore della componentistica: il primo da cinque anni ad oggi. Sotto questo profilo, dai mercati e dal più ampio scenario geopolitico, che negli ultimi 18 mesi ha condizionato le variabili economiche, arrivano segnali poco incoraggianti. Smaltito il surplus di ordini rimasti inevasi, che ha trainato la crescita del primo e secondo trimestre, le aziende del comparto si trovano ad operare in un contesto caratterizzato ancora da forti tensioni internazionali (acuitesi con il nuovo conflitto in Medio Oriente) e da perduranti pressioni inflazionistiche sul mercato delle materie prime. “Osservato speciale” è ancora una volta il costo delle commodity energetiche, assai sensibile alle variabili di politica internazionale. Ma sui trend di breve e medio termine inizia a farsi sentire anche la stretta monetaria delle banche centrali statunitense ed europea che sta frenando la propensione agli investimenti anche nel settore agromeccanico.
A complicare ulteriormente il quadro contribuiscono il progressivo esaurimento delle agevolazioni pubbliche e quei fattori di natura congiunturale – dal prezzo delle derrate alimentari a quello degli input per l’agricoltura, fino all’andamento dei redditi agricoli – che condizionano la capacità di spesa di aziende e agricoltori. Insomma, le variabili in gioco sono così complesse e numerose da frenare anche un segmento di mercato così anticongiunturale come la componentistica.