Agricoltura, le iniziative dell'Europa contro la crisi
Deroghe sui terreni set aside e semplificazione della PAC, le prime misure predisposte dall’Unione Europea per far fronte alle difficoltà del settore primario. Necessario accompagnare gli agricoltori verso i nuovi sistemi produttivi
Dopo le proteste delle scorse settimane, con centinaia di trattori che hanno bloccato le strade dapprima in Belgio, in Francia, in Germania ma poi anche in Italia e nel resto d’Europa, finalmente l’Unione ha lanciato un dibattito serio, come richiesto dal Parlamento europeo, volto a migliorare la situazione socioeconomica degli agricoltori e delle aree rurali, garantendo redditi equi, la sicurezza alimentare e una transizione giusta. Un primo passo è stato fatto in questi giorni, con la deroga adottata dall’esecutivo UE all’obbligo di lasciare a riposo almeno il 4% della propria superficie arabile aziendale, e il pacchetto di misure di semplificazione della Politica agricola comune che ci apprestiamo a discutere nelle prossime settimane.
Un passo a cui dovranno seguirne altri, con soluzioni strutturali di semplificazione della PAC, come la flessibilità nell’utilizzo degli aiuti accoppiati o l’innalzamento dell’intensità degli aiuti per le misure settoriali nel campo dell’ortofrutta, ed anche un maggiore supporto al settore tramite un nuovo quadro temporaneo per gli aiuti di stato, che garantisca agli Stati membri la possibilità di mettere in campo azioni di risposta concreta alle difficoltà in cui versa l’agricoltura europea, legate all’aumento dei costi di produzione e dei tassi d’interesse e alla mancata crescita contestuale dei ricavi delle aziende agricole.
Entriamo quindi in una fase nuova, soprattutto in vista della prossima legislatura europea, che si aprirà dopo le elezioni dei primi di giugno 2024.
Durante questo mandato, per la prima volta, è maturata tra gli agricoltori la percezione di un’Unione Europea nemica delle categorie produttive e in particolare dell’agricoltura.
Dopo trent’anni di investimenti, grazie anche ai quali la nostra filiera agro-alimentare è cresciuta tanto da non avere eguali al mondo in termini di qualità, sostenibilità e rispetto dei diritti dei lavoratori, si è infatti creata l’impressione di voler passare dal perseguimento di obiettivi ideali, a obiettivi ideologici. Tant’è che nessun piano di accompagnamento degli agricoltori nella transizione verso nuovi modelli produttivi è stato messo in campo, attraverso strumenti di politica europea.
A seguito della presentazione del Green Deal, e della sua declinazione agricola ovvero la strategia Farm to Fork, non siamo stati capaci di costruire un progetto che coinvolga appieno l’agricoltura europea facendola sentire vera protagonista della transizione verde, e non imputata. Tuttavia, come abbiamo più volte sottolineato, senza l’adesione convinta dei nostri agricoltori e dell’intero sistema agro-alimentare italiano ed europeo, qualsiasi prospettiva di neutralità climatica e di mitigazione dei cambiamenti climatici diventa irrealizzabile.
Con la prossima legislatura abbiamo la possibilità e l’obbligo di mettere in campo nuove e decisive politiche per accompagnare gli agricoltori europei nella transizione ecologica, senza sacrificare la produttività: intelligenza artificiale, agricoltura di precisione, biotecnologie sostenibili, agroenergie sono alcuni degli interventi rispetto ai quali ci attendiamo uno stimolo dalle prossimi politiche europee.
Come Parlamento europeo, ci siamo sempre dimostrati all’ascolto dei nostri agricoltori, senza bisogno di alcun dialogo strategico, da ultimo con il nuovo regolamento sulle Tecnologie a evoluzione assistita (Tea) per le quali abbiamo approvato il primo via libera. Un secondo tassello è stato messo a segno con il nuovo Regolamento sulla tutela e promozione delle indicazioni geografiche, che rafforza il ruolo dei consorzi di tutela nella difesa del valore economico di queste produzioni che rappresenterà un volano per lo sviluppo delle nostre filiere di qualità e dei territori rurali. Ma gli ultimi mesi di legislatura, ci vedranno impegnati anche a salvaguardare gli importanti risultati ottenuti su altri dossier cruciali per il settore agricolo: la nuova Legge sul ripristino della natura, la revisione della Direttiva per ridurre le emissioni industriali e il Regolamento sugli imballaggi.
In tutti i tre testi legislativi, gli accordi raggiunti negoziati con i il Consiglio di Ministri dei 27 paesi Ue e la Commissione europea, non rispecchiano l'approccio che avevamo voluto e votato all'Eurocamera, fortemente attento alle istanze del nostro settore agricolo ed alimentare; tuttavia, occorrerà un forte pragmatismo per non dissipare nei prossimi mesi il lavoro e gli sforzi fatti dagli europarlamentari per riallacciare il legame che ha sempre unito l’Unione e i nostri agricoltori.
Una volta chiuse queste discussioni, la prossima legislatura non potrà permettersi ulteriori passi falsi, ma dovrà accompagnare il settore primario europeo verso sistemi produttivi sempre più sostenibili, migliorandone la competitività e la capacità di continuare a produrre cibo sano, di qualità e sufficiente per tutti i cittadini europei.