Agrievolution, lagricoltura del futuro è specializzata
Si è tenuto a Madrid agli inizi di ottobre il settimo summit mondiale di Agrievolution con la partecipazione di 120 delegati da 15 Paesi. Al centro dei lavori i nuovi stili alimentari e la crescita delle colture specializzate. La domanda mondiale di prodotti ortofrutticoli è in crescita costante, e questo ha conseguenze sulla destinazione dei terreni agricoli e sul mercato delle macchine per le colture specializzate
è in atto, a livello globale, un profondo cambiamento degli stili alimentari e delle abitudini di consumo, e questo cambiamento sta determinando nuovi trend nella produzione agricola, con una robusta crescita delle coltivazioni ad alto valore aggiunto – le colture specializzate – rispetto ai seminativi. Tale mutamento si riflette anche sulle industrie della meccanica agricola che, di conseguenza, vedono crescere in modo consistente la domanda di tecnologie per le “nuove” coltivazioni. Questo lo scenario disegnato dal settimo summit mondiale di Agrievolution. L’incontro, che si è svolto a Madrid il 1° ottobre alla presenza di 120 delegazioni provenienti da 15 paesi e che ha visto la partecipazione di 18 “key speaker”, è stato dedicato appunto al tema delle coltivazioni specializzate, oltre che a quello dell’istruzione e della formazione professionale in campo meccanico-agricolo. Un meeting di ampio respiro, quello di Madrid, essendo Agrievolution l’organismo internazionale che raggruppa i costruttori di macchine per l’agricoltura (15 associazioni in rappresentanza di 6 mila costruttori) e che si conferma così il come punto di riferimento per la conoscenza e lo sviluppo della meccanica agricola a livello mondiale. Nata come una sorta di consorzio per lo scambio dei dati su produzione e mercato – questo ha ricordato nel proprio intervento Marcello Carraro, in rappresentanza di FederUnacoma, l’associazione dei costruttori italiani che è stata promotrice di Agrievolution e che ha organizzato il suo congresso di fondazione nel 2008 a Roma – Agrievolution è divenuta nel tempo un vero e proprio “osservatorio” sulla meccanizzazione agricola, in grado di monitorare i mercati tradizionali ma anche quelli emergenti, di offrire scenari previsionali sulla base dei trend di sviluppo dell’economia primaria nelle diverse aree del mondo, di rivolgere la propria attenzione non soltanto alle tipologie di prodotto più diffuse ma anche a quelle che, minoritarie attualmente, hanno prospettive di sviluppo nel prossimo futuro.
I nuovi consumi alimentari: salutari, sostenibili, di qualità
Un approccio salutista e un atteggiamento culturale più critico stanno portando, soprattutto in Occidente, ad una evoluzione degli stili alimentari. Il trend impostosi negli ultimi anni – è stato detto durante il summit – vede infatti una progressiva sostituzione delle proteine animali con quelle vegetali e un calo dei cereali (mais e grano, in primis), che continuano comunque a rappresentare la prima fonte di approvvigionamento calorico (il 45% del totale), a vantaggio dei prodotti ortofrutticoli e degli alimenti pregiati, come quelli della filiera vitivinicola. Alla base di tale cambiamento c’è, dunque, una diversificazione della dieta che si riflette ovviamente sul settore primario in termini sia di differenziazione colturale che di pratica agricola. Attualmente, il valore della produzione agricola a livello globale risulta in massima parte derivante dai prodotti d’allevamento (51% del totale), seguiti dalle colture seminative (26%), mentre le produzioni a più alto valore aggiunto come gli ortaggi, la frutta e il vino coprono complessivamente il 23% del valore totale. Tuttavia, tra il 2000 e il 2016, in tutto il mondo, le colture specializzate hanno visto crescere superficie coltivata (+5,5%), rese (+20.5%) e produzione (+24%). Il fenomeno non sembra destinato ad esaurirsi, ma anzi dovrebbe accentuarsi, anche sulla spinta delle raccomandazioni dell’Organizzazine mondiale della Sanità - l’OMS - che, per prevenire l’insorgenza di numerose patologie, suggerisce un consumo giornaliero di almeno 400 grammi tra frutta e verdura. Secondo l’IHS (su dati FAO), nel 2030 il valore della produzione di frutta, verdura e delle coltivazioni vitivinicole dovrebbe superare i mille miliardi di dollari, con un incremento del 27% rispetto al valore registrato nel 2017 (772 miliardi di