Russia, frena il mercato delle macchine agricole. Tiene l'export italiano
Dopo la ripresa degli ultimi tre anni tornano a calare le vendite di trattori nelle Federazione russa, che nel 2013 si sono comunque mantenute su valori prossimi alle 40 mila unità. Il parco macchine russo, obsoleto, è inadatto alle esigenze di un'agricoltura moderna e competitiva
Nuova battuta d'arresto per la meccanizzazione agricole nella Federazione Russa, dopo il crollo verticale del biennio 2009-2010. Infatti, secondo le stime di Agrievolution (l'associazione che riunisce i costruttori dei maggiori Paesi produttori di macchine agricole), nel 2013 le vendite di trattori sono tornate in territorio negativo facendo registrare un calo del 4% sul 2012. Nonostante la frenata il mercato russo, con 40 mila trattori venduti (stimati), non si è discostato troppo dai buoni livelli raggiunti nel 2012 (41.827 unità) ed ha così confermato i progressi compiuti rispetto a cinque anni prima (+3%) quando le turbolenze internazionali non avevano ancora colpito il comparto.
L'alleggerimento delle barriere doganali penalizza i costruttori russi
La nuova flessione ha penalizzato soprattutto i costruttori locali, i quali, stando a quanto rende noto l'Ice, hanno visto diminuire in misura considerevole sia il giro d'affari complessivo – calato del 12% rispetto al 2012 (per un totale di 22,5 miliardi di rubli, pari a 490 milioni di euro) – sia le vendite unitarie di trattori (-42%) e di mietitrebbie (-40%). In calo sono risultate anche le importazioni, ma si è trattato comunque di una contrazione inferiore, in termini percentuali, rispetto a quella registrata dai costruttori della Federazione. Questo sembra indicare una situazione di difficoltà, se non di vera e propria crisi, per le meccanica agricola russa. Una situazione determinata dal deteriorarsi del quadro congiunturale complessivo – secondo gli analisti della VDMA, l'associazione dei produttori tedeschi che realizza un monitoraggio sistematico del vicino mercato russo, l'economia della Federazione è troppo legata all'andamento delle materie prime – e dall'adesione di Mosca al WTO (il 21 agosto 2012) che ha provocato un alleggerimento delle barriere protezionistiche e degli aiuti statali anche nel settore delle macchine agricole. Per alcuni tipi di prodotti la diminuzione dei dazi, in alcuni casi la loro totale scomparsa, avverrà in maniera graduale al termine di un periodo di transizione compreso tra i due ed i tre anni. Nel caso delle trattrici, ad esempio, si passa prima ad un gravame del 15% (ante WTO) a uno del 13,3%, per poi arrivare nel 2015 al 10%. Invece, su alcuni modelli di seminatrici gli obblighi previsti dall'organizzazione mondiale del commercio vengono adempiuti già nel 2014 con un dazio che passa dall'attuale 3,5% al 2% (prima dell'agosto 2012 era al 5%). Fanno eccezione le mietitrebbie, per le quali è stato stabilito un contingentamento di trentasei mesi (per il 2014 la quota è di 424 mezzi), a fronte di un forte incremento delle importazioni verificatosi nel quadriennio 2009-2012. Al riguardo, secondo gli operatori citati dall'Ice, l'alleggerimento delle barriere all'importazione causerebbe ai costruttori della Federazione una perdita annuale pari a cinque miliardi di rubli (oltre 108 milioni di euro), dovuta principalmente al deficit tecnologico rispetto alle imprese occidentali.
