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Giardinaggio

Tecnologie per la gestione dei residui del verde urbano

I residui prodotti dalla manutenzione del verde urbano sono una risorsa. La materia di cui sono composti infatti è biodegradabile e può essere destinata a diversi impieghi, quali la pacciamatura, il compostaggio e la destinazione energetica

di Pietro Piccarolo
luglio - agosto - settembre 2024 | Back

I residui del verde, in funzione della loro natura, vengono normalmente distinti in tre categorie: cellulosici, costituiti dall’erba residua dai tagli dei tappeti erbosi e dei prati, oltre che dalle foglie morte; lignocellulosici, derivanti dalla potatura delle siepi, degli arbusti e degli alberi; lignosi, prodotti dalle potature e dall’abbattimento degli alberi. L’obiettivo, da un lato è quello di ridurne la quantità all’origine, dall’altro di considerarli non un rifiuto ma una risorsa e, quindi, di valorizzarli. Questo in quanto la materia che li costituisce è biodegradabile per cui, nell’ottica dell’economia circolare, possono essere riciclati. 

Riduzione della quantità all’origine. Secondo i rilievi condotti in materia, le quantità in gioco, specie per i residui cellulosici e lignocellulosici, spesso disperse, sono rilevanti. Le foglie morte prodotte da un albero sono mediamente pari a un volume di 150- 180 m3 ogni 1.000 alberi. La quantità raccolta dipende dal sistema e dalla frequenza della raccolta. La caduta delle foglie è scalare e, pur con le differenze legate alla specie, nelle regioni italiane per gli alberi a foglia caduca va da settembre a dicembre. Con il sopraggiungere delle basse temperature, la caduta aumenta di intensità. Per le conifere, la caduta degli aghi, dalla primavera si protrae sino all’autunno e aumenta sensibilmente nelle giornate ventose. Nelle aree di pregio ad alta frequentazione, e nei centri turistici, la raccolta è generalmente più scrupolosa e si possono raggiungere i 18-20 interventi all’anno. Un impegno non trascurabile e oneroso. Di rilievo è anche la quantità di erba proveniente dai tappeti erbosi. Il valore medio annuo è intorno ai 18-20 m3  per ettaro, con forti variazioni legate al tipo di tappeto erboso e alle macchine impiegate. Dal valore nullo della rasatura eseguita con macchine ad effetto mulching, si sale ai 4-5 m3  per i tappeti a bassa frequenza di taglio, per arrivare a superare i 25 m3  per i tappeti ad alta frequenza. Anche in questo caso il periodo di raccolta si protrae per alcuni mesi, mediamente da maggio a ottobre. La quantità della ramaglia proveniente dalle potature degli alberi, varia dai 140 ai 250 m3  per 1.000 alberi, in funzione della specie e del tipo di potatura. La produzione è concentrata in autunno e in primavera. Nel caso delle siepi i valori sono dell’ordine di 4,5-5,0 m3  per 1.000 metri lineari e la raccolta è in linea temporale con quella della potatura degli alberi. Per ridurre all’origine la quantità dei residui del verde, si può agire sulla scelta delle essenze e sulla qualità degli interventi manutentivi. Per i tappeti erbosi occorre ridurre il numero di interventi di rasatura, attraverso la scelta di essenze a lento accrescimento oppure, al contrario, lasciare crescere l’erba eseguendo 2-3 sfalci all’anno, o anche praticando il pascolamento. Il ricorso poi a interventi di rasatura ad effetto mulching, pur necessariamente frequenti, consente un riciclo naturale sul posto. Nei tappeti floreali, l’impiego delle fioriture prolungate limita la raccolta al ricambio della composizione floreale. Nella manutenzione degli arbusti vanno considerate la taglia, le modalità della crescita e l’età, con l’obiettivo di limitare le potature. Per gli alberi si deve puntare sulle forme libere o semi-libere e non su quelle obbligate evitando, in ogni caso, le capitozzature.

