La viticoltura sostenibile è digitale
Il settore vitivinicolo si è sempre dimostrato, soprattutto per le sue produzioni d’eccellenza, all’avanguardia nell’adozione di nuove tecnologie e sistemi evoluti. Tra le competenze oggi richieste vi sono quelle legate all’uso di sistemi digitali, che richiedono conoscenze specifiche e delineano figure professionali nuove
è ormai percepibile a tutti che siamo in un’epoca di grandi cambiamenti sia nel quotidiano come nel modo di fare impresa. L’evidenza della necessità di intercomunicazione e l’adozione di tecnologie intelligenti da una parte, e dei manifesti effetti del cambiamento climatico dall’altra, ci guidano verso un ripensamento diffuso del nostro modo di fare produzione ed impresa in agricoltura.
Il settore della viticoltura ha avuto d’altronde da sempre un’attenzione elevata verso tutte quelle pratiche e quei dispositivi che possano migliorare le diverse specifiche fasi del processo di coltivazione di quel bene prezioso che sono le uve, oggi considerate un prodotto semilavorato nella produzione di vini capaci di esprimere identità in un mercato globale.
Questa consapevolezza della importanza della buona qualità di gestione, in una visione di sistema, è già insita nella stessa caratterizzazione ed identità delle uve e del vino con le definizioni di zonazione, terroir, consociazione fra vite e cenobiosi del terreno, qualità del microambiente sulla vite, gestione della biodiversità nel controllo dei parassiti.
Questa ritrovata competenza di sistema da parte degli agricoltori, nel caso specifico viticoltori, ha superato il modello della rivoluzione verde del secolo scorso che, nell’obiettivo di razionalizzare in maniera diffusa l’attività delle produzioni agricole, aveva generato un’eccessiva e a volte dannosa semplificazione ed “uniformazione” dei protocolli di coltivazione. Ciò aveva per altro svilito una figura di intercompetenza come quella dell’agronomo.
In questo nuovo approccio di gestione di un sistema biologico complesso, il viticoltore si identifica con la figura di un artigiano di altissimo livello. La sostenibilità di questa attività risiede però nella capacità di affermarsi sul mercato; il grande cambiamento si fonda quindi nell’assumere il ruolo di imprenditore e ciò comporta l’impiego di strumenti di monitoraggio, analisi, supporto alle decisioni, gestione delle attività nel processo produttivo e produzione di dati di tracciabilità del prodotto offerto. Ecco allora che l’impresa vitivinicola necessita di una gestione sistemica di grandi quantità di dati, da impiegare in modo rapido e preciso per tradurli in informazioni. La digitalizzazione, cominciando dalla conoscenza di fogli di calcolo (excel), di GIS e CAD che sono oggi insegnati nei nostri corsi, permette di superare questo “gap” ed apre la strada all’impiego di applicazioni (dal computer di gestione aziendale, al tablet sul trattore, allo smartphone di chi opera in vigneto o in cantina) per effettuare questo processo intelligente “smart” che ci permette di ottimizzare ogni singola fase del processo produttivo, nell’obiettivo di attuazione di “valori aggiunti” nel modello di business, in cui si identifica la specifica missione imprenditoriale.
Nel quadro fin qui delineato i produttori di innovazione, primi fra tutti i nostri costruttori di macchine e dispositivi per le produzioni agricole, sono chiamati oggi ad identificare con dettaglio quale valore aggiunto porta la loro offerta nel modello di business individuato dalla singola impresa (nel nostro caso vitivinicola) e valorizzarlo per mezzo di un proprio repertorio dei casi di uso, attraverso media tutorial di buone prassi e di corretta gestione e messa a punto della macchina o dispositivo proposto.
Si possono per la viticoltura delineare alcuni aspetti tecnologici emergenti che vale la pena ricordare: la gestione del suolo, la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, l’ottimizzazione della logistica, l’automazione e la robotica.
Nella valorizzazione della risorsa suolo vi sono oggi macchine e dispositivi che effettuano operazioni colturali che perturbano al minimo il sistema suolo e che possono valorizzare la funzione ancillare delle colture di copertura o da sovescio. Ma alla base di tutto ciò vi è una forte e crescente attenzione alla riduzione del compattamento del suolo in un sistema di coltivazione che richiede mediamente 20 passaggi l’anno, di cui molti in condizioni strutturali del terreno non ottimali.
