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Trattori: il mercato tiene, ma preoccupa la congiuntura economica

Nei primi sei mesi dell’anno le vendite di trattrici calano su tutti i principali mercati mondiali ma confermano comunque volumi elevati. La domanda di mezzi meccanici trainata dalla transizione verso l’agricoltura 4.0 e verso pratiche sostenibili. L’incognita dello scenario geopolitico

a cura della Redazione
ottobre - novembre 2022 | Back

I primi sei mesi dell’anno segnano per il mercato mondiale delle trattrici un leggero rallentamento rispetto ai volumi straordinari toccati nel 2021, ma confermano il settore su livelli di vendita comunque superiori a quelli degli anni precedenti. La “frenata” ha interessato tutti i principali Paesi di riferimento.

Mercato indiano sempre al top. USA in calo del 13%. L’India, che aveva chiuso il 2021 con il suo massimo di sempre (900 mila mezzi venduti, +28,2% sul 2020), archivia il primo semestre del 2022 con 443 mila macchine immatricolate, segnando -5,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Se questa tendenza dovesse confermarsi anche nel secondo semestre, è verosimile che, nonostante la flessione, il mercato indiano possa non allontanarsi troppo dai volumi record del 2021. Vendite in calo anche negli USA (-13,4%) ma con un numero di mezzi venduti nel semestre (143 mila) superiore non soltanto al 2020 (142 mila), ma – soprattutto – al 2019 (128 mila trattrici immatricolate). Da segnalare che il forte incremento delle vendite visto negli Stati Uniti tra il 2019 e il 2020, anche rispetto agli anni precedenti, è stato favorito dal massiccio pacchetto di aiuti all’agricoltura che il governo federale ha varato per contrastare gli effetti della pandemia di Covid-19. Sempre in Nordamerica, il Canada ha registrato 15 mila mezzi venduti (-5%) restando così sui livelli del 2021.

La tenuta del “vecchio continente”. Immatricolazioni in calo anche sull’altra sponda dell’Atlantico, dove l’Europa nel suo complesso perde nel semestre l’8,1%, in ragione di circa 82 mila trattrici registrate. In termini unitari, si tratta di una flessione contenuta giacché il saldo negativo rispetto al primo semestre dello scorso anno è di sole 7 mila unità, peraltro da suddividere tra i 30 Paesi censiti dal CEMA, il comitato europeo dei costruttori di macchine agricole. Da segnalare, proprio in Europa, le buone performance dei mercati “minori” (Repubblica cerca +31%; Ungheria +46,5%, Serbia +41%, Croazia +10%), mentre i principali Paesi di riferimento chiudono il semestre in leggero calo. La Germania arretra dell’8,4% in ragione di 15.700 unità immatricolate, il Regno Unito dell’8% (7.200 unità), la Spagna del 14,2 (5.000), l’Italia del 12% (11.050). Resta sostanzialmente invariata la Francia che, con 15.400 trattrici registrate chiude i primi sei mesi dell’anno con una contrazione del 3,4%. Spostando il punto di osservazione verso Est, la Turchia si ferma a 29.577 mezzi venduti, 2.500 in meno rispetto al primo semestre 2021.

L’agricoltura 4.0 traina la domanda di macchinari. L’andamento del settore nei primi sei mesi dell’anno sembra indicare che la flessione delle vendite non sia dovuta tanto a una reale inversione di tendenza rispetto allo straordinario dinamismo del 2021, ma rappresenti piuttosto un calo tecnico, un fisiologico assestamento dopo i picchi raggiunti nei mesi passati. Sui principali mercati di riferimento i volumi registrati tra gennaio e giugno risultano infatti superiori a quelli visti negli anni precedenti la pandemia, indicando che il comparto continua ad esprimere una domanda elevata di trattrici e di altro macchinario agricolo. La vivacità della domanda, in uno scenario globale segnato da fattori di instabilità, è dovuta non soltanto all’incremento del fabbisogno alimentare, in conseguenza della crescita della popolazione mondiale o ai nuovi stili di consumo che si stanno affermando trasversalmente in molti Paesi, ma soprattutto alla transizione dei sistemi agricoli nazionali verso pratiche agricole digitali (la cosiddetta Agricoltura 4.0) e lavorazioni più sostenibili sotto il profilo ambientale. L’agricoltura sta dunque cambiando paradigma, e per farlo ha bisogno di mezzi di produzione di ultima generazione, compatibili con tale transizione. In molti casi, pensiamo all’Italia, questo processo è accompagnato e sostenuto da un sistema di agevolazioni che, concepito per incentivare gli investimenti in tecnologie di ultima generazione, sta sostenendo il comparto.

Uno scenario incerto. Nel breve e medio periodo, l’andamento del mercato delle trattrici appare condizionato non soltanto dai fattori espansivi legati alla già citata transizione verso modelli di agricoltura digitale, ma anche da elementi di incertezza correlati all’evoluzione dello scenario geopolitico complessivo e del mercato delle materie prime. Si tratta, come noto, di due aspetti strettamente collegati. Fino ad oggi, il settore agromeccanico è riuscito ad assorbire gli incrementi di prezzo delle commodity, intervenendo in misura contenuta sui listini, e senza produrre un effetto depressivo sulla domanda. La principale incognita riguarda le conseguenze che una prosecuzione sine die del conflitto in Ucraina, potrà avere sull’economia globale e, di conseguenza, sul settore agricolo e agromeccanico. Il rischio evidente è che, con un incremento delle tensioni sui prezzi, il settore agromeccanico possa invertire la rotta rispetto alla crescita dei mesi passati. Ma non dovunque. Da tale situazione infatti potrebbero trarre beneficio i costruttori dei Paesi più poveri di tecnologia e quelli che non aderiscono al regime sanzionatorio contro la Russia, che risultano pertanto meno penalizzati sul mercato delle commodity. Ad esserne avvantaggiate sarebbero soprattutto le aziende che competono non tanto sulla qualità e sull’innovazione, quanto sul prezzo. Per questi costruttori, a lungo andare, la crisi geopolitica potrebbe creare un reale vantaggio competitivo.

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