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Tecnica

Un'efficiente meccanizzazione per la valorizzazione dei residui di potatura

La gestione dei residui delle lavorazioni agricole, che ha sempre rappresentato per le imprese agricole un onere dal punto di vista organizzativo ed economico, può oggi costituire una risorsa preziosa, se il materiale residuo viene utilizzato come fonte energetica. La meccanizzazione consente di utilizzare convenientemente questa risorsa, ma le tecnologie debbono essere scelte in funzione delle esigenze specifiche di ogni azienda. Determinante è dunque la scelta del cantiere più adeguato

di Jacopo Bacenetti, Andrea Rosario Proto
ottobre - novembre 2020 | Back

Per molti (forse troppi) anni i residui di potatura sono stati considerati più come uno scarto che come un sottoprodotto potenzialmente valorizzabile, la cui gestione comportava un incremento dei costi di produzione, e talvolta anche diversi problemi di carattere fitosanitario.

Anche grazie alla spinta derivante dalle politiche volte all’incentivazione della produzione di energie rinnovabili, nonché dell’affermarsi dei principi dell’economia circolare, negli ultimi due decenni i residui di potatura sono invece stati sempre più spesso considerati come una risorsa aggiuntiva al prodotto principale, cosa che ha comportato una crescente attenzione alle filiere per la valorizzazione di questo tipo di biomassa.

Peraltro, presupposti fondamentali della sostenibilità tecnico-economica ed ambientale della raccolta dei residui sono la minimizzazione dei costi e la salvaguardia della qualità della biomassa.

In tal senso, la trinciatura in loco o l’accumulo dei residui a bordo campo con successiva eliminazione per combustione sono le soluzioni più frequentemente adottate. La combustione libera all’aria aperta è peraltro una pratica quasi del tutto abbandonata per vincoli e notevoli restrizioni normative, mentre la trinciatura è ancora molto praticata, soprattutto in quegli areali dove le caratteristiche orografiche e territoriali dei vigneti (pendenza, dimensioni, viabilità, ecc.) sono problematiche, e c’è scarsa domanda di quella tipologia di biomassa legnosa. Più in dettaglio, la trinciatura viene eseguita con attrezzature in grado di lavorare con materiale che può raggiungere i 4 cm di diametro, quindi con rotori dotati di martelli (o mazze) lisci o dentati, quindi organi lavoranti differenti dalle comuni trinciaerba, equipaggiate con coltelli. In ogni caso, accessori come il disco interfilare con rientro a molla o con tastatore migliorano la completezza (e quindi la qualità) del lavoro.

I cantieri di raccolta si differenziano in base alle modalità di intercettazione e successiva trinciatura del materiale. A tale proposito, si possono distinguere: cantieri riuniti, nei quali la biomassa è sollevata dal suolo e contestualmente trinciata; cantieri separati, per i quali la biomassa è prima imballata e poi trasportata nei siti di successivo trattamento.

Cantieri riuniti

Le trinciacaricatrici possono essere accoppiate al trattore (generalmente in modo semiportato) oppure semoventi. Il cippato prodotto può essere temporaneamente accumulato in appositi sacchi o serbatoi della macchina, oppure può essere caricato direttamente su un rimorchio trainato dallo stesso trattore o da un secondo trattore nel filare adiacente, grazie ad un convogliatore a collo d’oca orientabile. Le trinciacaricatrici semoventi sono macchine che senza dubbio evidenziano una produttività superiore a quelle accoppiate al trattore, ma per converso hanno costi di investimento decisamente più alti. La loro adozione è quindi giustificata solo per il dominio di elevate superfici, con sesti di impianto e condizioni orografiche idonee per il passaggio di mezzi di un certo ingombro.

Cantieri separati

Se il recupero dei residui di potatura viene svolto con cantieri separati, la raccolta è spesso eseguita con imballatrici, che intercettano il materiale nell’interfilare e confezionano balle variabili per forma e dimensioni, prelevate successivamente e infine stoccate per l’essiccazione naturale. In tal senso, la CAEB International di Sorisole (BG) prepone la gamma Quickpower, una serie di rotoimballatrici espressamente progettate e realizzate per la raccolta e pressatura di sarmenti in balle cilindriche di piccole dimensioni (60 cm di altezza per 40 cm di diametro), della massa media di circa 25-30 kg ciascuna. In opzione è disponibile un accumulatore a bordo macchina delle ballette prodotte (da 4 a 8 in funzione del modello), in modo da ridurre i tempi accessori dell’intera routine. La CAEB International ha messo a punto anche alcuni modelli di caldaia ottimizzati per la combustione diretta delle piccole balle prodotte in campo.


Il Potere Calorifico inferiore (PCI)

Si tratta di una modalità per esprimere il potenziale energetico di un materiale soggetto a combustione.

Si ottiene misurando l’energia che si sviluppa grazie alla completa combustione di una determinata quantità di materiale combustibile, tenendo conto che l’umidità contenuta nel corso della combustione non libera calore, ma viceversa ne assorbe per poter evaporare.

Viceversa, il Potere Calorifico Superiore (PCS) indica comunque un potenziale energetico, che però fa riferimento alla produzione integrale di energia derivata dalla combustione.

Ai fini pratici e di confronto, risulta essere moto più pratico e realistico considerare il PCI, piuttosto che il PCS.




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