Riciclo e valorizzazione. Insieme con il recupero del verde, occorre anche effettuare la classificazione e la separazione tra materiale inerte e materiale pericoloso per l’uomo e per l’ambiente. La miscela tra un materiale inquinato, ad esempio foglie aventi un alto residuo di antiparassitari, con uno inerte, rende l’intera miscela non riciclabile. La prima forma di riciclo dei residui cellolosici, senza che vi sia trasformazione, è la pacciamatura effettuata con le foglie morte e con l’erba della rasatura dei tappeti erbosi. La pacciamatura, specie con materiale naturale, porta diversi vantaggi: favorisce la vita microbica nel suolo e in superficie, conserva l’umidità, riduce la nascita di infestanti, protegge le radici dal gelo. La pacciamatura con le foglie va fatta stratificandole sul terreno, o intorno alle piante, per uno spessore di circa 10 cm. Le foglie di tiglio e di frassino si degradano abbastanza rapidamente mentre altre, come quelle di quercia, richiedono tempi più lunghi. Gli aghi dei pini e dei cedri sono l’ideale per la pacciamatura delle acidofile, come le azalee, i rododendri, le ortensie, ecc. Anche l’erba fresca proveniente dalla rasatura dei tappeti erbosi rappresenta un ottimo materiale pacciamante in quanto ricco di azoto. L’erba va distribuita in uno strato sottile di 1-1,5 cm onde evitare dannosi fenomeni fermentativi. Ovviamente non va impiegata l’erba proveniente da tappeti erbosi trattati con fitofarmaci, in quanto possono inquinare il terreno, Questo materiale pacciamante, foglie ed erba, con il tempo si degrada e può essere inglobato nel suolo apportandovi carbonio organico. Il riciclo del materiale lignocellulosico e legnoso passa attraverso l’operazione di trinciatura o di cippatura, con produzione di frammenti di varie dimensioni. Il materiale fresco appena prodotto può essere utilizzato per la pacciamatura nell’orto e nel giardino. Il cippato di legno di conifere contiene elementi che lo rendono resistente al freddo e alle malattie ma che può avere un effetto allelopatico nei confronti delle piante. Non va quindi messo vicino alle radici, mentre può essere usato nei percorsi di camminamento dell’orto. Un altro possibile uso può essere quello per la pavimentazione delle aree gioco per bambini nei giardini. In questo caso le scaglie di legno, di dimensioni intorno ai 3 cm, devono subire una stagionatura di almeno 2 anni ed avere un tenore di umidità inferiore al 15%. Le scaglie di legno ottenute con la cippatura, possono entrare nella filiera per la produzione di energia. Altro tipo di riciclo riguarda la trasformazione in compost, con materiale proveniente dai biotrituratori.

Le macchine. Per la raccolta delle foglie vengono impiegati i soffiatori, gli aspiratori e le spazzolatrici-raccoglitrici. I soffiatori sono macchine molto semplici, costituiti da un ventilatore, azionato da un motore elettrico o endotermico che crea la corrente d’aria necessaria allo spostamento delle foglie, e da un tubo con cui esercitarne il convogliamento in cumuli che verranno successivamente prelevati con una benna o con altro sistema. La velocità dell’aria deve essere molto elevata e cioè anche superiore ai 300 km/h, in modo da potere rimuovere e convogliare anche le foglie bagnate aderenti al suolo o alle superfici lastricate. Dai modelli portati a mano si passa a quelli montati su ruote, trainati o semoventi. Sempre più si stanno diffondendo i soffiatori manuali elettrici alimentati con batterie a ioni di litio. L’autonomia dipende dalla carica delle batterie. I modelli di soffiatori/aspiratori consentono due possibilità di utilizzo. Nella versione di aspirazione la dotazione comprende il sacco di raccolta foglie. Al sistema di aspirazione può essere abbinata anche la trinciatura delle foglie. Per gli aspiratori impiegati per la raccolta di grandi volumi su ampie superfici, il gruppo motore-aspiratore, azionato dalla pdp di una trattrice, è montato su un rimorchio a gabbia nel quale vengono convogliate le foglie aspirate con una tubazione manovrata da operatore. Esistono anche versioni semoventi. Le spazzolatrici-raccoglitrici sono macchine generalmente semoventi, dotate di spazzole rotanti e di sistema di aspirazione per il carico diretto in una tramoggia.

Per il recupero e la trasformazione dei residui lignocellulosici e legnosi le macchine impiegate sono i biotrituratori e le cippatrici. I biotrituratori sono soprattutto utilizzati per la trinciatura della ramaglia con foglie. Producono un cippato sfilacciato di piccole dimensioni, che può essere destinato alla pacciamatura o per fare compost. L’organo di taglio classico è un tamburo che porta dei coltelli che, nella rotazione, sfiorano una controlama fissa. Con le cippatrici si trattano soprattutto i rami di certe dimensioni, privi o con poche foglie, e i tronchi. Producono scaglie anche grossolane, ma normalmente ben calibrate, dette chips, che possono essere utilizzate per pacciamare oppure per essere destinate alla combustione. L’organo cippante è normalmente costituito da un disco verticale che porta due o più coltelli. Entrambe le tipologie possono avere motore autonomo di diversa potenza, oppure essere azionate dalla presa di potenza di una trattrice.

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