Agricoltura e legalità: il contributo della maccaniaca al "Consorzio libera terra"
Da alcuni anni a questa parte l'Università di Pisa, in collaborazione con un gruppo di aziende costruttrici di macchine agricole, porta avanti un programma di sperimentazione e di consulenza con le cooperative giovanili che gestiscono le aziende agricole sottratte alla mafia. Esperienza interessante sotto il profilo tecnico, per la vocazione al biologico delle aziende coinvolte, e sotto il profilo etico e civile
I l Consorzio Libera Terra è costituito da numerose cooperative che coltivano terreni confiscati alle mafie, rendendo legalmente produttive e remunerative le attività agricole svolte in contesti fortemente degradati dalle organizzazioni criminali. Le modalità di gestione sono rigorosamente biologiche e quindi connesse con la massima tutela dell’ambiente, incrementando il valore etico di queste attività. Le cooperative sono formate da giovani, spesso privi o in possesso di limitate esperienze di gestione di aziende agricole, ma molto motivati ad affrontare questa “sfida”. Questi giovani “eroi” hanno in tal modo la possibilità di contare su forme occupazionali stabili e abbastanza remunerative, ma si trovano quotidianamente a dover far fronte alla presenza, all’ostilità e alle azioni di sabotaggio e di perenne minaccia da parte dei malavitosi a cui le terre sono state confiscate. Il fine è quindi quello di dimostrare che anche nel settore agricolo è possibile portare, o meglio riportare forme gestionali totalmente legali in contesti precedentemente degradati dalle mafie.
Da alcuni anni, in seguito a contatti diretti con queste realtà, principalmente dovuti alle attività svolte nel campo della meccanizzazione in agricoltura biologica, il gruppo di ricerca del settore Meccanica Agraria del DiSAAA-a dell’Università di Pisa ha iniziato a collaborare con alcune cooperative di Libera Terra, attraverso consulenze specifiche sulla definizione di forme appropriate di gestione, mediante adozione di strategie e di macchine adatte ai diversi contesti. La finalità è quella di ottimizzare la gestione biologica, massimizzandone i risultati produttivi ed economici e quindi di favorire la crescita delle cooperative.
La collaborazione fra il Consorzio Libera Terra e l’Università di Pisa è iniziata nel 2010 con la Cooperativa Valle del Marro e proseguita nel 2013 con la Cooperativa Terre Joniche, entrambe situate in Calabria, attraverso una convenzione di tipo non oneroso per lo svolgimento di consulenza, formazione e trasferimento dei risultati delle ricerche condotte nel settore della meccanizzazione in agricoltura biologica. In queste azioni sono stati coinvolti anche i costruttori di macchine agricole, che hanno mostrato una grande sensibilità, fornendo attrezzature debitamente allestite a prezzo “politico”. Queste tematiche sono infine state oggetto di uno specifico Convegno organizzato da FederUnacoma e da AIIA, in collaborazione e con il supporto dell’Università di Pisa, del Consorzio Libera Terra e della Regione Calabria in occasione dell’edizione 2014 dell’EIMA. L’evento è stato caratterizzato da una vastissima partecipazione di pubblico composto per la maggior parte da giovani. Il messaggio finale condiviso è stato quello della partecipazione attiva di tutti alla costruzione di una cultura della legalità per l’utilizzo virtuoso dei terreni confiscati alle mafie.
Le attività svolte
La collaborazione ha previsto inizialmente alcuni incontri preliminari necessari per definire gli obiettivi prioritari da raggiungere, le strategie da mettere in atto e i relativi tempi di attuazione.
I successivi sopralluoghi che hanno avuto luogo in Calabria hanno permesso di valutare le principali caratteristiche agro-ambientali, conoscere gli ordinamenti produttivi e le forme di gestione adottate.
