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Agricoltura 4.0, nel 2023 il mercato segna +19%

Presentato a Brescia il rapporto dell’Osservatorio Smart Agrifood sulla digitalizzazione dell’economia agricola italiana. Lo scorso anno sono aumentati gli investimenti in software e piattaforme digitali, ma la riduzione degli incentivi statali ha frenato gli acquisti

di Giovanni M. Losavio
marzo - aprile 2024 | Back

Cresce ancora il mercato delle tecnologie 4.0 per l’agricoltura. Nel 2023 il settore delle soluzioni high tech per il primario – dai software ai sensori, dalle centraline intelligenti ai sistemi di guida automatica, sino ai robot autonomi – raggiunge i 2.5 miliardi di euro in valore e segna +19% rispetto al 2022. È quanto emerge da una ricerca dall'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, presentata in occasione del convegno intitolato “Smart Agrifood: il dato è tratto! Ora la sfida è la maturità digitale”, che si è svolto lo scorso 15 marzo proprio nella città lombarda. La fetta più consistente del mercato 4.0 è ancora appannaggio dei macchinari connessi e dei sistemi di monitoraggio e controllo, tuttavia – è stato sottolineato nel corso del convegno – si sta assistendo ad un calo di queste due voci, che perdono terreno a favore degli investimenti in software, con particolare riferimento ai sistemi gestionali, alle piattaforme di integrazione dati e alle tecnologie di mappatura. Secondo l’Osservatorio, tale fenomeno è riconducibile anche alla riduzione degli incentivi statali che ha determinato una riconfigurazione della domanda di tecnologie 4.0. «Lo scorso anno abbiamo assistito ad una forte crescita del mercato mentre l’incremento della superficie coltivata con tecnologie digitali e delle aziende che applicano concretamente almeno una tecnologia non è stato altrettanto consistente. Chi storicamente ha già investito nel digitale per l’agrifood – ha affermato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio – raggiunge risultati positivi e quindi prosegue ad investire in maniera ancora più intensa, ma nuove aziende faticano a fare il primo passo». Oggi un numero assai consistente di aziende agricole, il 72%, la maggioranza di quelle attive in Italia, utilizza il 4.0 per la propria attività, ma la propensione ad investire in questo settore è più elevata presso quelle imprese che negli anni passati hanno già iniziato un processo di digitalizzazione. La mancanza di competenze adeguate – è stato spiegato nel corso dell’incontro – è uno dei fattori che possono ostacolare tale processo. «Per garantire la diffusione capillare delle soluzioni digitali sarà sempre più importante lavorare sulle competenze. Serviranno, soprattutto in ambito agricolo, più conoscenze tecniche legate alle nuove tecnologie digitali, ma – ha aggiunto Bacchetti – anche nuove figure professionali, che sappiano avvicinare la domanda delle aziende e i provider tecnologici, comprendendo fabbisogni, problematiche e obiettivi delle aziende del settore, guidandole nella digitalizzazione». Sotto un altro punto di vista, la diffusione dell’agricoltura digitale può essere incentivata dai cambiamenti climatici. Le tecnologie di ultima generazione consentono infatti di raggiungere quegli obiettivi di sostenibilità, efficienza e competitività che oggi più che mai risultano fondamenti per le economie agricole di tutto il mondo. «Le soluzioni di irrigazione di precisione possono consentire di stimare meglio le esigenze irrigue delle colture aumentando le rese, come si è verificato in un caso in Portogallo dove – ha concluso la direttrice di Smart Agrifood Chiara Cobo – le rese del mais sono aumentate quasi del 30%. Invece, l’utilizzo dei DSS può consentire di impiegare in maniera più razionale gli input tecnici: in un’applicazione in vigneto in Italia, ad esempio, il risparmio di agrofarmaci è stato del 35% circa».

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