Meeting di Istanbul: la nuova geografia della meccanizzazione
Al centro del quinto Summit di Agrievolution svoltosi ad Istanbul nel mese di gennaio, i tradizionali mercati di riferimento per la meccanica agricola ma soprattutto le realtà emergenti, con un focus sulle cinque repubbliche centroasiatiche. In grande evidenza anche le potenzialità del continente africano per il mercato della meccanica agricola
Segnali di ripresa per la meccanizzazione agricola globale arrivano da Istanbul, dove il quinto Summit mondiale di Agrievolution (21 e 22 gennaio) si è concluso all’insegna dell’ottimismo per una ripresa del mercato nel corso 2016. Secondo l’organizzazione che riunisce le principali associazioni di costruttori di macchine agricole, a trainare la domanda saranno soprattutto i colossi indiano e cinese, e i tradizionali Paesi di riferimento per l’agromeccanica. Ma sulle dinamiche del comparto – è stato evidenziato durante l’incontro – un peso crescente avranno anche i nuovi mercati. Quello delle Repubbliche centroasiatiche, anzitutto, visto che in Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan il 60% della popolazione vive in aree rurali, il 45% lavora nel settore primario e la superfice arabile rappresenta meno del 20% dei territori rurali. Paesi che – come ha spiegato Mehemet Rustu, rettore dell’Università di Ankara – si caratterizzano per un tasso di meccanizzazione inadeguato a sostenere le politiche nazionali per l’autosufficienza alimentare. Il superamento di questo gap, nell’ottica di un miglioramento della produttività agricola e di un superamento delle difficoltà strutturali del primario, può rappresentare secondo Rustu un fattore di stimolo allo sviluppo della meccanica agricola nelle cinque repubbliche dell’Asia Centrale. Se nello scenario globale delle tecnologie per l’agricoltura i Paesi centroasiatici rappresentano nuovi player, non altrettanto può dirsi per il continente africano che già oggi viene considerato dal 43% delle aziende agromeccaniche come un partner molto importante o imprescindibile. è quanto ha rimarcato Simeon Ehui, rappresentante della Banca Mondiale, che, in occasione del summit di Istanbul, ha presentato i risultati di un sondaggio sulle potenzialità del mercato africano. L’analisi di clima, che ha coinvolto 171 imprese produttrici di 16 Paesi e che è stata realizzata da Agrievolution Alliance, dall’associazione dei costruttori europei Cema e dalla Banca Mondiale, ha altresì evidenziato come una percentuale ancora più consistente di aziende – il 73,6% di quelle intervistate – veda crescere ulteriormente nei prossimi quindici anni l’appeal dei Paesi africani. Al di là delle importanti possibilità offerte dal continente, non mancano tuttavia le zone d’ombra. Anche su questo i costruttori sembrano avere le idee chiare individuando nella fragilità del quadro politico-normativo, nella difficoltà di accesso al credito e in un’offerta formativa carente, i principali ostacoli al consolidamento del settore. Consolidamento che, come ha osservato il rappresentante della Banca Mondiale, non può prescindere da una meccanizzazione “su misura”, vale a dire tarata sulle specifiche esigenze dell’agricoltura africana, contraddistinta da un approccio inclusivo delle comunità rurali e caratterizzata da una stretta collaborazione tra attori pubblici e privati. «L’incremento demografico del continente africano sta determinando una rapida crescita della domanda di cibo. Per aumentare la meccanizzazione delle campagne e migliorare la produttività agricola è necessario seguire una nuova strategia. Una strategia – ha detto Simeon Ehui, commentando i risultati del sondaggio – che sappia abbinare un rinnovato sostegno pubblico ad una cooperazione con i privati; la chiave di volta per lo sviluppo e il rafforzamento delle tecnologie agricole in Africa è rappresentata dalle partnership pubblico-private. Ed è proprio su questo che stiamo lavorando».