dollari). Nel “vecchio continente” questa linea di tendenza è particolarmente evidente. Tra il 2004 e il 2017 – ha spiegato l’Ansemat, l’associazione dei costruttori spagnoli che ha gestito l’organizzazione del summit – Paesi come la Grecia, la Spagna, il Portogallo e in misura minore l’Italia (che già vantava una forte specializzazione nelle produzioni ad alto valore aggiunto) hanno visto aumentare in modo anche vistoso il peso delle colture specializzate in termini di valore della produzione. A questa crescita è corrisposto un arretramento, in alcuni casi anche molto significativo, della quota di valore riferita ai seminativi. Perfino nazioni come la Finlandia e la Norvegia, sull’onda dei cambiamenti climatici e di un addolcimento delle temperature, hanno sperimentato le stesse dinamiche. Ma c’è anche un altro elemento che spinge sempre di più a privilegiare le coltivazioni specializzate: l’incremento demografico. Entro il 2050, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere quota 9 miliardi (gli incrementi maggiori in Cina e in India) con un conseguente balzo nella domanda di derrate alimentari. Le previsioni sull’evoluzione dei consumi alimentari indicano come nel 2050 la richiesta di calorie nei Paesi in Via di Sviluppo sarà pari al doppio di quella registrata nel 1990, e questo comporterà non soltanto un aumento della domanda alimentare ma anche un’evoluzione in termini di qualità delle derrate. Se già oggi un uso ottimale delle risorse agricole (limitate per natura) rappresenta una necessità indifferibile, nei prossimi 30 anni lo sarà ancora di più, diventando conditio sine qua non per sfamare una popolazione mondiale sempre più numerosa. Nella sessione di apertura del summit, moderata dal segretario generale di Agrievolution, Charlie O’ Brien, è stato sottolineato come il 35% della produzione cerealicola mondiale sia destinato non all’alimentazione umana ma all’allevamento del bestiame. Come hanno evidenziato i relatori, si tratta di un aspetto disfunzionale del sistema di produzione agricolo, poiché la “ragione di scambio” tra vegetali e carne – vale a dire quante calorie di cereali sono necessarie per produrne una di carne – è molto sfavorevole con un rapporto di 33,3 a 1. Servono cioè 100 calorie di cereali per produrne 3 di carne, mentre con un’alimentazione basata prevalentemente sui vegetali (ortaggi, frutta, verdura e cereali stessi) quelle 100 calorie sarebbero immediatamente disponibili per l’alimentazione umana.
Macchine agricole, la sfida della specializzazione
Per gli agricoltori il boom delle coltivazioni specializzate apre nuove opportunità in termini di produzioni a più alto valore aggiunto; e per il comparto della meccanizzazione agricola, tale crescita rappresenta una sfida importante, che si gioca non soltanto sul terreno della produttività, ma soprattutto su quello della sostenibilità. Il contenimento dei gas serra, la carenza di risorse idriche, l’impatto dei prodotti chimici sull’ambiente e delle lavorazioni sulla qualità dei suoli, sono temi salienti ai quali i costruttori debbono prestare grande attenzione, e che possono essere affrontati efficacemente proprio con la progettazione e realizzazione di macchine innovative. Il settore delle colture specializzate, in effetti, evidenzia un gap in termini di tecnologia in molte delle aree di produzione. Come ha sottolineato il Brand President di New Holland, Carlo Lambro, a proposito delle coltivazioni a frutta, soltanto l’Europa presenta un parco macchine adeguato alle esigenze di queste produzioni. Asia, Paesi del Pacifico, Africa, Medio Oriente e America Latina, che pure detengono l’86% della superficie coltivata, si caratterizzano proprio per i bassi livelli di meccanizzazione. Questo deficit emerge con particolare evidenza se si considerano i singoli segmenti del mercato frutticolo. Nel settore dell’olivicoltura (fatturato globale di 20 miliardi di dollari) – ha ricordato Lambro – appena il 2% delle operazioni di raccolta sono pienamente meccanizzate. Anche il comparto del caffè (con la sola eccezione delle piantagioni di “arabica” in Brasile) si segnala per uno scarso impiego di mezzi meccanici, mentre le coltivazioni di mandorle, olive, banane e arance si caratterizzano anch’esse per una elevato fabbisogno di macchine da raccolta. Nel settore vitivinicolo la richiesta di macchinari sembra destinata a polarizzarsi