FederUnacoma: politica e cultura della meccanizzazione
Il presidente della Federazione, Massimo Goldoni, parla delle recenti elezioni europee, e della "promessa di riforme" per il Paese. Più stretto il contatto con i soggetti politici a livello nazionale e comunitario, per il varo di piani articolati e specifici. Grande attesa per l'EXPO di Milano, ma attenzione ai contenuti: più tecnologie e innovazione e meno "romanticismo agricolo
Presidente Goldoni, le recenti elezioni europee hanno dato un responso che di fatto rafforza l’attuale Governo, e lo incoraggia a proseguire sulla linea delle riforme…
Non c’è dubbio. Direi che, alla vigilia del semestre di presidenza italiana in Europa, l’esito delle elezioni restituisce autorevolezza al nostro Paese, che difficilmente avrebbe potuto guidare le politiche comunitarie avendo al proprio interno una forte componente antieuropeista. Sarebbe un errore, tuttavia, interpretare il risultato delle urne come un responso definitivo, perché il lavoro del governo è appena all’inizio.
Lo stesso presidente di Confindustria Squinzi, nel corso dell’assemblea generale tenutasi alla fine di maggio, ha detto che l’esito delle urne porta in sé il messaggio di una forte volontà di riforme.
Ha ragione il presidente Squinzi. Del resto in tutti questi anni l’atteggiamento della Confederazione rispetto al mondo politico è stato pragmatico, valutando l’azione legislativa e di governo sulla base dell’efficacia e della concretezza senza pregiudiziali ideologiche. Insomma, le formule per il rilancio dell’economia, più che essere plausibili sul piano teorico, debbono funzionare sul piano pratico. E’ questo che il mondo produttio si aspetta.
Proprio nel corso dell’Assemblea di Confindustria, il Ministro dello Sviluppo Federica Guidi ha detto, in sostanza, che il motore dell’economia è il profitto delle imprese, e che occorre lavorare per restituire redditività alle stesse.
Certo, e questo non significa negare quei principi di sostenibilità e di responsabilità sociale che in questi anni si sono sviluppati all’interno delle imprese e sui quali vi è molta aspettativa da parte del mondo del lavoro e dell’opinione pubblica. La prosperità dell’impresa è oggi legata non soltanto alla competitività dei prodotti ma al consenso pubblico che questa riesce ad ottenere, in virtù di un buon rapporto con il territorio, di una sensibilità ambientale, di un corretto uso delle risorse, di una buona collaborazione con tutti i suoi interlocutori interni ed esterni. Sempre più spesso gli utili dell’impresa dipendono dalla buona reputazione della stessa e dalle sue politiche “responsabili”, ma tutto questo è più difficile in tempo di crisi, perché si riducono i margini economici e quindi anche la capacità d’investimento su politiche d’ampio respiro.
Il rilancio dell’economia ha comunque bisogno di un nuovo “patto sociale”…
Il primo “patto” è quello che deve stabilirsi fra le imprese e le istituzioni pubbliche, che in parte rappresentano proprio quelle istanze collettive che sono oggetto delle politiche di responsabilità sociale. E qui il rapporto è ancora sbilanciato. Lo Stato fa pagare alle imprese troppe tasse e troppe inefficienze e questo indebolisce la capacità d’investimento in politiche di maggiore sostenibilità, ma anche in quelle per la ricerca e l’innovazione, in quelle per l’internazionalizzazione, la formazione professionale e via discorrendo, che hanno tutte riflessi importanti sul lavoro e sul progresso sociale.
La capacità d’interlocuzione con il mondo politico e con le istituzioni è dunque un obiettivo fondamentale per il mondo produttivo?
Mai come in questo momento lo è. Nell’incontro che abbiamo avuto con il nuovo Ministro delle Politiche Agricole Martina abbiamo portato una serie di questioni centrali e urgenti per il nostro settore, e sono grato al Ministro di aver dedicato ai temi della meccanizzazione una grande attenzione. Da tecnico del comparto agricolo, Martina sa quale importanza abbia la meccanizzazione per il rilancio dell’agricoltura e per il recupero della competitività delle nostre produzioni. Occorre molta iniziativa politica in questo campo, perché il sistema agricolo italiano fatica ad investire, e il mercato della meccanizzazione agricola non dà segni di recupero.
Eppure l’economia generale del Paese sembra in lenta ripresa, e per quest’anno si prevede un incremento del Pil intorno allo 0,7%, destinato a migliorare ancora nei due anni successivi.
