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Componentistica, settore chiave per la meccanica agricola

Nonostante abbia le caratteristiche di un settore anti-ciclico, anche la componentistica italiana è stata colpita dalla pandemia di Covid-19. Secondo le stime del Comacomp, nel 2020 il valore della produzione dovrebbe calare del 4,6% sul 2019. Le perdite risultano concentrate soprattutto nel primo semestre, mentre segnali di ripresa si riscontrano nel terzo trimestre

a cura della Redazione
ottobre - novembre 2020 | Back

Pochi settori del comparto agromeccanico hanno cambiato pelle negli ultimi 30-35 anni come la componentistica. Fino alla seconda metà degli anni ’80 componenti e ricambi delle macchine agricole erano prevalentemente di tipo meccanico, poi, con la rivoluzione informatica e con la digitalizzazione iniziata negli anni ’90, l’elettronica ha iniziato ad avere un ruolo di primissimo piano anche (e soprattutto) in questo campo. Alle tradizionali parti meccaniche per trattrici, macchine semoventi e attrezzature – utensili, sedili, cabine, alberi cardanici, attacchi a tre punti, scatole ingranaggi, trasmissioni, solo per citarne alcuni – si sono aggiunti, tra gli altri, monitor, centraline elettroniche, joystick, sistemi di cablaggio e quella vastissima rosa di sensori che supportano i sistemi dell’agricoltura 4.0. L’evoluzione tecnologica dei macchinari agricoli – spinta dalla necessità di incrementare la produzione (sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo), di assicurare un uso sostenibile delle risorse, di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente - è andata dunque di pari passo con la diversificazione produttiva della componentistica. Alla luce di questa profonda trasformazione, le imprese del settore hanno dovuto ripensare la propria attività, “contaminando” la meccanica con l’elettronica e sviluppando gamme di prodotto ad alto contenuto innovativo. Ed è stata proprio questa capacità che ha permesso ai costruttori di componenti di ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama della meccanica agricola italiana.

Un settore anti-ciclico. Con un valore della produzione che per il triennio 2018-2020 Comacomp (l’associazione che all’interno di FederUnacoma rappresenta i costruttori di componenti) stima in media intorno ai 2,5 miliardi di euro – un giro d’affari secondo solo a quello delle macchine agricole (5 miliardi di euro l’anno in media nello stesso periodo) – quello dei componenti è uno dei comparti trainanti la meccanizzazione agricola. A confermarlo è la forte crescita del valore della produzione tra il 2017 e il 2019, quando è passato dai 2,5 ai 2,7 miliardi di euro, registrando incrementi dell’8%. I dati relativi all’andamento del settore, specie se raffrontati con le performance degli altri segmenti dell’agromeccanica, evidenziano l’andamento della componentistica, anelastico rispetto alle linee di tendenza che contraddistinguono gli altri segmenti di mercato della meccanizzazione. Nel 2018, ad esempio, mentre la produzione di trattrici arretrava del 5,5% rispetto all’anno precedente, quella dei componenti segnava un +1,7%. Lo stesso trend si è ripetuto nel 2019 quando il valore della produzione per le trattrici è diminuito del 6,3% sul 2018 mentre quello dei componenti è cresciuto dell’8%. La dinamicità di questo segmento emerge anche dal raffronto con le macchine agricole: nel biennio preso in esame entrambi i settori sono cresciuti ma quello dei componenti ha registrato tassi d’incremento superiori al secondo, sia nel 2018 (+1,7% per i componenti, +1,5% per le macchina) che nel 2019 (rispettivamente: +8% e +3,7%). La natura anti-ciclica del comparto si spiega da un lato con l’ampiezza gamme, dall’altro con la “trasversalità” delle linee di prodotto giacché, molte di queste (basti pensare agli ugelli per gli atomizzatori, i monitor, alle pompe idrauliche o ai sensori) sono progettate per equipaggiare una vasta tipologia di macchine. «Per le nostre aziende è essenziale  fare innovazione. E’ vero che ci troviamo a competere con costruttori di Paesi più competitivi, soprattutto per quanto riguarda i costi, tuttavia – spiega Piergiorgio Salvarani, presidente del Comacomp – la nostra flessibilità, la qualità delle nostre produzioni, la specificità del nostro territorio rappresentano importanti driver di crescita. Inoltre, la forte vocazione all’esportazione ci aiuta a mantenere il settore  vitale ed innovativo».

La “frenata” del 2020. Il trend di crescita si è interrotto la fase di crescita con la pandemia di Covid-19.  Secondo le stime di Comacomp, il 2020 dovrebbe segnare una flessione del 2,1% con una perdita stimata superiore ai 50 milioni di euro. A causare questa battuta d’arresto, verificatasi soprattutto nei primi sei mesi dell’anno, non è stato soltanto il blocco delle attività produttive disposto nella scorsa primavera; è stata anche la chiusura delle frontiere decisa dai governi di molti Paesi, europeo e non, per fermare l’avanzata dei contagi. “L’indagine Rapida” (analisi di clima condotta periodicamente da Comacomp sul sentiment di mercato) realizzata nel secondo trimestre del 2020 indica con grande chiarezza l’ampiezza di questa flessione. Infatti, la maggioranza delle imprese intervistate – il 73% - ha segnalato per il primo semestre perdite di fatturato; perdite che per una quota consistente di esse (il 24%) sono state superiori al 20%. Per l’83% dei costruttori, la riduzione del business è maturata soprattutto sul mercato interno. L’indagine realizzata nel terzo trimestre evidenzia segnali di ripresa, giacché la quota di “imprese pessimiste” si è ridotta in misura considerevole (il 20% del campione), mentre per il restante 80% il fatturato dovrebbe crescere o, quanto meno, mantenersi stabile. Di fronte ai primi segnali di rilancio, politiche pubbliche specifiche a sostegno del settore potrebbero fare da volano alla ripresa. «In questo periodo i finanziamenti non sono mancati, anche se in qualche caso sono stati enfatizzati. In realtà – prosegue Salvarani - le politiche di sostegno devono essere guidate da strategie di lungo periodo che prevedano anche agevolazioni specifiche per le PMI». In questo scenario un evento come EDP, grazie ai numerosi incontri business to bussines già in programma tra aziende e operatori esteri, può rappresentare un moltiplicatore, contribuendo a creare un clima di fiducia tra i costruttori di componenti. «I limiti imposti dalla pandemia a fiere e contatti commerciali – conclude il presidente del Comacomp ci hanno costretto a rivedere modelli di business consolidati EDP rappresenta per noi  una sfida».

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