sui mezzi per la protezione del terreno e delle coltivazioni. «La meccanizzazione svolge un ruolo chiave per le colture specializzate e i mezzi meccanici - ha detto Lambro - devono sapersi adattarsi alle specifiche esigenze di questo tipo di coltivazioni, anche se alcuni cambiamenti, come nel caso delle normative sulle emissioni, vengono dettati dagli indirizzi della politica agricola». Mark Von Pentz, presidente della Divisione internazionale Agriculture & Turf John Deere, si è invece soffermato sui principali trend del mercato delle macchine agricole. “Se l’agricoltura 4.0 è già una realtà, se l’”elettrificazione” dei mezzi meccanici lo sarà sempre di più negli anni a venire – ha detto Von Pentz – il prossimo step dell’innovazione tecnologica è legato al passaggio dall’automazione all’autonomia, cioè all’impiego su vasta scala dell’intelligenza artificiale”. Le lavorazioni in campo saranno infatti affidate proprio dall’AI attraverso i sensori installati sull’attrezzatura e sulla trattrice, i quali, monitorando puntualmente condizioni e parametri operativi, forniranno all’AI tutte le informazioni necessarie per gestire in modo ottimale il binomio trattore-attrezzo. Le prime applicazioni sono già realtà e portano proprio la firma di John Deere. La casa americana ha infatti acquisito la start-up californiana Blue River Technology che ha messo a punto il sistema “See e Spray”, un atomizzatore “intelligente” che è in grado di riconoscere gli infestanti per eseguire trattamenti “on demand”, solo là dove sono realmente necessari. «Il nostro obiettivo - ha dichiarato Von Pentz – è quello di realizzare un sistema ad architettura aperta che ci permetta di diventare come la piattaforma dell’Apple Store dove le applicazioni di altri sviluppatori possono girare e collegarsi alla macchina». Il fenomeno della diversificazione delle colture diventa insomma saliente per l’industria della meccanica agricola, che deve fronteggiarlo in modo efficace. Così – come ha sottolineato Marcello Carraro, AD della Antonio Carraro – accanto alla meccanica per le produzioni intensive, e ai classici trattori vigneto e frutteto di derivazione tradizionale, se ne è sviluppata una caratterizzata da un approccio più variato e flessibile destinata alle colture ortofrutticole e viticole spesso realizzate in aree collinari e su territori che hanno un’orografia complessa. Produzioni di alta qualità che non è possibile sacrificare in nome di una maggiore standardizzazione della produzione. «Dove le esigenze sono molto specifiche – ha detto Carraro – si richiedono mezzi non standard; dove altezza, larghezza, pendenza e rispetto del terreno diventano vincoli fondamentali per produzioni agricole ad alto valore aggiunto sono necessarie soluzioni alternative e personalizzate». Diventa dunque essenziale passare da una logica di standardizzazione tipica del manifatturiero meccanico ad una logica di personalizzazione del prodotto centrata sulle peculiari esigenze dell’impresa agricola. «Insieme con la diversificazione agricola – ha ribadito Rainer Morgenstern, direttore esecutivo per le vendite e il marketing di SDF – le coltivazioni specializzate possono essere una delle risposte alla sfide dell’autosufficienza alimentare e dei cambiamenti climatici. Tuttavia, le colture specializzate hanno necessità particolari che richiedono l’impiego di trattori speciali con funzionalità in grado di rispondere a quelle necessità». Al riguardo, Morgenstern ha ricordato il diverso fabbisogno di tecnologie agricole tra Paesi emergenti e Paesi sviluppati. Per i primi è ancora cruciale la transizione dalla manodopera umana e dalla trazione manuale alla meccanizzazione, mentre per i secondi è saliente l’applicazione su vasta scala delle tecniche dell’agricoltura 4.0. A bisogni differenti corrispondono dunque differenti tipologie di macchine. Trattrici a quattro ruote motrici con trasmissione sincronizzata e motori stage I/II/III per i Paesi emergenti; macchine con sistema sterzante sulle quattro ruote, joystick multifunzione e applicazioni dell’agricoltura 4.0, per i Paesi “sviluppati”. Sul tema della customizzazione, Ernesto Machancoses, consulente internazionale per le coltivazioni specializzate, ha infine sottolineato la necessità di adattare le macchine prodotte negli Stati Uniti e in Europa alle esigenze delle coltivazioni tropicali dell’America Latina.