Geopolitica, l'agricoltura una variabile decisiva
Nello scenario geopolitico contemporaneo la competizione tra gli Stati non si svolge soltanto sul terreno dell’industria, delle materie prime o della finanza, ma anche su quello della produzione di derrate alimentari. Il settore primario è dunque, al pari degli altri, utilizzato dagli Stati per esercitare la propria influenza nell’arena internazionale e condizionare così la politica dei loro competitor.
Di questo ha parlato l’analista geopolitico Dario Fabbri, nell’incontro dal titolo “L’agricoltura, una variabile decisiva negli assetti geopolitici”, che si è tenuto nella giornata inaugurale di EIMA International. La guerra tra Russia e Ucraina – ha ricordato Fabbri – è anche una guerra agricola ed è significativo che l’unico terreno di intesa finora trovato tra i due belligeranti sia stato proprio sulle esportazioni di grano da Odessa. L’accordo ha infatti permesso di sbloccare una situazione che avrebbe potuto minare la stabilità politica dei Paesi africani e mediorientali maggiormente dipendenti dal grano ucraino.
Se oggi l’agricoltura è anche uno strumento per esercitare un’influenza politica, la questione dell’autosufficienza alimentare e dell’incremento delle rese produttive è diventata per molti Stati un tema strategico. Una partita importantissima – ha aggiunto – è quella che India e Cina stanno giocando sul campo dell’indipendenza tecnologica, per realizzare macchine sempre più evolute che consentano di incrementare la produttività e, quindi, di rafforzare la propria posizione nel sistema del commercio globale.
L’agricoltura è emersa in questi anni come settore centrale – ha evidenziato Dario Fabbri – e questo non potrà che cambiare la percezione che comunemente si ha dell’agricoltura. C’è in atto una trasformazione culturale che porterà non soltanto il mondo politico ma anche le nuove generazioni a concepire l’agricoltura non più come un settore marginale ma come un elemento cardine dell’economia di ogni Paese.