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Tecnica

Benessere animale: la stalla confortevole

Il benessere animale è da tempo diventato un segmento importante nella progettazione e gestione delle stalle moderne. Gli impianti debbono prevedere spazzole rotanti per la salute dell'epidermide, oltre che sistemi di ricambio dell'aria e di climatizzazione. Soluzioni tecnologiche anche per le cuccette

di Leonardo Pedata
gennaio 2016 | Back

è stato ormai ampiamente accertato che il comfort delle bovine da latte condiziona in modo significativo il loro stato di salute, e quindi la loro produttività. Le stalle più recenti sono state quindi dotate di una serie di attrezzature, anche di natura impiantistica, finalizzate a migliorare il benessere degli animali.

 

Spazzole rotanti per la salute dell’epidermide

Su una base rotante in acciaio zincato o inox sono montate le setole (in materiale plastico), che ruotando lentamente esercitano un delicato massaggio sul cuoio delle vacche, asportando parassiti cutanei, incrostazioni e pelo vecchio. La rimozione comporta una riduzione del prurito, il miglioramento della traspirazione epidermica e della circolazione sanguigna periferica. E’ stato accertato che l’adozione di queste spazzole rotanti ha comportato incrementi produttivi fino a 1 kg/gg di latte. Se massaggia solo la schiena dell’animale, la spazzola è semplice, mentre se lavora anche su un fianco è doppia. La sua rigidezza deve essere selezionata con cura, perché se è vero che l’obiettivo primario è quello di scongiurare irritazioni alla cute dell’animale, bisogna anche evitare un’usura precoce delle setole. La spazzola può essere cilindrica, ed è quindi più indicata per lavorare sul fianco della bovina, oppure avere una conformazione a clessidra, che meglio si adatta alla sua groppa. Inoltre, la spazzola può essere fissa o mobile: nel primo caso verrà esercitata una pressione più elevata sull’animale, mentre nel secondo la spazzola potrebbe essere soggetta a movimenti bruschi, spaventando il singolo capo e talvolta anche l’intera mandria. Per questo, alcuni modelli sono basculanti, ma dotati di blocchi che ne impediscono la completa rotazione. L’avviamento del dispositivo è comandato da un sensore di spostamento attivato dalla bovina, che tramite una centralina elettronica alimenta il motore elettrico che la muove. La rotazione è attiva finché la vacca è a contatto con la spazzola, oppure può essere impostato un periodo predefinito. Per limitare la curvatura permanente delle setole e permetterne un’usura più regolare, in alcuni modelli è prevista l’alternanza del senso di rotazione ad ogni attivazione. Sono di solito installati dei sensori di controllo della temperatura del motore e di sovratensione di rete, per la massima sicurezza di gestione del dispositivo. Le parti elettriche sono efficacemente protette dall’acqua, in modo da rendere la spazzola facilmente lavabile sia con getti d’acqua diretti che con idropulitrici a pressione. Ogni spazzola rotante può servire efficacemente fino a 50-60 vacche; per allevamenti più numerosi, si applicano più spazzole in diverse zone della stalla, fissate direttamente alle pareti oppure su sostegni indipendenti.

 

Cura del microclima

Anche il microclima influisce notevolmente sull’efficienza dell’allevamento, sia per ciò che concerne la produzione di latte, ma anche per l’aumento ponderale, nel caso di bovini da carne. E’ importante pertanto mantenere la temperatura della stalla in condizioni di neutralità termica, che varia caso per caso; ad esempio, per le frisone in lattazione si va da 0 a 24°C. In realtà, tale intervallo è influenzato anche da altri fattori, quali l’umidità atmosferica, la velocità dei flussi d’aria ed eventuali ulteriori scambi di calore. Più che dal freddo invernale, i maggiori problemi produttivi sono causati dalla calura estiva, soprattutto se accompagnata da elevati livelli di umidità. Tra l’altro, all’interno della stalla i volumi di ricambio d’aria devono essere commisurati anche alle concentrazioni di polveri e gas nocivi. I parametri della ventilazione variano in funzione delle stagioni: d’estate sono più indicati flussi d’aria di 4-5 m/s, mentre d’inverno, per minimizzare la dispersione di calore corporeo dell’animale, la velocità deve essere ridotta a 0,25-0,5 m/s. In quest’ultimo caso, è sufficiente una ventilazione naturale, che può avvenire per effetto camino o del vento. In particolare, l’effetto camino è provocato dalla forza ascensionale termica dell’aria calda, che tende naturalmente a salire da terra verso apposite feritoie ricavate sul tetto della stalla. Ciò richiama aria fresca dall’esterno, creando così un ricircolo naturale. L’effetto del vento viene invece favorito analizzando le correnti prevalenti nella zona e creando (o praticando ex-post) apposite aperture che facilitino la circolazione dell’aria. In sintesi, già in fase di progettazione del fabbricato di stalla è importante tenere conto delle aperture di ventilazione, della feritoia di colmo e delle prese d’aria sottogronda. Nel dettaglio, le aperture di ventilazione possono essere dotate di tamponamenti mobili finalizzati a modificare la quantità d’aria in ingresso al variare delle condizioni climatiche. La fessura di colmo (che può però essere inserita solo in stalle con tetti a due falde), favorisce l’effetto camino, e deve essere riparata dalla pioggia e dal vento, che altrimenti potrebbero ridurne o annullarne l’efficacia. Le prese d’aria sottogronda rimangono invece sempre aperte, per garantire la ventilazione anche in inverno.

