Agricoltura digitale, la terza "rivoluzione verde"
Due convegni, realizzati nel contesto di EIMA Show, hanno permesso di approfondire le prospettive dell'agricoltura digitale e le sue applicazioni non soltanto sul piano della tecnica agronomica, ma anche su quello della sicurezza e dei sistemi assicurativi
Un convegno scientifico – svoltosi nella mattina di venerdì 13 luglio presso l’azienda agricola “Casalina” a sul tema “Digitalizzazione e connettività. La nuova sfida per la meccanizzazione agricola” – ha consentito una ricognizione sullo stato attuale e sulle prospettive dell’agricoltura digitalizzata e di precisione. Aprendo il convegno, il presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti ha ricordato le tappe storiche delle applicazioni elettroniche e informatiche in agricoltura, sottolineando come oggi i sistemi digitali siano in grado di produrre una mole impressionante di dati, e come oggi la sfida sia quella di combinarli e sistematizzarli perché possano essere utilizzati efficacemente nelle attività agricole. Tali sistemi forniscono una massa d’informazioni di molto superiore alla capacità delle aziende agricole di utilizzarle – ha spiegato il Luigi Sartori dell’Università di Padova – e nell’ambito dell’agricoltura di precisione abbiamo oggi tecnologie più accessibili, vedi ad esempio quelle per il controllo della concimazione e della distribuzione delle sementi, e tecnologie più complesse, come quelle basate sulle mappe utilizzabili, ad esempio, per la regolazione elettronica delle dosi di prodotto nei trattamenti. Il problema attuale è quello di fare ordine in un “universo caotico di prospettive tecnologiche” – così si è espresso nel proprio intervento il Marco Vieri dell’Università di Firenze – e di evitare l’utilizzo tal quale in agricoltura di sistemi mutuati da altri settori, che possono risultare inadeguati. La selezione e certificazione di dati di specifico interesse agricolo è dunque la nuova frontiera della ricerca – ha ricordato il Danilo Monarca dell’Università della Tuscia – sulla quale stanno lavorando ormai tutte le 22 Facoltà di Agraria presenti in Italia, alle quali si aggiungono i centri di ricerca specializzati e le associazioni scientifiche come quella per l’Ingegneria Agraria AIIA. Le applicazioni informatiche sulle quali si sviluppa la ricerca – ha aggiunto Monarca – sono molto estese e riguardano anche la sicurezza, vedi il caso dei CO-BOT, vale a dire i robot collaborativi che assistono gli operatori agricoli nelle attività colturali, e gli esoscheletri, che controllano e correggono la postura degli operatori nello svolgimento delle funzioni manuali più faticose. Mai come in questo momento è viva la collaborazione tra mondo universitario e mondo degli utilizzatori rappresentato dai contoterzisti e dalle organizzazioni professionali. Nel proprio intervento il Roberto Guidotti del Cai ha ricordato come gli obiettivi della ricerca, in primo luogo l’efficienza produttiva, la compatibilità ambientale e la tracciabilità della produzioni, corrispondano alle priorità che gli operatori hanno per essere competitivi sui mercati; mentre il presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti, ha sottolineato come l’impiego di tecnologie digitali possa essere definito la “terza rivoluzione verde”. Il sodalizio tra mondo agricolo e mondo universitario – ha concluso Agabiti – ha prodotto un grande progetto per la realizzazione di un software per la gestione dei dati che sarà di esclusiva proprietà degli agricoltori, mentre sono in cantiere – frutto della collaborazione tra Coldiretti ed Università della Tuscia e di Perugia – otto progetti PEI, che fanno tutti perno sull’agricoltura di precisione. La “rivoluzione digitale” dell’agricoltura italiana è destinata ad avere un forte impatto non soltanto sulla razionalizzazione dei processi produttivi, ma anche sul monitoraggio e sulla gestione del rischio connesso alla volatilità delle rese agricole. Grandine, gelate, neve, piogge abbondanti e più concentrate, alternate a lunghi periodi di siccità, sono fattori che incrementano esponenzialmente il rischio nel settore primario e che, di conseguenza, hanno un’incidenza considerevole sul reddito agricolo. Anche di questo tema si è parlato a Casalina di Deruta sabato 14 luglio, con il convegno dal titolo “La gestione del rischio in agricoltura: le prospettive per le aziende 4.0”, promosso da Asnacodi (Associazione Nazionale Condifesa), l’organizzazione che opera nel settore della prevenzione e della gestione dei rischi d’impresa in agricoltura. All’incontro hanno partecipato, in qualità di relatori, Albano Agabiti e Paola Grossi, rispettivamente presidente e direttrice di Asnacodi; Angelo Frascarelli, direttore del Ce.sa.r (Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale); Gianni Dalla Bernardina (presidente C.A.I., Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani); Francesco Martella, presidente della Federazione umbra Ordine Dottori Agronomi e Forestali e Alessandro Malavolti, presidente FederUnacoma. Negli ultimi 10 anni i rischi in agricoltura sono aumentati in misura considerevole, al punto che – hanno spiegato i relatori – imprevisti di mercato ed eventi climatici estremi, sempre meno prevedibili e sempre più frequenti, espongono al pericolo di fallimento molte imprese agricole. Per questo, il settore primario non può più prescindere dagli strumenti assicurativi, i quali, a loro volta, devono evolversi in linea con le nuove esigenze del comparto. Anche su questo fronte le tecnologie dell’agricoltura 4.0 sono destinate a giocare un ruolo di primo piano. «Grazie alle black box, le scatole nere, che stanno entrando nel settore delle macchine agricole – ha detto il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti – è possibile minimizzare le frodi e quindi ridurre il rischio a carico delle compagnie di assicurazione». C’è poi il tema legato alla certificazione del danno. Già oggi sono disponibili macchine innovative equipaggiate con sistemi e dispositivi elettronici in grado di raccogliere dati operativi molto complessi, senza possibilità di manomissione, utili ai fini della valutazione dei danni stessi.