In seguito, sono state definite le strategie da utilizzare, individuando le operatrici appropriate in base alla tipologia e alla potenza delle motrici disponibili e sono stati presi contatti con i costruttori delle attrezzature per accordarsi sulle specifiche tecniche e sugli allestimenti necessari. A tale riguardo appare opportuno citare e ringraziare in questa sede tutte le ditte che hanno aderito con entusiasmo a questa iniziativa: Agribal, Donati, Gruppo Nardi, Marchetti, MIPE-Viviani srl, Nobili, Spapperi. La fornitura delle attrezzature per trattamenti termici progettate e realizzate presso l’Università di Pisa è stata invece gratuita. L’attenzione è stata rivolta soprattutto all’impiego corretto e sicuro delle attrezzature, al loro allestimento e alla loro regolazione.
Una volta “formati” i membri delle cooperative, le operazioni sono state seguite dai ricercatori attraverso consulenze telefoniche e periodiche trasferte presso le sedi aziendali. Il gruppo di ricerca ha inoltre coinvolto un orticoltore biologico (Giulio Ciampana di Montalto di Castro), notevolmente motivato dal valore etico di questo progetto.
Le forme di gestione adottate dalle cooperative non sempre consentivano di ottenere buoni risultati. Ad esempio, presso la cooperativa Valle del Marro, l’utilizzo ripetuto di attrezzature azionate per la preparazione del terreno, aveva causato una rilevante diffusione di malerbe stolonifere e rizomatose. La strategia è stata pertanto impostata sulla preparazione del letto di semina con attrezzature equipaggiate con utensili statici, quali un erpice a denti elastici combinato con rulli a gabbia, sull’applicazione della tecnica della “falsa semina” mediante passaggi ripetuti di un erpice strigliatore e sul successivo controllo selettivo delle infestanti in post emergenza della coltura con una sarchiatrice di precisione, dotata di un sistema di guida e di utensili elastici in grado di consentire la rimozione delle malerbe sulla fila, riducendo drasticamente il ricorso alla scerbatura manuale.
Presso la cooperativa Terre Ioniche per la produzione conservativa di cereali e leguminose è stato utilizzato un coltivatore idropneumatico equipaggiato con utensili twist, in grado di attuare, oltre alla fessurazione verticale, anche un apprezzabile interramento della biomassa presente in superficie. A questa operazione è stato deciso di far seguire un intervento con erpice a dischi per la preparazione “grossolana” del letto di semina. L’impianto delle colture è stato attuato con una seminatrice a righe equipaggiata con organi lavoranti a dente elastico, in grado di disimpegnarsi al meglio su terreno non perfettamente affinato e in presenza di pietre. Prima dell’impianto, anche in questo caso, è stata adottata la tecnica della falsa semina attuata mediante un erpice strigliatore. Per la gestione del finocchio bio, il terreno è stato maggiormente affinato e in seguito baulato. Sulle porche è stata attuata la falsa semina con lo strigliatore e in seguito il trapianto con una macchina agevolatrice a tre file. Il controllo delle infestanti in post-emergenza è stato attuato con una sarchiatrice di precisione equipaggiata con uno spandiconcime a caduta per la distribuzione di fertilizzante in copertura.
Qualche riflessione…
Questa collaborazione ha dato fino ad adesso ottimi risultati mettendo in luce il ruolo centrale dell’“elemento umano” nel successo di operazioni all’apparenza soltanto tecniche come quelle che riguardano la scelta e il corretto impiego delle macchine agricole.
I rapporti personali, la condivisione, il rispetto, l’amicizia e la reciproca stima tra i membri delle Cooperative di Libera Terra, i ricercatori, i costruttori, l’imprenditore agricolo, hanno infatti determinato una rilevante sinergia e una forte empatia, fondata anche sulla consapevolezza di “remare nella stessa direzione”, ossia verso una cultura della legalità che riguarda non solo la gestione delle attività agricole dei terreni confiscati alle mafie, ma anche la formazione degli studenti, la trasmissione del sapere, del fare, del saper fare e del saper far fare. Pur consci che questo è solo un piccolo granello di sabbia per questi giovani “eroi” che vivono in prima fila il rifiuto delle mafie, ci auguriamo che serva da stimolo per altri colleghi e per altri costruttori e imprenditori e che questo percorso virtuoso si intensifichi e si arricchisca di altri contenuti, anche perché alla fine tanti granelli possono formare una montagna.