Quelli illustrati sono interventi passivi, ovvero che sfruttano in vario modo i movimenti naturali di masse d’aria. Soprattutto d’estate questi accorgimenti non sono però sufficienti per assicurare un microclima soddisfacente, per cui si fa ricorso alla ventilazione forzata, con ventole  elicoidali mosse da motori elettrici. Per garantire l’opportuno ricambio d’aria, numero, dimensione e portata degli apparecchi da installare sono definiti già in fase di progetto. A tal fine, è stata definita la HPU (Heat Producing Unit), una potenza calorica di 1000 W circa, che è quella espressa da una vacca con un peso vivo di 630-640 kg a 20°C. La ventola può essere mossa in modo diretto dal motore elettrico oppure collegata tramite ingranaggi o cinghie, che ne possono far variare il rapporto di trasmissione. Il funzionamento può essere di tipo “on/off”, oppure con la regolazione della velocità di rotazione, ad esempio tramite inverter, anche regolata in funzione della temperatura e dell’umidità dell’aria.  I ventilatori possono lavorare soffiando il flusso d’aria, oppure in aspirazione: nel primo caso si produrrà una sovrappressione interna all’edificio, mentre l’aspirazione richiama aria dalle aperture naturali della stalla. Quest’ultima è però una soluzione in disuso, essendo adottata solo nelle stalle a stabulazione fissa, poiché riduce le correnti d’aria dirette sugli animali. Viceversa, nelle stalle a stabulazione libera la ventilazione va curata soprattutto nella corsia di alimentazione e in quella di attesa per la mungitura. I ventilatori installati sono tipicamente assiali, da 1 m circa di diametro con un flusso inclinato di circa 15-30° verso il pavimento. Il senso di rotazione del ventilatore deve prevedere l’aspirazione dell’aria dalla parete più fresca. Per aumentare l’efficienza del raffrescamento è possibile combinare la ventilazione forzata con dispositivi evaporativi, a base di nebulizzazione di acqua in corrente d’aria, oppure per aspersione diretta sulle bovine. La nebulizzazione si realizza tramite l’accoppiamento di uno o più ugelli per ogni ventilatore, che a pressioni di 7-15 bar generano goccioline sufficientemente piccole per ottenere un’immediata evaporazione, in modo da eliminare prontamente il calore in eccesso. Anche in questo caso, il dispositivo può essere attivato manualmente, oppure automaticamente tramite sensori di temperatura e umidità. Per l’aspersione diretta si impiegano invece ugelli a bassa pressione (2-3 bar), collocati principalmente nella zona di alimentazione. L’animale riceve quindi una sorta di doccia rinfrescante, che peraltro raffredda anche la pavimentazione. A tale proposito, è importante che quest’ultima sia antisdrucciolo e garantisca un rapido sgrondo delle acque. Questa soluzione richiede 50-300 l/gg capo, contro i 15-20 l/gg capo per la nebulizzazione, che però necessita di impianti dedicati (con pompa e relativo impianto di distribuzione). Un’alternativa ai normali ventilatori assiali è l’adozione di grandi ventilatori ad asse verticale di diametro superiore ai 4 metri e dotati di molte pale, fino a 10-12. Vengono installati a soffitto e funzionano a velocità di rotazione molto basse (circa 60 giri/min). In tal modo, si ottiene un flusso d’aria di grande portata, ma a bassa velocità (quindi senza problemi a carico degli animali). In più, la potenza impegnata è notevolmente ridotta: un motore da poco più di 500 W è sufficiente per azionare un ventilatore di circa 7 metri di diametro, a garantire 200.000 m³/h circa d’aria, ovvero 5-6 volte il flusso prodotto da un ventilatore assiale della medesima potenza elettrica. Peraltro, i costi di acquisto e di installazione sono significativi, poiché per garantire una partenza graduale bisogna installare un inverter.

 

Cuccette evolute

Il fattivo benessere dell’animale viene assicurato anche da un suo ottimale riposo, a sua volta condizionato dalle caratteristiche della lettiera nella cuccetta. Oltre alla paglia, materiale tradizionalmente adottato anche perché è di facile approvvigionamento, salvaguarda gli arti, limita la proliferazione di coliformi (se distribuita in almeno 2 kg/gg capo, spalmati su 2-3 volte la settimana) e ha buona capacità di assorbimento idrico, si è diffuso soprattutto negli USA l’impiego della sabbia (nella misura di circa 5 kg/capo gg, da sostituire ogni 10-15 gg). Tale soluzione ha il vantaggio di ridurre fortemente i casi di mastiti e lesioni ai piedi, ma d’altra parte risulta di difficile gestione con gli impianti convenzionali di pulizia (pompe, coclee, etc.).

Una recente alternativa ai materiali naturali sono i tappeti e materassi in materiale sintetico, che migliorano senza dubbio il benessere e lo stato igienico-sanitario degli animali, ma comportano la produzione di refluo liquido e non più semisolido. I tappeti sono piuttosto sottili, con uno spessore variabile tra 15 e 35 mm; sono molto resistenti e la maggior parte dei modelli ha superficie antisdrucciolo a contatto con l’animale. Se indipendenti, i tappeti vengono fissati a terra con appositi tasselli, ma è possibile il collegamento tra diverse unità tramite profilati in PVC o con gli incastri ricavati sui lati. Altri modelli hanno strutture in polietilene espanso o in gomma spugnosa, che riducendo la rigidità migliorano il comfort. Lo spessore dei materassi è più alto, da 30 a 110 mm; possono essere mono o multistrato, rivestiti esternamente in polietilene o caucciù, mentre all’interno è inserita gommapiuma, lattice o schiuma di poliuretano a diversa densità. Oltre ad essere impermeabile, la superficie esterna ha quasi sempre un profilo antisdrucciolo. 

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