Nella viticoltura, che fa parte delle coltivazioni pluridecennali, si è persa la valorizzazione della biodiversità e del rinnovo della fertilità attraverso le rotazioni colturali. Un nuovo approccio di gestione della biodiversità nelle colture arboree considera allora l’impianto come una doppia coltura, quella di produzione e quella erbacea annuale di rinnovo e mantenimento della fertilità. E ormai diventata pratica consueta la semina di miscugli di semi subito dopo la vendemmia. Queste colture di copertura riducono l’erosione e catturano l’energia del sole; In fase di sviluppo, riequilibrano il vigore della vite entrando in competizione, se graminacee, in quelle zone di fondovalle dove si accumulano i depositi di ruscellamento, o in sostegno, se leguminose, nelle zone di dilavamento o povere. Importanti sono quindi le seminatrici a doppio serbatoio con possibilità di variare in modo automatico, sulla base di mappe digitali di prescrizione, sia il tipo di miscuglio, sia la dose.
In fase di gestione della coltura di copertura sviluppata (l’inerbimento) abbiamo tecnologie che permettono di interrare la massa vegetale (sovescio) o di ridurla in strato pacciamante con una triturazione a lunghezza variabile anch’essa controllata da dispositivi di monitoraggio ed automazione digitale e mappe digitali di prescrizione.
L’altro segmento tecnologico di fondamentale importanza è quello relativo ai trattamenti ed oggi anche alla irrorazione di prodotti preziosi come i nutrienti e gli induttori di resistenza. La necessità di garantire un controllo dei rischi da fattori avversi, patogeni e parassiti, rischi incrementati dai cambiamenti climatici, si trova a confrontarsi con la parallela necessità di un controllo dell’inquinamento e, nel caso del rame, della potenziale sterilizzazione del terreno. Tecnologie come il controllo microclimatico diffuso unitamente ai modelli di supporto alle decisioni identificano il momento opportuno di trattamento riducendo anche del 20% il numero di trattamenti. A questo si aggiungono le tecnologie che riducono le perdite nella irrorazione alla parete vegetale come le irroratrici automatizzate e sensibilizzate a rateo variabile e quelle a recupero.
Sempre nell’ambito dei trattamenti irroranti la logistica e l’automazione può ridurre le percorrenze e quindi i tempi operativi e il compattamento del terreno. Sistemi digitali di navigazione consentono di ottimizzare i percorsi e soprattutto di evitare errori di mancato o doppio trattamento, permettono di monitorare il quantitativo di miscela consumata e residua e di individuare il momento e la posizione ottimale di rifornimento. Sempre più diffusa è poi la buona prassi di portare in prossimità degli appezzamenti una unità di servizio come un rimorchio con serbatoio e magari sistema di miscelazione facilitato o automatizzato; ciò consente di entrare nei vigneti con unità più leggere, con riduzione drastica del compattamento, dei consumi e delle emissioni.
In questo quadro le macchine impiegate nella viticoltura si stanno evolvendo con capacità di generare dati relativi al set-up ed alle condizioni operative al fine di ottimizzarne la gestione e di tracciarne i risultati positivi come la corretta e migliorata esecuzione del lavoro svolto in confronto alle prassi convenzionali.
A ciò si aggiunge la digitalizzazione di gestione che permette di dare al cantiere operativo una intelligenza sitospecifica effettuando il trattamento o l’erogazione solo dove serve nella misura più appropriata sulla base di precise mappe digitali che le nuove figure di agronomi digitali hanno preparato.
E questa rivoluzione digitale non partirà solo da grandi investimenti ma costituirà una evoluzione mentale nel modo di lavorare che si svilupperà anche con strumenti comuni come gli smartphone e con la creazione di sistemi territoriali di competenze e di servizi. Così come è avvenuto nella diffusione dei trattori e delle macchine che hanno avuto necessità nel territorio di rivenditori, meccanici, gommisti, consulenti aggiornati.