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Agricoltura 4.0, frenano gli investimenti

Nel 2024 gli acquisti in mezzi e sistemi high tech calano dell’8% rispetto al 2023, passando da 2,5 a 2,3 miliardi di euro. La flessione causata dalla contrazione dei redditi agricoli e dalla riduzione degli incentivi pubblici. In Italia è “smart” solo il 42% delle aziende agricole

a cura della Redazione
marzo-aprile 2025 | Back

Nel 2024 il mercato nazionale dell’agricoltura 4.0 ha segnato un forte rallentamento, calando dell’8% rispetto al 2023 e assestandosi sui 2,3 miliardi di euro (2,5 miliardi nel 2023). Tuttavia, la contrazione degli investimenti non è stata generalizzata ma ha interessato soprattutto alcune specifiche tipologie di sistemi digitali. Il segmento delle macchine e delle attrezzature high tech, ad esempio, è stato particolarmente penalizzato dalla flessione della domanda, mentre quello delle piattaforme software, dei dispositivi di monitoraggio e delle tecnologie di mappatura ha dimostrato una buona capacità di tenuta, registrando persino un incremento delle vendite. Queste le conclusioni di una  ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, che è presentata lo scorso 13 febbraio durante il convegno “Smart agrifood: è tempo di una nuova consapevolezza”. Secondo il report, la contrazione degli acquisti nel settore 4.0 è stata causata da una molteplicità di fattori, quali il calo dei redditi agricoli, la riduzione degli incentivi statali e la frequenza con cui le aziende agricole hanno effettuato negli anni passati investimenti in alta tecnologia. Ma l’andamento del comparto è stato condizionato soprattutto dalla possibilità di accedere agli strumenti di agevolazione pubblica. Il rapporto dell’Osservatorio evidenzia infatti che la stragrande maggioranza delle aziende agricole che ha investito in soluzioni digital – vale a dire l’84% – ha utilizzato incentivi statali e che l’81% delle case costruttrici individua in questi strumenti un importante driver di acquisto. Eppure, come segnala il rapporto dell’Osservatorio, nonostante il forte sostegno pubblico agli investimenti in alta tecnologia, le aziende agricole smart sono ancora una minoranza del totale (il 41%). Questo gap tecnologico, come è emerso nel corso della presentazione del report, è dovuto anche al sottodimensionamento delle nostre imprese, che non riescono a realizzare le economie di scala necessarie a sostenere acquisti onerosi come quelli in sistemi smart. «Nel 2024, abbiamo assistito per la prima volta ad un rallentamento del mercato dovuto perlopiù ad un calo negli investimenti in macchinari agricoli, anche se è significativo osservare una crescita delle soluzioni software. È ormai evidente che la sfida passa in primis dal settore primario – ha spiegato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart AgriFood – passa in primis dal settore primario, con un ruolo importante di consorzi, cooperative e aziende della trasformazione che potranno guidare le varie realtà della produzione agricola nell’adozione di soluzioni digitali, attraverso una maggiore valorizzazione economica ed enfasi sulla qualità delle produzioni realizzate da tali attori». In uno scenario come quello attuale, caratterizzato dalle conseguenze del cambiamento climatico, dalla volatilità dei prezzi, dalla bassa redditività dell’agricoltura e dall’impoverimento di terreni e biodiversità, l’innovazione digitale rappresenta un fattore stabilizzante, che può incrementare la resilienza e la sostenibilità del settore primario. L’utilizzo delle tecnologie denominate Decision Support Sytem (DSS) su grano duro in Turchia – ha affermato Chiara Corbo, direttrice dell’Osservatori Smart Agrifood – ha consentito di diminuire del 35% l’azoto apportato alla coltura e di incrementarne la resa del 6%. L’impiego della medesima tecnologia in Italia su una coltura di pomodoro da industria – è stato sottolineato sempre da Corbo – ha permesso di incrementare la resa riducendo gli input agronomici, con un risparmio complessivo netto pari a 400 euro per ettaro. A stimolare la digitalizzazione del primario sono diversi fattori quali l’esigenza di migliorare la capacità previsionale (41%), la necessità di migliorare le attività di controllo e gestione dell’azienda (38%), il bisogno di migliorare la pianificazione del lavoro sul campo (32%).

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