Il parco macchine della Russia sente “il peso degli anni”
D'altro canto, il principale punto debole della meccanica agricola russa e, di conseguenza, del settore primario è rappresentato proprio da una dotazione tecnologica inadeguata a soddisfare le esigenze produttive di un'agricoltura moderna e competitiva. Per questo, nel 2012 è stato approvato un piano di sette anni teso a promuovere lo sviluppo del comparto agricolo, che prevede uno specifico sub-programma di incentivi finalizzati al rinnovo e all'ammodernamento del parco macchine. Stando ai dati forniti dall'Ice, il sub-programma, partito nel 2013 con una dotazione complessiva di oltre 23,6 miliardi di rubli fino al 2020 (più di 510 milioni di euro) diversamente distribuiti nel periodo, dovrebbe agevolare la vendita di circa 128 mila trattori e di oltre 52 mila mietitrebbie. Sempre secondo l'Ice, per il 2014 lo stanziamento ammonta a 2,3 miliardi di rubli (pari approssimativamente a 50 milioni di euro) ma il vice premier della Federazione, Arkady Dvorkovich, con l'obiettivo di rendere ancora più incisivo il processo di modernizzazione di un parco macchine decisamente obsoleto, ha recentemente ipotizzato la possibilità di aumentare a non meno di cinque miliardi di rubli l'anno le risorse destinate ai produttori russi. Difatti, il Ministero dell'Agricoltura della Russia stima che ben 35 mila trattori con potenza superiore ai 250 cavalli hanno un'età superiore ai dieci anni, e analogamente un’età superiore ai dieci anni può essere attribuita – secondo i dati del Ministero dell'Industria e del Commercio – complessivamente all’80% dei trattori e al 63% delle mietitrebbie presenti nel Paese. L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalla contrazione generalizzata dei coefficienti di rinnovo, la quale, oltre a causare una dilatazione del ciclo di vita dei mezzi fino a venticinque anni, ha contribuito a determinare per il 2012 un saldo negativo nel parco trattori della Federazione (301 mila unità a fronte delle 319 mila del 2011, secondo l'Ice). Probabilmente ciò spiega la drastica riduzione dei trattori in uso nella Federazione, il cui numero tra il 2000 ed il 2009 si è contratto addirittura del 50%. Alle mietitrebbie, passate dalle 199 mila unità di inizio periodo alle 86 mila censite nel 2009 da Rosagromash, non è andata meglio. Non è dunque un caso se la maggior parte degli analisti individua in tale obsolescenza uno dei principali fattori di debolezza del settore primario russo, che, oltre al deficit di meccanizzazione (appena 4,3 trattori e una mietitrebbia ogni 1000 ettari coltivati) deve fare fronte anche a condizioni climatico-ambientali spesso proibitive (eventi climatici estremi, superficie coltivabile ridotta) e ad un sistema creditizio sfavorevole alle imprese agricole.
Macchine italiane in evidenza
In uno scenario di mercato caratterizzato da una frenata della domanda, specie per quanto concerne le trattrici, il “Made in Italy” ha comunque dimostrato nel 2013 una discreta capacità di tenuta, con 77 trattrici esportate. In termini unitari, si tratta di un dato lontano sia dal “massimo storico” raggiunto nel 2008 (156 motrici) sia dall'ottima prestazione messa a segno nel 2012 (119), ma che conferma la vitalità del nostro export in Russia, che si posiziona su livelli decisamente superiori alla media dell’ultimo decennio. Sempre con riferimento al segmento delle trattrici, da segnalare come alla diminuzione delle unità esportate tra il 2013 ed il 2012 non sia corrisposto una analogo calo nel valore, che anzi è aumentato da 5,5 a 6,2 milioni di euro, facendo supporre una dinamica favorevole ai modelli di potenza più elevata. Molto positivo, invece, l'andamento delle esportazioni di attrezzature ed utensili agricoli, il cui valore nel 2013 ha registrato un incremento a doppia cifra (+15,8%) sul 2012. Per il primo trimestre del 2014 i dati Istat elaborati da FederUnacoma evidenziano una leggera battuta d'arresto per l'export di applicazioni e di utensili, ed un calo molto lieve per il segmento delle trattrici, che nel periodo considerato non si discosta troppo dai trend degli ultimi tre anni. Le previsioni per i mesi a venire, specie quelle dell'associazione tedesca Vdma, sono improntate ad una particolare cautela, dettata da una fase congiunturale delicata sulla quale potrebbero influire anche i fattori di politica internazionale legati alle evoluzioni della crisi con l'Ucraina; e determinata anche dalle contromisure economiche che Mosca potrebbe adottare di fronte ad un eventuale inasprimento delle sanzioni oggi “mirate” sui patrimoni di singole personalità con ruoli chiave nell'establishment di Mosca. In tal caso, l'acuirsi della tensione colpirebbe soprattutto l'Italia, uno dei principali partner commerciali della Federazione che rappresenta attualmente per il Paese dell’Europa orientale il terzo fornitore mondiale di prodotti e componenti meccanici.