Il comparto della meccanica agricola, purtroppo, continua a registrare cali costanti. I riscontri sulle immatricolazioni indicano, nei primi quattro mesi dell’anno un calo di oltre il 2% per le trattrici, di oltre il 6% per le motoagricole, e addirittura di oltre il 46% per le mietitrebbiatrici, dati che aggravano il passivo già pesante accumulato negli ultimi sei anni. Con questo inizio d’anno, insomma, non possiamo aspettarci significativi miglioramenti, anche se l’economia nazionale sembra in ripresa. Il nostro mercato risente purtroppo delle variabili e delle incertezze che ancora gravano sulle imprese agricole, e può essere sostenuto solo con politiche molto articolate e specifiche.
Quali sono le proposte che FederUnacoma ha portato all’attenzione del Governo?
Riguardano, naturalmente, misure per il sostegno al mercato nazionale. Sappiamo che, con l’attuale situazione di bilancio, difficilmente otterremo un nuovo provvedimento per il rinnovo del parco macchine, che pure sarebbe importantissimo per le imprese agricole e per l’industria della meccanizzazione; ma riteniamo possibile la messa a punto di un pacchetto di provvedimenti riguardanti temi chiave come quello della sicurezza sul lavoro, del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni di gas serra, della manutenzione del territorio e della prevenzione del dissesto idrogeologico che non possono non comprendere voci specifiche per l’acquisto di mezzi meccanici di nuova generazione.
C’è poi il tema dei fondi comunitari e del loro utilizzo…
Se analizziamo le richieste di finanziamento nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale promossi dell’Unione Europea vediamo come la voce relativa all’acquisto di macchine agricole sia ancora poco utilizzata. Sappiamo per certo che, dopo sei anni di investimenti ridotti al minimo, le imprese agricole hanno bisogno di acquisire nuovi mezzi meccanici, e constatiamo l’interesse che gli agricoltori mostrano verso le innovazioni, affollando le fiere e le esposizioni di macchine agricole, da quelle strettamente locali fino a quelle di grande richiamo internazionale come l’EIMA. Se questo interesse non si traduce in scelte d’acquisto, pur in presenza di fondi pubblici, è segno che lo strumento PSR non viene sufficientemente valorizzato per l’aspetto meccanizzazione. Nell’insieme delle misure che intendiamo negoziare con il Governo e con le Regioni vogliamo quindi inserire anche forme di divulgazione delle opportunità offerte dai Piani rurali proprio per la meccanizzazione.
Oltre al PSR, quali strumenti possono essere attivati in sede comunitaria?
A monte di tutto c’è la questione relativa alla nuova PAC e all’impatto che avrà sulle imprese agricole. Il nostro sistema produttivo ha sofferto in questi anni gli indirizzi di politica agricola comunitaria e bisogna dunque sperare che si raggiungano presto nuovi equilibri che consentano alle imprese italiane di rimanere sul mercato in modo competitivo. Saremo molto attenti agli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione per le filiere agro-industriali - prima fra tutte la filiera delle bioenergie - e confidiamo nel buon lavoro di esperti come Paolo De Castro, che ha ottenuto un successo notevole alle ultime elezioni europee e che anche come Federazione ci siamo sentiti di appoggiare apertamente, convinti che mai come in questo momento occorra affidare il lavoro politico a persone che hanno competenza in materia e capacità di ascolto.
Del resto il made in Italy dell’agroalimentare sarà al centro dell’attenzione per tutto l’anno, in vista di EXPO 2015 dedicata proprio all’agricoltura e all’alimentazione.
L’EXPO è un appuntamento che l’agricoltura italiana e l’industria ad essa collegata debbono affrontare con grande intraprendenza ed orgoglio, e credo che anche la meccanizzazione Made in Italy sarà presente con tutto il suo fascino e il suo straordinario potenziale. Attenzione però al “contenitore”: nutrire il Pianeta – questo è il tema dell’Esposizione – significa solo in parte proporre le eccellenze alimentari e le più antiche tradizioni del nostro Paese; la sfida alla quale siamo chiamati è, prima di tutto, quella di industrializzare l’agricoltura portando alta produttività e standard qualitativi elevati anche nelle grandi commodities. Prima delle produzioni di nicchia e di tutte quelle espressioni di “romanticismo agricolo” che pure rappresentano un enorme patrimonio per il nostro Paese, occorre offrire una visione dell’agricoltura come settore tecnologico d’avanguardia, come straordinaria risorsa per l’economia, come simbolo di un rapporto intelligente fra l’uomo e le risorse del pianeta.